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Pd, un pollaio senza più galli |
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Alle volte la vita è ricca di sorprese. E il Pd ne sa qualcosa. Un partito che è passato dalla vittoria allo scoramento totale nel breve volgere di pochi giorni è la dimostrazione che non bisogna mai adagiarsi sugli allori. Basta un niente per ritrovarsi nel baratro e senza più il bacino elettorale. Per un pugno di voti, il Pd si è ritrovato suonato come un pugile. Costretto non solo a rinnegare i valori della propria campagna elettorale - “mai con il Berlusca” - ma addirittura ad abbracciarlo per volere di Napolitano. E il risultato è che il partito è in caduta libera, dal punto di vista del consenso come da quello della coesione interna. Tutti contro tutti. Non per niente si parla sempre più della possibilità di una scissione, con il ritorno dei post-comunisti e dei post-diccì alle rispettive case madri. E anche i rottamatori non sono messi meglio. Le scintille tra Renzi e il segretario Epifani sulla questione dell’Imu sono una conseguenza diquesta fibrillazione senza fine. “Cambiale al Pdl” questo il j’accuse del rottamatore. Al contrario Epifani dice che si tratta solo di “buonsenso”. La verità è che anche il sindaco di Firenze ha perso il treno. Parliamo ovviamente della scelta di non candidarsi alla segreteria, lasciando campo libero alla vecchia guardia. È sembrata più una scelta dettata dalla paura di non riuscire a dare delle risposte piuttosto che quella di aspettare il cadavere della vecchia dirigenza. Anche perché lo scouting di questi tempi non paga. Non per niente Bersani s’è scottato alla ricerca del voto del M5S. “Io credo che sia giusto abbassare le tasse, ma mi piacerebbe capire da dove partire. Noi a Firenze abbiamo abbassato l’Irpef”, così Renzi cerca di portare acqua al proprio mulino. Nella polemica a distanza tra il rottamatore e il segretario entra a gamba tesa anche il dissidente Civati. “Il Pd va rivoluzionato, sbagliato abbandonare ora l’atteggiamento critico”. Eppure i dissidenti che strizzanol’occhio alla piazza e ai giovani che occupano le sedi del partito non sembrano proprio dei gladiatori. Civati come la Puppato (una riedizione della Bindi) appare poco convincente. Come non è convincente il partner Vendola che alle prime difficoltà volta subito le spalle all’innamorato di turno. E quasi sempre l’innamorato è del Pd. Ieri Prodi, oggi Bersani. Anzi siamo al terzo tradimento visto che anche Epifani non viene considerato un partner adeguato. Le frizioni non sono dunque legate solo alla leadership e alle diverse anime post-comuniste e post-diccì ma anche tra rifondaroli e socialisti riformisti. Vendola, candidato col Pd per entrare in parlamento e ora passato a una strumentale opposizione-dialogante, non ha più le carte in regola per fare la morale a nessuno. E nemmeno ad Epifani. “Il Pd è in una fase un po’ sotto choc - prosegue il sindaco di Firenze - Quando abbiamo fatto le primarie molti erano convinti che avremmo vinto. Abbiamo iniziato a perdere quando abbiamorespinto gli elettori dai seggi: blindando le primarie le vinci, ma perdi le secondarie, e spero che la prossima volta le regole siano diverse”. Renzi vuol passare come il salvatore delle anime mezze diccì e mezze comuniste ma difficilmente il traghettamento gli riuscirà. Non è così automatico il giro di giostra. Poi sul probabile abbandono di Prodi, il rottamatore auspica un suo ripensamento. “Spero e penso che Romano Prodi non lasci il partito. E poi continuo a dire che ci devono essere solo due partiti. È quantomeno discutibile essere contenti se qualcuno va via dal partito”. Francamente non sappiamo di quale gioia parli. Il Professore non ha lasciato nessun segno, se non quello della svendita delle nostre migliori imprese e della nostra sovranità in cambio di una moneta europea che ci ha regalato solo povertà. Carlo Tata
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