Finis Europae
 











L’accademico e politologo americano, Zbigniew Brzezinski, ha proposto alle democrazie occidentali la creazione di un blocco commerciale transatlantico per controbilanciare il potere economico-finanziario e politico-militare del gigante asiatico cinese. Ma è solo per questo che lo studioso statunitense invoca l’accordo commerciale almeno per ora tra Usa ed Europa?
L’85enne, membro effettivo della Commissione Trilaterale e professore di politica estera alla School of Advanced International Studies della Università Johns Hopkins di Washington, in passato ha svolto il ruolo di Consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti sotto la presidenza del democratico Jimmy Carter (1977-1981), ha tenuto una relazione alla conferenza Globsec (Global Security Forum) di Bratislava dinanzi a un pubblico di importanti uomini della politica e della finanza dell’Europa centrale. Il Forum è stato aperto dai ministri degli Esteri della Repubblica diSlovacchia, di quella polacca, della Repubblica Ceca e di Ungheria. Ad un certo punto il vertice ha  ricordato di aver bevuto una birra nella capitale slovacca con il politico ceco Vaclav Havel poco dopo la caduta della Cortina di ferro e di avere assistito ad “una sorta di sentimento esuberante” sul futuro dell’Europa e dell’emergere degli Stati Uniti come “superpotenza benigna”. Ma ad un certo  punto ha preferito non commentare il fatto che l’Europa non è riuscita a mantenere la sua promessa, mentre gli Stati Uniti si sono indeboliti invadendo l’Iraq. Forse avrebbero fatto bene a starsene a casa tutti quei soldati Usa e mercenari al soldo dell’impero a stelle e strisce, a cui si aggiungono le inutili spese per aerei da combattimento, carri armati e armi tecnologicamente avanzate impiegate per stanare e uccidere i fedelissimi del rais Saddam Hussein e il loro leader. Ma questo punto non sembra interessare Brzezinski né colpirlo particolarmente. Per cui ha preferitoproseguire nel suo monologo, sottolineando che“il principale problema dell’Europa è che oggi l’Unione europea è una Europa più di banche che di persone, più di convenienza commerciale che di impegno emotivo dei popoli europei”. L’ex Consigliere di Jimmy Carter ha criticato persino il Regno Unito per aver messo gli interessi della City al di sopra di tutto. Brzezinski ha osservato che alcuni Paesi orientali trattano l’Ue come un “salvadanaio” di sovvenzioni, mentre le “compiacenti” e “auto-indulgenti” priorità dei Paesi del Sud è quello di ottenere salvataggi dal nord Europa. “Nell’Europa occidentale di oggi, vi è una carenza di immaginazione storica e di ambizione globale. Non c’è un Churchill, nessun De Gaulle, e nemmeno Adenauer. Il discorso politico attuale è dominato da prospettive strette”, ha osservato, riferendosi ai giganti della politica del secondo dopoguerra dell’Europa. “La mancanza di ambizione globale dell’Europa è causata da un’eccessiva dipendenza dall’America [comefornitore di sicurezza] e rende il pubblico americano più scettico verso l’Europa”, ha aggiunto. Da parte degli Stati Uniti, ha osservato che i 3.000 miliardi di dollari investiti nella guerra in Iraq stanno ancora facendo zoppicare l’economia Usa e persino l’autorità dell’impero a stelle e strisce è stata delegittimata. “Basti pensare al recente voto delle Nazioni Unite sullo status della Palestina ... Gli americani hanno organizzato uno sforzo diplomatico tale da coinvolgere tutto il mondo per evitare che questo potesse accadere e degli oltre 190 Paesi ha guadagnato soltanto sette sostenitori”, ha tuonato Brzezinski. Ma l’ex diplomatico Usa forse farebbe bene chiedersi per quale motivo l’allora presidente Usa George W. Bush e i suoi sodali neo-cons hanno voluto a tutti i costi invadere l’Iraq con il pretesto che Bagdad possedeva delle armi di distruzione di massa rivelatosi poi un falso clamoroso negli anni successivi. In più Washington continua infischiandosene di tutto e di tutti asostenere Israele contro i palestinesi.
