Discarica di Conversano, L’uva è al veleno, ma nessuno farà niente"
 











Per anni hanno respirato aria e rifiuti. Hanno mangiato uva, pomodori, cipolle, ciliegie misti a rifiuti. Probabilmente hanno anche votato con i rifiuti nelle liste elettorali, viste le complicità delle amministrazioni che in questi anni hanno governato la città con la ditta Lombardi che gestiva la discarica. E ora si scopre che le loro tasse sono diventate più salate proprio per colpa dei rifiuti.
Nell’inchiesta condotta dalla procura di Bari sulla discarica di Conversano (sequestrata nelle scorse settimane), accanto al disastro ambientale che secondo i pm avrebbe provocato l’impianto, esiste tutta una parte burocratica ma non per questo meno incredibile. Il caso  -  segnalato da Repubblica nei mesi scorsi e approfondito dalla procura dopo la denuncia del giornale  -  riguarda il contratto di affidamento del contratto di raccolta servizi.
La vicenda
comincia nel 2002 quando la ditta Lombardi si aggiudicauna gara per la realizzazione di un impianto di Cdr (combustibile da rifiuto) bandita dalla Regione. L’appalto viene però annullato dal Tar e così la giunta Vendola nel 2006 affida la gestione dell’impianto al consorzio Cogeam (che fa capo tra gli altri al gruppo Marcegaglia) fissando il costo di smaltimento a 65,54 euro per ciascuna tonnellata di rifiuti. Nel 2010 però il Consiglio di Stato ribalta il risultato iniziale e riassegna l’appalto a Lombardi. La Regione avrebbe dunque dovuto risarcire l’azienda. Oppure bandire una nuova gara. Così ha fatto, fissando però dei paletti particolari, come fa notare il pm nella richiesta di sequestro: alla gara possono partecipare aziende che hanno avuto un fatturato da 70milioni nell’ultimo triennio 40 dei quali derivanti dallo smaltimento dei rifiuti. "Praticamente nessuno in Italia" spiega un investigatore.
Che si fa allora? Cogeam si mette insieme con Lombardi, costituiscono un’Ati e gestiscono insieme discarica e raccolta. Nessuna delledue aziende perde però soldi. Questo è possibile rispetto a sette anni prima cambiano giusto un paio di cosette nel contratto: l’affidatario deve rimborsare con 20 milioni di euro più Iva la ditta che ha realizzato l’impianto per "il costo attualizzato dell’investimento complessivamente sostenuto dalla stessa". Lombardi quindi, in parte, rimborsa se stesso. Ma soprattutto cambia la tariffa: il costo del rifiuto passa da 60,54 euro a tonnellata del 2006 ai 125,74 del 2011, "un aumento totale  -  scrive il pm Baldo Pisani  -  del 107 per cento". Com’è possibile? La Procura non si riesce a dare una spiegazione. E anzi precisa: "Si fa presente che adeguando la tariffa all’indice Istat la tariffa sarebbe dovuta passare da 60,53 a 68,95: si rileva quindi un incremento percentuale totale del 92 per cento in favore dell’ente gestore ".
Che questo della discarica sia un gran pasticcio, se ne sono accorti (dopo anni di battaglie isolate dei comitati cittadini) anche leistituzioni: il direttore generale dell’Arpa ha annunciato un’inchiesta interna dopo la pubblicazione di alcune intercettazioni telefoniche tra il chimico Onofrio Laricchiuta e alcuni dirigenti dell’Agenzia regionale. Sul caso sono
intervenuti anche il presidente della Regione, Nichi Vendola e l’assessore all’Ambiente, Lorenzo Nicastro. "L’inchiesta  -  spiegano in una nota ufficiale  -  riguarda due situazioni distinte: la prima tocca il vecchio lotto, la vecchia discarica Martucci che nel 2011 abbiamo provveduto a chiudere e la cui gestione post-mortem per legge non è competenza regionale. Il secondo aspetto riguarda le vasche di servizio e soccorso del nuovo impianto per le quali risulterebbero irregolarità nella realizzazione e nella gestione". "Sul nuovo impianto  -  continuano  -  quello che alla Regione Puglia interessa è di poter utilizzare in sicurezza un impianto realizzato per le esigenze del territorio: il nostro compito è diassicurare i servizi evitando, soprattutto con l’arrivo dell’estate e della stagione turistica, qualunque criticità".
Infine, il Governatore e l’assessore commentano il video pubblicato ieri da Repubblica che documentano il terreno che fuma e i rifiuti interrati in questi anni. "Sono immagini impressionanti e minacciose  -  dicono  -  che dimostrano, al di là di ogni dubbio, come sia stato realizzato un vero e proprio attentato ai danni della salute dei cittadini. Per questo apprezziamo molto il paziente lavoro della magistratura, grazie al quale sta venendo alla luce, in tutta la sua drammaticità, questa storia di inquinamento e di avvelenamento deiterreni".                                                     È
