Tunisia, l’ambiente sparisce dalla nuova costituzione
 











Diritti ambientali e sviluppo sostenibile stralciati dalla bozza della nuova costituzione tunisina al vaglio dell’Assemblea nazionale costituente. Legambiente rilancia la denuncia delle associazioni ambientaliste tunisine insieme alle quali ha recentemente dato vita a un’alleanza per un Mediterraneo solidale e sostenibile, convinta dell’importanza di consolidare le relazioni di cooperazione tra le organizzazioni dei paesi che si affacciano sulle rive del mare nostrum impegnate nel far crescere democrazia, diritti, giustizia sociale, solidarietà, salvaguardia e uso sostenibile delle risorse naturali.
L’associazione ALTERNATIVES, la Rete associativa per la natura e lo sviluppo in Tunisia (RANDET), la Federazione tunisina dell’ambiente e dello sviluppo (FTED) e la Federazione nazionale delle associazioni ambientali e di sviluppo sostenibile (FNAEDD) hanno, infatti, segnalato come gli articoli relativi all’istanza di protezione dei diritti dellegenerazioni future e della sostenibilità introdotti nel testo costituzionale siano stati eliminati dalla terza versione del progetto.
“I diritti ambientali erano stati introdotti nella bozza della nuova costituzione tunisina anche grazie al lavoro e alla forte spinta impressa dalle associazioni ambientaliste - commenta il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza -. Un’iniziativa di grandissima importanza per la Tunisia del dopo Ben Ali e della primavera araba, tuttora in fermento sul fronte istituzionale e sociale, e che negli ultimi anni ha visto estendersi notevolmente la propria influenza geopolitica con la crescita della globalizzazione. Sarebbe grave che, in questo contesto, arretrassero le ragioni dell’ambiente e della sostenibilità, di cui la Tunisia può rappresentare, invece, il trampolino di lancio per l’area sud del bacino mediterraneo. Per questo continueremo a impegnarci al fianco delle associazioni ambientalista tunisine, per una politica che superi i confiniterritoriali, a sostegno di un modello di sviluppo capace di garantire un futuro sostenibile ed equo ai cittadini di entrambe le sponde del mare nostrum. Vogliamo riuscire a salvaguardare insieme il mare e le sue risorse dall’inquinamento e dal pericolo marea nera, a espandere le fonti rinnovabili, a promuovere un’agricoltura che garantisca la fertilità dei suoli e il principio della sovranità alimentare, a sviluppare un’azione ambientalista che faccia crescere la coscienza civica dei cittadini del mediterraneo”.
Questo il testo del comunicato diffuso il 29 aprile dalle associazioni tunisine:
In seguito alla soppressione della “istanza di sviluppo sostenibile e della protezione dei diritti delle generazioni future” dalla terza versione del progetto di costituzione in data 22 aprile 2013 dalle istanze costituzionali, come rappresentanti di organizzazioni della società civile abbiamo scritto al Presidente dell’Assemblea Nazionale Costituente, il 24 aprile 2013, una lettera con laquale esprimiamo il nostro dissenso riguardo a questa decisione dell’ANC e chiediamo fermamente di mantenere l’istanza di sviluppo sostenibile tra gli organi costituzionali. La lettera è firmata da RANDET (Rete associativa per la natura e lo sviluppo in Tunisia) e l’associazione ALTERNATIVES (Gruppo eco-costituzione). Le reti di associazioni FTED (Federazione tunisina dell’ambiente e dello sviluppo) e FNAEDD (Federazione nazionale delle associazioni ambientali e di sviluppo sostenibile) si sono unite a questo appello.
Ricordiamo che l’istanza di sviluppo sostenibile non è altro che una versione rivista e corretta del Consiglio Economico e Sociale (CES) con l’aggiunta della dimensione ambientale. Il CES venne istituito dalla costituzione del 1 giugno 1959. E’ stato sciolto dal decreto legge n°2011-14 del 23 marzo 2011 recante “organizzazione provvisoria dei poteri pubblici”, con la prospettiva di essere ripreso nella nuova costituzione.
L’istanza di sviluppo sostenibile, oConsiglio Economico, Sociale e Ambientale, è un organo consultivo di grande importanza nel futuro panorama politico e istituzionale della Tunisia. E’ destinato a essere l’unica istituzione dello Stato che raggruppi diversi elementi della società (amministrazione, sindacati, patronato, gruppi socioprofessionali, società civile ed esperti) in quanto spazio di dibattito pubblico e d’espressione dei diversi gruppi della società.
Il suo ruolo consisterà nella valutazione e la discussione delle politiche pubbliche, dei progetti di legge e dei piani di sviluppo, che gli verranno sottoposti obbligatoriamente dal governo, il parlamento o da se stesso per avviso.
L’istanza di sviluppo sostenibile (o CESE) costituirà così un organo di regolazione e orientamento delle politiche pubbliche e dei piani di sviluppo in vista della sostenibilità economica, sociale ed ecologica.
Chiamiamo tutte le componenti della società civile, le organizzazioni nazionali (tra cui UGTT – Unione generaletunisina del lavoro e UTICA – Unione tunisina dell’industria, del commercio e dell’artigianato), le organizzazioni socioprofessionali e tutti i cittadini che hanno a cuore lo sviluppo sostenibile della nostra cara patria e il futuro dei nostri figli, a unirsi a questo appello.
La denuncia delle associazioni ecologiste rilanciata da Legambiente









   
 



 
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