I mercati promuovo Letta (prima ancora che cominci)
 











Bene, bravo, bis. Prima ancora di nascere ufficialmente, il governo Letta è già promosso a pieni voti (sulla fiducia, è il caso di dire). Da chi? Ma dai mercati, ovvio. D’altra parte, mica potevano ignorare il fatto che a guardia del bidone (cioè dei conti pubblici italiani) ci hanno messo l’ex direttore generale della Banca d’Italia (e vicino all’attuale presidente Bce Draghi), Fabrizio Saccomanni; né tantomeno che il premier è un fedelissimo della Trilateral commission e del Gruppo Bilderberg. E infatti lo spread, la differenza di rendimento tra Btp e Bund tedeschi, è in calo a 271 punti e i titoli italiani rendono il 3,9% sul mercato secondario, un tasso confermato anche dal buon esito dell’asta (ai minimi dal 2010).
La nascita dell’esecutivo frutto dell’intesa tra Pd e Pdl a oltre 60 giorni dalla tornata elettorale di fine febbraio, però, non ammorbidisce la posizione di Moody’s: l’agenzia di rating non esclude che l’Italia possa esserecostretta a chiedere l’aiuto di Ue e Bce, ma si prepara a «verificare la capacità del governo a varare le riforme».
Le riforme, già. Dopo il passaggio di consegne con il predecessore Vittorio Grilli, il ministro Saccomanni si trova sulla scrivania una lunga serie di dossier da affrontare. Ma soprattutto dovrà confrontarsi con Bruxelles con l’obiettivo di ottenere la chiusura della procedura per deficit eccessivo (sfruttando anche il fatto che si è leggermente incrinato il fronte dei rigoristi) ed eventualmente ricontrattare i tempi di rientro come ha fatto la Spagna. Anche per questo, il via libera parlamentare al Def (il documento di economia e finanza con cui il governo indica le linee di sviluppo della politica economica) è slittato: il nuovo governo è nato con un patto tra Pd e Pdl che si basa su alcuni paletti - non rispettare i quali vorrebbe dire mandare tutto a gambe all’aria (basta pensare alle pressioni del Pdl per abolire l’Imu, operazione che da sola costa 4 miliardi) -e dunque non avrebbe senso approvare il Def senza un preventivo confronto con il nuovo esecutivo. Anche perché, con un recentissimo intervento, il governo uscente ha di fatto reso permanente l’Imu (da “sperimentale” che era): l’esatto contrario di quello che vuole Berlusconi (ma anche gli altri partiti, compresa Scelta Civica, che in campagna elettorale hanno promesso modifiche più o meno consistenti). o.Ve.









   
 



 
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