Riforme istituzionali: fantasia al potere
 











Pd e Pdl sono costretti ad ostentare ottimismo sulle riforme costituzionali e sulla modifica della legge elettorale.
Azioni politiche chieste a gran voce anche dalla Presidenza della Repubblica, sempre pronta ad assumere decisioni irrevocabili qualora si dovesse accorgere dell’esistenza di manovre dilatorie o frizioni tra i partiti che hanno permesso al governo di Enrico Letta di incassare la fiducia. Le dichiarazioni circolate ieri stupiscono.
Non si sa ancora come si vorrà modificare la seconda parte della Costituzione ma già si sono previste delle scadenze per il passaggio del disegno di legge di fronte a Camera e Senato. Lo stesso ragionamento vale per la legge elettorale; sul tavolo ci sono le proposte di proporzionalisti e cultori del maggioritario. Anche in questo caso sono stati previsti degli “appuntamenti in agenda”. L’ottimismo delle ultime ore potrebbe presto soccombere a favore di nuove frizioni. Silvio Berlusconi lo ha giàripetuto più volte: “Non siamo disposti a votare una modifica della normativa per l’elezione delle Camere se prima non si intervieni sui temi dell’economia e della finanza”. Restano poi da inquadrare le proposte avanzate dai “renziani”, anima del Pd che vorrebbe riproporre a livello nazionale la legge per l’elezione dei Sindaci. Una formula in grado di assicurare governabilità e rappresentanza. Peccato che – senza una decisa riforma delle prerogative parlamentari – sarebbe subito annullata per evidente incostituzionalità. Il primo cittadino di Firenze omette infatti il necessario legame fiduciario alla base del rapporto tra Esecutivo e Parlamento, elemento imprescindibile per la definizione di un indirizzo politico.
Le fantasie ed i desideri di qualcuno devono quindi essere soppesati in punta di diritto, in un periodo di forte crisi economica non sono ammesse chiacchiere in grado di distogliere l’attenzione dei legislatori dai veri problemi del Paese. “Sono state poste le primebasi, si è deciso il percorso istituzionale delle riforme. C’è un’agenda concreta e precisa che parte da mercoledì 29 maggio con il dibattito in Aula di Camera e Senato per l’approvazione del documento di indirizzo che fisserà le procedure delle riforme”. Ha spiegato il capogruppo dei senatori del Pd, Luigi Zanda, conversando con i giornalisti dopo il vertice di ieri mattina a Palazzo Chigi. L’ex Margherita ha sottolineato che sempre mercoledì prossimo “sarà anche l’occasione per entrare nel merito, nei contenuti delle riforme”. “Considero la riunione di Palazzo Chigi molto importante - ha aggiunto - in particolare è positiva la parlamentarizzazione del processo riformatore”.
L’obiettivo che ci si è posti, ha quindi sottolineato Zanda, “è che entro l’estate possa essere approvata sia la legge elettorale di salvaguardia, sia, in prima lettura, la legge costituzionale che istituisce il comitato di riforma, ovvero l’organismo che unirà le commissioni Affari costituzionali di Camera eSenato per questo processo riformatore”. Zanda ha quindi concluso sottolineando come sia interesse del governo “la partecipazione e il coinvolgimento forte anche dell’opposizione”. “Ha fatto bene Letta legare il futuro del governo con l’effettiva realizzazione delle riforme. Le due questioni, misure economiche e riforme istituzionali, stanno in piedi insieme e sono strettamente sinergiche per l’uscita del Paese dalla crisi” ha concluso Zanda.
Le parole del senatore di origine sarda lasciano interdetti. Davvero non riusciamo a capire il “giubilo” per la parlamentarizzazione del processo di riforma elettorale ed istituzionale. Non poteva essere altrimenti, la nostra legge fondamentale ed il contenuto della legge 400 del 1988 non lasciano spazio ad interpretazioni stravaganti. Non capiamo quali “strade alternative” avesse in mente il capogruppo dei piddini, soluzioni sicuramente non conformi all’ordinamento vigente. Arrivare alla creazione di una “convenzione”, non importa sebicamerale o meno, potrebbe contrastare con l’ultimo comma dell’articol0 72 della Costituzione, norma che recita: “La procedura normale di esame e di approvazione diretta da parte della Camera è sempre adottata per i disegni di legge in materia costituzionale ed elettorale e per quelli di delegazione legislativa, di autorizzazione a ratificare trattati internazionali, di approvazione di bilanci e consuntivi”. Le scorciatoie auspicate dal Governo rischiano di essere un buco nell’acqua. I tempi saranno destinati ad allungarsi. Inesorabilmente. Matteo Mascia

 









   
 



 
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