Wikileaks: Nessuna inchiesta Usa su Simon Trinidad
 











Lo scorso 2 maggio il capo della Delegazione di Pace delle Farc all’Avana, Comandante Iván Márquez, ha letto una parte di un documento prodotto dall’ambasciata Usa a Bogotá e reso pubblico da Wikileaks, relativo al Comandante Simón Trinidad, prigioniero in un carcere negli Stati Uniti dove sconta un’ingiusta condanna a 60 anni di reclusione.
Il documento, datato 4 gennaio 2004 (due giorni dopo la cattura del Comandante avvenuta in
Ecuador), rivela che “Non esistono inchieste aperte contro Palmera [Simón Trinidad] negli Stati Uniti”, aggiungendo che l’ambasciata non è a conoscenza di alcuna indagine nei suoi confronti.
“E’ stato l’ex presidente Álvaro Uribe, un’anima senza pace posseduta dalla perfidia, colui che ha complottato per convincere le autorità statunitensi a reclamare l’estradizione di Simón Trinidad”, ha proseguito il Comandante Iván Márquez, chiarendo che “Uribe ha ordinato la montatura giuridica per violare la legge ed ilmandato costituzionale che proibisce l’estradizione di concittadini per ragioni politiche. Ha personalmente ordinato al Pubblico Ministero Generale, Camilo Osorio -un magistrato senza vergogna, al servizio della mafia narco-paramilitare- e all’intelligence militare di fabbricare le ’prove’. Tutte le menzogne di questa bufala sono state smascherate da Simón nei tre processi che ha dovuto affrontare nei tribunali statunitensi. Quando ormai non c’è stato più alcun modo di provare che fosse un narcotrafficante, allora hanno determinato di imputargli il delitto di terrorismo, che non era la motivazione della sua estradizione.”
In definitiva, il Comandante Simón Trinidad sconta negli Stati Uniti una pena di 60 anni (equivalente, di fatto, ad un ergastolo) per un delitto che non ha commesso, ed ha subito l’estradizione per mezzo di un’accusa che nel frattempo è cambiata!
La “disinvoltura” nelle garanzie per gli imputati -propria dei tribunali colombiani qualora l’accusato non sia unoligarca o un parapolitico- viene addirittura superata dall’accanimento senza alcun fondamento giuridico dei tribunali USA, capaci di qualunque abiezione nei confronti di militanti politici di sinistra (ricordiamo i casi di Silvia Baraldini, Mumia Abu Jamal e Leonard Peltier) o di patrioti di governi che Washington considera nemici (è il caso di somma ingiustizia nei confronti dei 5 eroi cubani).
Per sostenere il proprio fantoccio al governo della Colombia, il narco ex presidente Álvaro Uribe, gli Usa non hanno esitato ad infrangere le proprie leggi. In cambio del continuo sostegno statunitense, che oggi è rivolto al meno impresentabile ma altrettanto reazionario suo successore “Jena” Santos, il presidente colombiano di turno svende la propria sovranità nazionale, si accoda a qualunque decisione imponga l’agenda del Pentagono, convertendosi nella testa di ponte degli interessi nordamericani, vero e proprio Israele in America Latina.
Intanto, le FARC non si scoraggiano econtinuano coerentemente a esigere che Simón Trinidad sia liberato e possa raggiungere l’Avana per prendere il suo posto di portavoce plenipotenziario ai dialoghi di pace.
Associazione nazionale Nuova Colombia









   
 



 
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