194, difesa in fotofinish
 







di Eleonora Martini




Alle tante donne scese in piazza giovedì, Livia Turco ha voluto probabilmente dare ieri un segnale un po’ più concreto della sua assoluta convinzione che la legge varata nel lontano 1978 per combattere l’aborto clandestino è ancora oggi ottima e lungimirante. E va difesa ad ogni costo. Per dimostrarlo ha giocato le sue ultime carte da ministro della Salute dando un colpo di acceleratore all’Intesa Stato-Regioni - dovrà essere siglata entro il 6 marzo prossimo - con la quale si intende migliorare e rendere omogeneo in tutto il territorio italiano l’applicazione della 194 in ogni sua parte. Non si tratta di linee-guida, visto che la legge non le prevede, ma «indirizzi vincolanti per le Regioni», sempre che vengano ratificate nella forma attuale. Al contrario invece le linee-guida sulla fecondazione artificiale previste dalla legge 40 e da rinnovare «almeno ogni tre anni» sono pronte e Livia Turco ha annunciato che lunedì le trasmetterà al Consigliosuperiore di Sanità.
Una delle novità principali dell’Intesa, così come proposta dalla ministra, prevede che la cosiddetta «pillola del giorno dopo» debba poter essere prescritta non soltanto nei consultori ma anche nei Pronto soccorso e dalla guardia medica. Sembrerebbe scontato che la «contraccezione d’emergenza» possa essere disponibile in tutte le strutture aperte 24 ore su 24, eppure non è così. Perché quasi sempre i medici obiettori all’Ivg trattano il farmaco come fosse un abortivo, rifiutandosi di prescriverlo. Per avere una misura del fenomeno, si noti che nel 2005 risulta aver opposto obiezione di coscienza il 58.7% dei ginecologi italiani, il 45.7% degli anestesisti, ed il 38.6% del personale non medico. In particolare i ginecologi obiettori sono il 63,1% del totale al Nord, il 70,3% nell’Italia centrale, il 50% nel Meridione e il 43,8% nelle isole.
Non potendo diminuire ovviamente queste percentuali, l’Intesa da siglare nella Conferenza Stato-Regioni si limita soloa stabilire che ci sia almeno un medico non obiettore ogni Distretto sanitario, cioè ogni 60 mila abitanti, in modo da distribuire uniformemente il servizio sul territorio e garantire l’applicazione della legge 194.
Per il resto il patto vincolante con le Regioni punta molto alla prevenzione dell’interruzione volontaria di gravidanza. In primo luogo aumentando il numero dei consultori familiari presenti sul territorio e potenziandone il personale. Inoltre chiede che vengano garantiti orari adeguati e spazi dedicati agli adolescenti. Per loro e per le donne immigrate, le fasce maggiormente a rischio - e comunque per i gruppi sociali meno abbienti - l’Intesa prevede un miglioramento dell’informazione contraccettiva a partire soprattutto dalle scuole, e la distribuzione gratuita nei consultori di farmaci anticoncezionali. Infine ricorda che va assicurato l’anonimato del parto, per ridurre il rischio di abbandono dei neonati o di infanticidio. Il documento messo a punto dai tecnici delministero della salute però si prefigge anche di offrire i migliori servizi di diagnosi prenatale in modo da evitare il ricorso tardivo all’aborto terapeutico.
Ma Livia Turco ieri ha anche usato molti argomenti dialettici per difendere la sua posizione e, partecipando ad una video-chat organizzata sul sito dell’Unità e moderata dal direttore del quotidiano Antonio Padellaro, ha detto chiaro e tondo almeno due cose: che i temi etici non vanno espunti dalla campagna elettorale, come sostiene invece Walter Veltroni, e che la Chiesa «oggi è poco amorevole verso la vita di tutti i giorni delle persone». Da credente quale è, ritiene infatti che l’inclinazione delle gerarchie cattoliche a proporre «un corpo compatto di temi rispetto al quale è difficile esercitare mediazione», «non sia molto produttiva» per la stessa comunità cattolica. Perché non fa altro che aumentare la distanza dalla vita reale delle persone.
Non una rivoluzione, insomma, quella proposta ieri dalla ministrauscente della sanità. Eppure sufficiente a far scattare la reazione dell’Udc e di An, di nuovo come un sol uomo contro «l’inaccettabile blitz di Livia Turco».de Il Manifesto









   
 



 
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