Operano tumore dopo tre anni recidono i nervi, nove indagati
 











Lamentava mal di testa e svenimenti, una venticinquenne di Lecce che nel 2008 si rivolse ai medici dell’ospedale Vito Fazzi per capire cosa ci fosse dietro quei malesseri. Per tre anni i sanitari la rassicurarono mentre il tumore cresceva silenzioso nella sua testa. Silente e pericoloso, come scoprirono accertamenti più approfonditi effettuati solo nel 2011. Talmente cattivo da dover essere asportato d’urgenza, con un intervento chirurgico che andò peggio del previsto e per il quale oggi 9 professionisti in servizio nel reparto di Neurochirurgia del nosocomio leccese sono indagati con l’accusa di lesioni gravissime.
Nel corso dell’operazione, infatti, furono recisi accidentalmente alcuni nervi all’interno del cranio e la paziente divenne tetraplegica. Costretta su una sedia a rotelle, gambe e braccia paralizzate, privata del tumore ma anche di una parte della vita. Un destino crudele, che la famiglia della ragazza, oggi trentenne, nonattribuisce al caso ma all’imperizia e negligenza dei professionisti che l’ebbero in cura, accusati di non avere diagnosticato tempestivamente quel male gravissimo e poi di avere effettuato un intervento chirurgico sbagliato.
I loro nomi sono stati iscritti in un fascicolo aperto dalla Procura di Lecce in seguito alla denuncia dei genitori della giovane e la loro posizione  è ora al vaglio del gup Giovanni Gallo, il quale avrebbe dovuto affidare ad alcuni periti l’incarico di accertare se l’operazione dall’esito nefasto fosse effettivamente necessaria, se una radioterapia preventiva e mirata avrebbe
potuto ridurre la massa tumorale e se una diagnosi più tempestiva avrebbe consentito di evitare l’intervento.  L’incidente probatorio previsto in vista dell’udienza preliminare, tuttavia, è stato rinviato alla luce della trattativa in corso tra le parti per arrivare ad una transazione in sede civile. Il tipo di reato contestato consente, infatti, alla parte offesa diritirare la querela facendo venire meno il presupposto dell’azione penale. I nove medici, a quanto pare, sono disposti a contrattare un risarcimento milionario pur di evitare il processo.  Chiara Ssagnolo,repubblica

 









   
 



 
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