possibile che bisognerà avere paura di questa storia perché si mangia, si beve, si odora. E fa molto male alla salute. La storia è quella della discarica di Conversano: per anni bollata come una questione di pochi pazzi ambientalisti, ora è una delle inchieste più importanti della procura di Bari. Il pm Baldo Pisani ha depositato, per motivare il sequestro dell’impianto concesso dal giudice nei giorni scorsi, 138 pagine piene di intercettazioni telefoniche, documenti, testimonianze che raccontano la vicenda di "un vaso di pandora", come lo chiama il pm. Un vaso fatto di analisi truccate, complicità politiche, rifiuti interrati, uva avvelenata. Un vaso diveleni. Tra le prove dei veleni interrati, anche il video del sopralluogo del 14 marzo scorso, quando gli investigatori del Noe hanno visto fumare il suolo sotto la vegetazione, probabilmente per effetto della fermentazione dei biogas.
La vecchia discarica di Conversano, quella gestita dalla famiglia Lombardi, avrebbe perso percolato e gas tossici nei campi accanto. Inquinato la falda acquifera. E quell’acqua
sarebbe servita per anni, almeno venti, per innaffiare i campi della zona. Attorno ci sono uva e ortaggi, cresciuti ad acqua e immondizia, e venduti ovunque. "Il contadino - raccontava un operaio in un’intercettazione telefonica - ha confessato che l’uva l’ha tagliata, che i giudici non capiscono niente, che i carabinieri non capiscono un cavolo, che Lombardi fa, e che questi soldi non è giusto che consumi". Possibile che mai nessuno non si sia accorto di nulla? Un primo punto dell’inchiesta riguarda proprio questo: i controlli truccati.
Si indaga per disastro ambientale,anche se le dimensione dello scempio ancora non sono state tracciate. Si sospetta che lì arrivava anche monnezza campana. Secondo quanto hanno ricostruito gli ex dipendenti, e provato le indagini condotte dei carabinieri del Noe, per anni i rifiuti sarebbero stati interrati illegalmente e i rifiuti speciali (come quelli dei presidi ospedalieri) trattati come urbani. L’impianto non è mai stato a norma, le vasche non sono mai state impermeabilizzate come avrebbero dovuto e come i gestori avevano dichiarato: lo strato di argilla era praticamente inesistente. Per anni il percolato, il liquido prodotto dai rifiuti, è stato smaltito innaffiando i campo. Tra gli indagati, imprenditori e tecnici della Regione.
Le analisi venivano effettuate in un laboratorio di Chieti che certificava fosse tutto apposto. Però qualche problema evidentemente c’era. Almeno a leggere le intercettazioni del chimico Onofrio Laricchiuta (non risulta indagato), "che offriva - scrive il pm - la propriacollabolazione per lauti guadagni, per alterare l’esito delle analisi". "Digli - dice Laricchiuta al telefono a Rocco Lombardi - che dobbiamo cambiare sistema, che le analisi le facciamo noi a Triggiano. Almeno ci abbiamo tutto sotto controllo ". Di cosa parla? "Stando a queste analisi - dice al progettista della discarica - te lo dicono che sono analisi a cazzo, stando a queste analisi tu da un anno avresti dovuto avviare la bonifica della falda, punto (...). Senti, secondo me la situazione si può recuperare, a mio avviso, dovresti farmi un ordine di servizio, dove, cioè, dai incarico a noi, o a un terzo, o a chi cacchio vuoi tu, di ricontrollare tutta la falda, quindi fare uno ’start up’ come si deve, e questi qua li togliamo davanti ai coglioni. Si può recuperare perché ti garantisco che la falda... Cioè io sono pronto a... Voglio dire... lo sai tu perché sono anni che facciamo...".
Laricchiuta farebbe riferimento al fatto che alcuni "metalli pesanti - scrive sempre Pisani - nonsiano mai stati tutti oggetto di analisi, ad eccezione del ferro, evidentemente perché tali risultanze non sarebbero state convenienti. La criticità e la parzialità, nonché l’evidente alterazione dei valori del ferro, sono l’epifenomeno dei numeri in libertà che il laboratorio ha dato secondo la convenienza del committente e che il Laricchiuta è pronto a "sistemare"".
Il problema riguarderebbe anche alcuni dirigenti dell’Agenzia regionale per l’ambiente. "Alcuni personaggi dell’Arpa - scrive il pm nella richiesta - agiscono more privatorum. I risultati delle analisi sono dotati di scarsa attendibilità stante la pervasione tentacolare degli indagati della presente vicenda". A certificare che le cose non vanno bene però è proprio l’Arpa che con una relazione per conto della Procura e dei carabinieri del Nucleo operativo ecologico inchioda alle proprie responsabilità i proprietari della discarica. "I controlli ambientali - scrivono gli altri consulenti del pm - effettuali sulle acquedi falda che consentirebbero di escludere l’eventuale presenza di perdite di percolato di discarica risultano inefficaci". giuliano foschini,repubblica

 

 

 









   
 



 
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