Soffre di problemi psichici, scompare dalla clinica
 











Da più di una settimana non si hanno più notizie di Tindaro Bisazza. È scomparso da un centro riabilitativo di Castanea, a Villafranca Tirrena, in provincia di Messina. Una scomparsa che ripone al centro il problema delle persone con un disagio di natura psichica troppo spesso non seguito come si dovrebbe lasciando le loro famiglie da sole nel gestire situazioni molto delicate e difficili.
CURE URGENTI - Tindaro ha 45 anni: al momento della scomparsa indossava i pantaloni di una tuta verde, una maglia blu o comunque scura e scarpe da ginnastica nera. Di corporatura esile, ha un tatuaggio di un cavallo alato sul braccio sinistro. Ha i baffi ed il pizzetto. Gran parte della sua esistenza l’ha trascorsa all’interno di centri di cura dedicati a persone con problemi psichici. La sorella Agata è molto preoccupata per la sua sorte: «Non era mai accaduto fin qui che mio fratello scomparisse così senza lasciare alcuna traccia. Si era allontanato anchealtre volte ma non in modo allarmante. Se ne è andato dalla struttura dove si trovava alle 4 del mattino dell’8 aprile. Dagli inquirenti non arriva nessuna novità, sono davvero in apprensione per le sue sorti. Non ce la faccio più a sopportare questa attesa sempre uguale. Rispetto alle foto è dimagrito parecchio».
La struttura dalla quale è sparito Tindaro si trova in posizione collinare. Dove può essere andato? Tutti quelli che lo hanno conosciuto parlano di una persona amica e che si fa ben volere. Dunque nonostante i suoi problemi se qualcuno lo dovesse incontrare la prima cosa da fare è non impaurirlo e rivolgersi alle forze dell’ordine in modo che possano ricongiungerlo con i suoi cari. Anche perché ha bisogno di cure urgenti.
PETIZIONE - Già prima della scomparsa la sorella Agata aveva lanciato una petizione on line per evidenziare tutte le lacune della legge Basaglia sull’interdizione per i malati psichici. «Vorrei che che si considerasse la possibilità di inserire ilmalato in una struttura anche contro la sua volontà e dietro parere motivato dello specialista, tenuto conto dei ripetuti trattamenti sanitari obbligatori subiti e delle esperienze pregresse nelle comunità terapeutiche assistite. A testimonianza di una malattia mentale cronica. È assurdo pensare che il malato mentale accetti di sua volontà l’inserimento in una struttura riabilitativa, lui sta bene, non si rende conto che ha bisogno di essere protetto e seguito da personale specializzato 24 ore su 24. Nella fase di scompenso rifiuta anche le cure ed è ingestibile. I familiari per evitare il peggio sono costretti a chiedere l’interdizione. Terminata la fase ospedaliera, che di norma dura una settimana e che molto spesso è insufficiente per curare il paziente, se il malato non è ancora in fase di compensazione dovrebbe essere previsto per legge un periodo di recupero in una struttura terapeutica residenziale o in una comunità terapeutica o in una struttura riabilitativa, in modo che ilpaziente possa recuperare pienamente e possa essere dimesso in condizioni tali da non poter rappresentare un pericolo nè per se stesso nè per gli altri. Si tratta di pazienti che devono essere curati con amore perché sono persone che soffrono». Fabio Frabetti,espresso









   
 



 
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