Artico: l’Islanda apre le porte alla Cina
 











L’Islanda potrebbe diventare per la Cina la testa di ponte per lo sfruttamento economico e il controllo dell’Artico. Lunedì scorso l’isola dell’Europa settentrionale è diventata il primo Paese europeo a firmare un accordo di libero scambio con la Cina, dopo sei anni di negoziati. Una dichiarazione congiunta ha preso atto che le due parti vogliono “migliorare il loro scambio e la cooperazione pratica in Artico” e “approfondire ulteriormente la loro cooperazione reciprocamente vantaggiosa nei settori del commercio e degli investimenti”.
L’intesa eliminerà la maggior parte delle tariffe sulle merci. Gli esperti dicono che la Cina è interessata a mettere piede nel territorio del nord e spera di diventare un osservatore permanente in seno al Consiglio artico – composto finora da otto nazioni – entro il prossimo mese. Il colosso asiatico ha avuto il coraggio di definirsi come “nazione vicina all’Artico”, anche se il suo punto geografico più vicino allaregione coperta dal ghiaccio – oramai in via di scioglimento a causa del surriscaldamento globale – dista circa 1.600 chilometri. La progressiva scomparsa delle calotte di ghiaccio sta aprendo nuove rotte commerciali che potrebbero garantire il risparmio di un terzo del tempo nel trasporto di merce tra Shangai e Amburgo.
Il ministro degli Esteri islandese da parte sua ha dichiarato al Wall Street Journal che le due nazioni sono in trattative per esplorare le vaste riserve di petrolio celate sotto le acque costiere del Nord-Est. Da tempo la Cina dedica molto interesse all’Islanda, un Paese con una popolazione 5.000 volte inferiore a quella della Repubblica Popolare, nel tentativo di rafforzare sempre più la sua influenza sul Mar Glaciale Artico. Il primo ministro islandese Johanna Sigurdardottir (nella foto) in visita lunedì scorso a Pechino ha incontrato il premier cinese Li Keqiang dopo aver ispezionato la guardia d’onore nel corso di una cerimonia di benvenuto all’esterno dellaGrande Sala del Popolo della capitale cinese. Ma perché la Cina è così interessata all’Islanda? Forse perché l’isola è così vicina all’Artico, una delle regioni più importanti dal punto di vista energetico e commerciale del futuro prossimo. Da parte loro i funzionari cinesi sono piuttosto evasivi.
Alla domanda riguardante l’ambasciata di Pechino a Reykjavik – un blocco massiccio di granito che ospita più personale di quelli che operano in tutto il ministero degli Esteri islandese – la Cina avrebbe dichiarato di aver inviato soltanto “il numero necessario e doveroso di diplomatici” per favorire i rapporti bilaterali. In realtà, dichiarano gli esperti cinesi dell’Artico e gli osservatori stranieri, che l’attenzione che Pechino sta volgendo a uno Stato così piccolo come l’Islanda fa parte di una strategia cinese finalizzata ad aumentare la sua influenza nella regione artica che segue una nuova visione globale di natura geostrategica della Repubblica Popolare. “La Cina si propone comeuna potenza del XXI° secolo e vuole sedersi a tavola”, ha precisato Malte Humpert, fondatore dell’Arctic Institute, un think-tank legato all’impero a stelle e strisce. “Loro stanno osservando in caso di rischio ... di sviluppare la loro posizione geo-strategica”. Del resto è quello che stanno facendo anche le élite dominanti del mondo anglo-statunitense per mantenere il controllo su aree importanti sul piano energetico e commerciale.
Nel frattempo Pechino ha inviato lo scorso anno un suo rompighiaccio, denominato “Dragone della neve”, per il suo primo viaggio transpolare. Dietro a tutto questo naturalmente si cela il cambiamento climatico in corso e in via di estrema accelerazione soprattutto nei mesi estivi. Per questo risorse come le terre rare e minerali quali il ferro, o idrocarburi come il petrolio e il gas stanno per diventare più accessibili. Allo stesso tempo, una rotta verso il Mare del Nord si sta aprendo ed in grado di far risparmiare il 30 per cento delle spese dispedizione dalla Cina all’Europa.
Soltanto 46 imbarcazioni, tra cui il “Dragone della neve”, ha fatto il passaggio trans-artico lo scorso anno, accompagnato dai rompighiaccio russi. Ma entro la metà di questo secolo, alcuni esperti prevedono che le navi con uno scafo in grado di perforare il ghiaccio saranno in grado di attraversare il Polo Nord per diversi mesi nel corso dell’anno. Un successo per Pechino che potrebbe così evitare la dipendenza dallo Stretto di Malacca dove passa l’80 per cento del suo approvvigionamento e dove gli Usa e i suoi alleati sono pronti a intervenire per rallentare o bloccare il passaggio delle navi dirette in Cina per utilizzare il combustibile utile all’economia energivora della Repubblica Popolare. Andrea Perrone









   
 



 
28-03-2016 - Cuba, Fidel a Obama: "Non abbiamo bisogno di regali dall’impero"
09-07-2015 - TPP-TTIP-TISA
12-02-2015 - L’erba contro i narcos
16-12-2014 - Pakistan: attacco talebani fa strage di bambini in una scuola, 120 morti
11-12-2014 - Medio Oriente, scontri tra agenti israeliani e palestinesi a Hebron dopo morte Abu Ein
10-12-2014 - Giappone, il Sol Levante è tramontato Racconto di un paese di fronte alla crisi
05-12-2014 - Palestina, viaggio tra i protagonisti della Terza Intifada
27-11-2014 - Messico: il massacro degli studenti e la geopolitica del silenzio
17-11-2014 - Giappone, il Pil crolla contro ogni previsione: recessione tecnica, Abe verso le elezioni
16-11-2014 - Così abbiamo perso la guerra al terrorismo,mai tante vittime nel mondo come nel 2013
15-10-2014 - Il mondo? E’ ancora diviso da troppi muri
13-10-2014 - Così cambia la mappa della cooperazione
01-09-2014 - Ucraina, l’Europa ha paura. Nato: “Pronto piano di intervento contro minacce da est”
31-08-2014 - Ucraina, Putin: “Negoziati per creare uno Stato nel sud est del Paese”
27-08-2014 - L’Argentina caccia la Bank of New York

Privacy e Cookies