Dieci saggi in cerca d’autore
 











In Italia continua il teatrino della politica “fuori“ dalla Costituzione. Da martedì 2 aprile si sono riunite le commissioni formate dai 10 saggi nominati dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Il presidente va contro le madri e i padri fondatori della Costituzione Italiana. Il Parlamento uscito dalle elezioni del 25 febbraio viene depauperato del suo potere legislativo, la Vox Populi viene azzittita e si assiste ad un vero golpe bianco. Per 20 anni i quattro governi Berlusconi avevano tolto potere allo stesso Parlamento: il potere legislativo rimaneva spesso nelle mani del Consiglio dei ministri attraverso i decreti legge. Poi ha completato l’opera, con un vero e proprio record, il governo Monti.
Ormai nelle istituzioni è iniziata una vera e propria rivoluzione bianca dove Pd, Pdl, supportati da Scelta Civica di Monti, fingono il malcontento di fronte alla scelta di Napolitano. In realtà i dieci saggi rappresentano la continuità nonsolo del governo Monti dimissionario e dimissionato ma anche della vecchia politica facendosi garanti del vecchio sistema politico della casta e dei poteri forti come le banche e la finanza. I risultati delle elezioni politiche 2013 avevano evidenziato la sconfitta delle politiche del governo Monti, la sconfitta del Pdl e la semi-vittoria del Pd. Tutto questo a vantaggio della nuova forza politica del M5S, e quindi dei cittadini che col voto a Grillo avevano “ gridato “ la voglia del cambiamento nella politica italiana, la voglia di spazzare via, il famoso Tsunami-tour di Grillo, i vecchi partiti politici. Durante le consultazioni per la nascita di un probabile governo Bersani, il M5S non sì è reso disponibile a nessun tipo di accordo al massimo avrebbe indicato il nome di un “suo“ presidente del consiglio, ma era il Colle doverlo richiedere. Bersani si è infine arreso ed ha rimesso il mandato, dopo inutili consultazioni urbi et orbi, a Napolitano.
Le due commissioni dei dieci saggiricordano molto la fallimentare bi-camerale del governo D’Alema supportata da Berlusconi. Era il 1997 e già si parlava di alleanza fra Forza Italia e Ulivo (e Pds). Questi 10 tecnocrati, basta leggere i nomi e la loro provenienza politica, sono il vero inciucio, il compromesso della vecchia politica e dei vecchi partiti. Con un antenato illustre. Era il 1973 e nasceva il Compromesso storico fra il Pci e la Dc, era il periodo dei movimenti extra-parlamentari, della strategia della tensione, dei movimenti studenteschi, era il periodo dell’austerità richiesta da Berlinguer. Quel compromesso storico nasceva soprattutto per salvaguardare il Paese dal terrorismo delle Brigate Rosse, dalla feroce strategia degli opposti estremismi e per far uscire il paese dalla crisi economica degli anni 65-75. Questo compromesso mascherava, con l’idea di riformismo e le nuove proposte, il mantenimento della vecchia classe dirigente politica ed economico-finanziaria. Per 20 anni gli attuali Pd e Pdl hannofatto credere al popolo italiano di essere opposizione e governo o viceversa per fare esclusivamente gli interessi della gente, dei cittadini italiani, in realtà hanno continuato a mantenere alti gli interessi e i privilegi per i pochi: banche, sanità e scuola private, grande impresa, alta finanza, evasori fiscali. In 20 anni di governi Pd e Pdl non sono mai state fatte leggi a favore della civiltà, della cultura, della moralità etica e della laicità. Si sono visti decreti legge trasformati in leggi ad personam e “leggine“ fatte di condoni e amnistie. In 20 anni di Pd e Pdl la Costituzione è stata maltrattata, derisa, manipolata e trasformata in Carta dei diritti dei pochi privilegiati.
Le stesse persone che dovrebbero essere rappresentate dal Capo dello Stato garante della Costituzione vengono azzittite in difesa di vecchi poteri oligarchici e burocratici. In Italia continua la commedia dell’ “artefatto“ dove i dieci saggi in cerca d’autore vengono proposti come un rinnovamentotemporaneo per fare “ respirare “ le istituzioni. Le proposte che faranno in Parlamento nel nome della democrazia rappresentativa in realtà non è che una “maschera“ tecnocratica in vero stile zarista. Con i colletti bianchi. Leonardo Stevanin









   
 



 
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