Dall’iniziale apprezzamento, ora Giorgio Napolitano si trova di fronte un muro di distinguo e frenate. Oggi inizia il lavoro dei dieci saggi che il presidente della Repubblica ha incaricato di formulare proposte programmatiche di carattere istituzionale ed economico-sociale attraverso le quali costruire le convergenze necessarie a formare un nuovo governo. Ma a 48 ore dalla decisione ler eazioni delle forze politiche sono fredde quando non ostili. Il capo dello Stato convoca comunque i "saggi" per stamattina al Quirinale (quello economico-sociale alle 11, quello sui temi istituzionali alle ore 12), mentre il suo portavoce risponde alle critiche via Twitter. E dal Colle emerge che «risulteranno evidenti sia il carattere assolutamente informale e il fine puramente ricognitivo dell’iniziativa assunta dal Presidente della Repubblica sia i limiti temporali, d’altronde ovvi, dell’attività dei due gruppi». Una replica alle perplessità espresse da piùparti. Le riunioni stesse - precisa la presidenza della Repubblica - «offriranno anche l’occasione per ogni ulteriore chiarimento opportuno, di fronte a commenti nei quali ai più larghi apprezzamenti si sono accompagnati non solo legittimi dubbi e scetticismi ma anche timori e sospetti artificiosi e del tutto infondati». Pd e Pdl, con sfumature diverse, esprimono più di un dubbio, accomunati da una riflessione di fondo: la scelta di Napolitano non è risolutiva dello stallo politico. La linea del partito di Berlusconi è chiarissima: si formi al più presto un nuovo governo o si torni alle urne. Che il Cavaliere stia spingendo per la seconda ipotesi è abbastanza evidente dalla nota che il segretario Angelino Alfano diffonde poco dopo quella del Quirinale: «Riteniamo opportuno che il presidente Napolitano riprenda le consultazioni con le forze politiche, e che le stesse forze politiche riprendano a parlarsi. La casa brucia e non sarebbero comprensibili altri rinvii e dilazioni. I saggifacciano presto e riferiscano al Quirinale quanto prima. Il nodo politico resta irrisolto. Per noi l’alternativa è chiarissima: o c’è un’intesa politica piena che conduca a un governo di larga coalizione centrato sulle necessarie riduzioni fiscali e sul rilancio dell’economia, o altrimenti è indispensabile andare subito al voto senza che sia resa impraticabile la finestra elettorale di giugno. Noi siamo assolutamente pronti anche a questa seconda ipotesi». Un ragionamento che Alfano svolge partendo dalla premessa che «le intenzioni del Capo dello Stato sono certamente lodevoli, ma esiste il rischio che il Pd, dopo aver già fatto perdere al Paese un mese di tempo per l’ostinazione di Pierluigi Bersani, voglia trasformare questa iniziativa in un escamotage per rinviare ogni vera decisione alle calende greche». Anche i democratici si smarcano dall’iniziativa di Napolitano, attraverso Dario Franceschini, sottolineando che l’iniziativa è tutta del presidente della Repubblica, che il Pdnon ne sapeva niente e, soprattutto, certe decisioni per il Paese vanno trovate in Parlamento, non nel lavoro dei saggi. E poi c’è il Movimento 5 Stelle, già passato da giudizi negativi e poi positivi; ora sono negativi a metà. Grillo, infatti, rivendica, nella scelta del presidente della Repubblica, la bontà di quanto il movimento affermava da tempo, ovvero che l’Italia un governo ce l’ha e bisogna solo lavorare in Parlamento sulle cose importanti. Ma per il M5S il nodo irrisolto è proprio quello di un Parlamento che non ha ancora le sue commissioni funzionanti, a fronte dei due gruppi di saggi indicati da Napolitano, che il leader del M5S liquida secondo suo stile: «Badanti della democrazia». A sostenere Napolitano con convinzione, insomma, resta solo Scelta civica e non potrebbe essere diversamente dopo l’"endorsement" a favore del governo Monti. «Il solo giudizio che conta sull’operazione del presidente lo daranno i mercati. Il resto sono chiacchiere, anche perché nellaattuale situazione non era possibile un esecutivo migliore di quello in carica, sia pure per l’ordinaria amministrazione» afferma in una nota Giuliano Cazzola di Scelta Civica.«Per fortuna - aggiunge - ci siamo risparmiati il governo Bersani, la cui composizione sarebbe stata pensata apposta per creare casi di coscienza nei senatori grillini, quindi, quanto di peggio ci si potesse immaginare».
|