In una recente intervista, Giuliano Amato accusa i nuovi parlamentari di incompetenza: sarebbero, infatti, più influenzati dai messaggi su Twitter che da solide visioni politiche. Il primo profilo di un parlamentare su Twitter risale al 2007. Oggi, il 70% dei deputati è presente sul social network. Con quali vantaggi? Al momento, Twitter non può competere con altri media dalla diffusione ben più capillare, come la televisione. Rappresenta però il passaggio a una comunicazione tra politico e cittadino non più mediata dai giornalisti. E non più basato sulla trasmissione a senso unico d’informazioni. Twitter promette insomma un’interazione continua tra i diversi interlocutori. Il distacco dalla politica è profondo: cresce l’insofferenza nei confronti di forme di comunicazione verticali. In cui la partecipazione attiva dei cittadini è preclusa. Aumenta la richiesta di partecipazione dei cittadini e un rapporto privo di mediazioni con i lororappresentanti. Come comunicano i politici italiani su Twitter? Di quali strategie linguistiche si servono? In che modo l’uso di Twitter sta modificando il discorso politico in Italia? In che cosa differisce dal discorso politico televisivo? La sociologa Stefania Spina, ricercatrice all’Università per stranieri di Perugia, cerca di dare una risposta nel volume “Openpolitica” (edito da Franco Angeli). L’autrice analizza le interazioni in Twitter di 40 politici italiani, nell’arco di quattro mesi. Le pone a confronto con un campione di trasmissioni televisive di dibattito politico. Sono lontani i tempi delle composte Tribune politiche della Rai moderate da Jader Jacobelli. L’avvento del talk show ha imposto la banalizzazione dei contenuti, lo scontro verbale e l’aggressività linguistica generalizzata. E reso il discorso politico vuoto di significati; non più in grado di comunicare. Perché la televisione ha finito per imporre le proprie regole alla politica. Costretta così adadattarsi alle dinamiche, ai tempi e ai ritmi della comunicazione televisiva. Ad assumere le forme dell’intrattenimento. Nell’arco della giornata televisiva, politica e intrattenimento, sfera pubblica e sfera privata, realtà e finzione, notizie e spettacolo, si mescolano continuamente all’interno del calderone televisivo. La politica e il suo linguaggio si trasformano inesorabilmente in spettacolo televisivo. Si assiste a una “comunicazione non comunicante”, come la definì il semiologo Massimo Baldini. Dopo Mani Pulite, nel tentativo di avvicinarsi a un pubblico indignato per gli scandali, il linguaggio dei politici cerca di recuperare immediatezza, semplicità e chiarezza. Ma è una chiarezza “fittizia e compiacente”, una sorta “di lifting linguistico che cela in realtà il tentativo di nascondersi dietro a concetti generici e luoghi comuni”. Il linguaggio dei politici appare vacuo e inconsistente. Sempre più distaccato dalla realtà. È un “parlare senza dire”, ciò che conta è esserci,mostrare se stessi al pubblico, creare o rafforzare la propria immagine televisiva. La comunicazione politica, ormai vuota di significati, è incapace di rivolgersi ai suoi naturali destinatari, i cittadini, e di interagire con loro. In questo contesto irrompe Twitter, che ha nella brevità una delle sue particolarità più importanti. Ed è una rete di informazioni in tempo reale. L’immediatezza e il forte legame con gli eventi, mentre stanno avvenendo, impongono concretezza e aderenza al momento presente. In tal modo Twitter spinge a un rinnovamento della comunicazione politica: “In direzione di una maggiore concretezza, dialogicità, chiarezza di posizioni e accessibilità”. L’incuria verbale, l’oscurità e l’ambiguità del discorso politico televisivo non sono più ammesse. Le parole tornano a svolgere un ruolo centrale. Perché le parole sono permanenti, durano nel tempo e possono essere recuperate e messe a confronto. La comunicazione dei politici in Twitter è efficace? No, se è intesacome un monologo. Twitter è il luogo in cui si dialoga. La comunicazione monodirezionale è adatta alla televisione. Non funziona se il network è usato in modo statico, come una bacheca su cui appendere comunicati-stampa. Solo una piccola parte dei politici analizzati si mostra già consapevole delle regole del nuovo mezzo e delle strategie più adatte per realizzare interazioni efficaci. Molti politici sembrano non cogliere i mutamenti del nuovo sistema comunicativo: trasferiscono in Twitter regole e strategie tipiche di altri media. Dovrebbero invece, suggerisce Spina, avviare “interazioni di tipo orizzontale, tra pari, con i loro interlocutori”. I politici, insomma, devono “adottare un atteggiamento concretamente dialogico, comunicare con l’obiettivo consapevole di stabilire delle relazioni con gli altri”. Purtroppo, avvertiva Galileo Galilei nel 1588, “parlare oscuramente lo sa fare ognuno, ma chiaro pochissimi”. Pasquale Rotunno
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