Strette strette - non solo perché lo spazio è poco - generazioni di donne si abbracciano e si parlano: «Siamo tornate indietro, non dare mai per scontati i tuoi diritti», spiega una nonna, capelli bianchi e corti, occhiali che nascondono occhi azzurri e basco fucsia rigorosamente all’uncinetto. La nipote ha i dread, un paltò lungo e la sciarpa fucsia sempre all’uncinetto: «Lo so, ricominceremo daccapo, ma spero che non ce ne sia bisogno». L incrocio che si riempie, tra piazza Vanvitelli e via Scarlatti, cresce con il passare dei minuti e a Napoli Silvana S., la 39enne di Arzano divenuta simbolo di un attacco al corpo e alla libertà delle donne, è meno sola. In tante perché «dobbiamo essere libere di scegliere - urla una ragazza dell’Udi Campania dal megafono - non sarà Ferrara, non sarà il Vaticano a riportarci al medioevo. La 194 non si tocca». Le organizzatrici hanno chiamato a raccolta le donne subito dopo il blitz al secondo Policlinico, lunedì scorso, quandodue pattuglie sono piombate in ostetricia per smascherare un aborto illegale. «Dopo aver messo sottosopra un reparto - racconta una ragazza con copia del manifesto in mano - nonostante fosse tutto in regola, dopo aver torchiato una donna debole e in difficoltà, le hanno anche sequestrato il feto. Questa è tortura». A tre giorni dai fatti la protesta è montata e questa piazza del Vomero, scelta a caldo, si è «rimpicciolita». «E’ stato un abuso»; «Mi sentirò sicura quando potrò scegliere»; «Ferrara, talebano italiano»: in centinaia arrivano dai quattro angoli e riempiono l’arena, donne con i loro bambini, la loro professionalità, esperienza, maternità, capacità, con cartelli o volantini, in silenzio o scandendo slogan. Animano un sit-in che è solo l’inizio perché a quanto pare sarà una lunga battaglia: «A Napoli è stata una "prova" - spiega Lucia, due figli, un lavoro e un impegno politico - per vedere se in un paese addormentato si può iniziare a sottometterci con un sopruso. Ma larisposta c’è in questa e nelle altre manifestazioni». Si inizia da qui a riconquistare spazi. E le signore sono state chiare, non è uno spot elettorale, non c’è un palco per parlamentari e senatrici: «Se i partiti vogliono venire non rivendichino alcuna parola, perché la responsabilità di ciò che è accaduto al policlinico è loro - aveva avvertito nel pomeriggio Stefania Cantatore, portavoce dell’Udi - Non hanno ascoltato le donne che in questi anni hanno costantemente denunciato l’attacco che stava montando contro la 194». Le «politiche» hanno recepito e si sono presentate «in borghese» per affrontare l’affondo ai loro diritti. Nessun attrito o polemica come accaduto lo scorso novembre a Roma durante la manifestazione contro la violenza, quando le ministre Pollastrini, Melandri e Turco erano state contestate, a Napoli tutte si sono riconosciute in quanto donne. Le senatrici arcobaleno, Maria Luisa Boccia, Olimpia Vano, Erminia Emprin, «scortate» dalla storica compagna Menapace,Lidia per le amiche, si sono mischiate tra la folla. «Certo che l’aborto è argomento di campagna elettorale - dicono - è ipocrita affermare altrimenti, noi diciamo che solo la Sinistra è una garanzia per le donne». Anche il sottosegretario Serena Acciarini porta un distintivo arcobaleno: «Sono qui per esprimere solidarietà a questa donna, ma voglio ricordare che l’attacco alla 194 è sotto gli occhi di tutti ed è iniziato con l’approvazione della legge 40 che tutela l’embrione e non la madre». Tante anche le amministratrici locali che hanno risposto alla «chiamata», da Angela Cortese, assessore provinciale alle Pari opportunità, a Dolores Madaro, la pasionaria del Pdci, assessore alla memoria del comune, che battagliera afferma: «Si sta imboccando una strada pericolosa, ma come si dice se il gioco si fa duro, ...». Gli uomini (anche politici) ci sono, solidarizzano, accompagnano, sorridono, ma sanno di non essere i protagonisti. La manifestazione è anche l’occasione per denunciare ilritardo nell’applicazione della 194 in regione. Inadempienze che lasciano spazio a situazioni a rischio come quella del Nuovo Policlinico: «In Campania - dice Cantatore - manca un centro unico di prenotazione, non viene sperimentata come previsto la Ru486 e non ci sono, nel comune di Napoli, case di accoglienza per le donne maltrattate. Queste sono gravi inadempienze dell’assessore regionale alla sanità Angelo Montemarano». Le fa eco Rosetta Papa, ginecologa, responsabile di uno dei consultori più grandi, quello dell’Asl Na1 che denuncia mancanza di risorse e personale: «Temo che quando noi andremo in pensione nessuno ci sostituirà». Le donne fanno un simbolico giro della piazza, quindi ripiegano gli striscioni, dei collettivi, della Cgil, dell’associazione Luca Coscioni. Abbracci e strette di mano con un arrivederci: tra sette giorni a piazza del Gesù, per un’assemblea permanente. In vista di un otto marzo di lotta.de Il manifesto
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