Tuttavia nel contesto di un crescente sviluppo e potenziamento economico-militare della Cina, ha precisato il fedele sodale del presidente Carter, che la creazione di una zona di libero scambio Ue-Usa potrebbe rilanciare le relazioni transatlantiche e creare un nuovo equilibrio geopolitico. Progetto questo già avanzato e in via di realizzazione da parte delle forze di centro-destra europee rappresentate dal Ppe (Partito popolare europeo). “C’è un enorme promessa in quel progetto”, ha commentato. Ma i conti non tornano. Brzezinski sembra voler utilizzare l’alleanza Usa-Ue per annullare la crescita esponenziale di un’altra potenza che preoccupa gli Usa ma rappresenta un problema globale e da fermare con una politica estera nella regione Asia-Pacifico. In realtà a disturbare le notti dell’ex statista legato al democratico Carter è soprattutto il ruolo futuro della Russia che preoccupa gli Stati Uniti nel caso di un’alleanza – frutto di unaframmentazione dell’Unione europea – dei Paesi dell’Europa meridionale e centro-orientale con la Federazione. Una alternativa che preoccupa non poco i signori dell’impero a stelle e strisce. “Si possono creare ulteriori legami transatlantici ... Si può plasmare un nuovo equilibrio tra la regioni atlantiche e oceaniche del Pacifico e allo stesso tempo generare in Occidente una nuova vitalità, una maggiore sicurezza e una maggiore coesione”, ha aggiunto, facendo di tutto per perorare la sua causa.
Dal canto suo il presidente estone Toomas Ilves, parlando allo stesso vertice, ha condiviso le preoccupazioni di Brzezinski. Del resto come avrebbe potuto. Il vero avversario di Washington sul continente eurasiatico resta la Russia che dal 2000 è riuscita a riprendere il controllo della propria sovranità nazionale e delle sue imprese energetiche. “Se gli Stati Uniti stanno diventando sempre meno interessati in Europa [nel fornire sicurezza] ... ciò significa che dobbiamo schiaffeggiare inostri volti, affinché si sveglino e dire “Che cosa dobbiamo fare? C’è ancora un mondo hobbesiano là fuori”, ha detto riferendosi al filosofo britannico del XVII° secolo Thomas Hobbes e la sua visione del mondo secondo cui homo homini lupus. Il commissario Ue per gli Affari amministrativi, Maros Sefcovic, ha avanzato anche una grande speranza nel potenziale accordo commerciale Ue-Usa. Sefcovic ha osservato che avrebbe dato alle due parti un vantaggio economico in termini di controllo di fatto degli standard industriali globali. “Se gli americani e gli europei concordano sul fatto che questo è lo standard [per un determinato prodotto] allora quello diventa automaticamente lo standard mondiale”, ha chiarito.
A questo punto ha esortato i Paesi dell’Ue ad adottare una serie di negoziati prima di luglio e ha detto che le parti del patto potrebbe essere avviate,  prima della metà del 2014. Guardando in direzione della situazione interna dell’Unione, gli hanno fatto eco lepreoccupazioni che le istituzioni europee, i governi nazionali e i media russi non posseggano una volontà politica comune per raggiungere lo scopo. Successivamente il celebre studioso rilevando che la Commissione europea sarà in futuro in grado di porre il veto ai bilanci nazionali degli Stati membri sotto le cosiddette leggi europee semestrali, ha dichiarato: “La Commissione, nella sua storia non ha mai avuto così tanto potere quanto non ne ha ora”. Ma subito dopo si è chiesto che cosa potrebbe accadere qualora Bruxelles cercasse di esercitare i suoi nuovi strumenti. “Nel mese di settembre o di ottobre, la Commissione invierà delle lettere all’Estonia o alla Francia sottolineando la necessità: ‘Mostrateci i vostri budget. Vogliamo vederli prima, per vedere se sono sostenibili’. Poi dovremo avere una conversazione su come combinare questa profonda integrazione attraverso lo scrutinio democratico”, ha dichiarato. Sembrerebbe la solita ingerenza statunitense nelle questioni altrui,ovvero di governi nazionali, che però nasconde sicuramente ben altro. La volontà, come sempre avviene ormai da decenni, di mantenere il controllo dell’Europa-colonia ed evitare che qualora si frantumi l’Unione europea non sia dannosa per gli interessi di dominio eurasiatico dell’impero a stelle e strisce. Nella mente di Brzezinski è infatti balenato il timore che l’Ue si sgretoli in tre parti: una settentrionale sotto l’egida della Gran Bretagna, un’altra continentale controllata dalla Germania e una meridionale costituita da Spagna, Grecia, Cipro, Italia e Portogallo – da non escludere la presenza della stessa Ungheria – unite in uno stretto connubio in seno ad un’ampia alleanza con la Russia, che costituirebbe un contraltare pericoloso e imprevedibile per il dominio mondiale dell’impero a stelle e strisce. Andrea Perrone









   
 



 
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