Siria. Gli “amici” premono, ma Assad resiste
 











Dopo il faticoso raggiungimento dell’accordo Usa-Russia per la nuova conferenza internazionale sulla Siria, la cosiddetta Ginevra 2, gli “Amici della Siria” – ovvero la coalizione di Paesi anti-Assad riunita ieri ad Amman, in Giordania, con l’obiettivo ufficiale di cercare “una soluzione politica” alla crisi siriana – continuano a mettere dei paletti che rischiano di minare in partenza la buona riuscita dell’iniziativa. Tra questi, il rifiuto della partecipazione iraniana all’incontro e la cacciata preventiva del presidente siriano Bashar al Assad prima ancora di iniziare qualsiasi trattativa. Nel frattempo, però, le notizie che arrivano dal terreno non sono positive per gli “amici”. Anche i servizi segreti tedeschi, che meno di un anno fa davano Assad per spacciato, adesso riferiscono di un esercito siriano che sta mettendo alle corde i ribelli, sempre più in difficoltà.
Alla vigilia della riunione degli “Amici della Siria” di ieri ad Amman, inGiordania, Gran Bretagna, Turchia e Qatar hanno voluto sottolineare nuovamente la necessità, secondo loro, di un’uscita di scena del presidente siriano Bashar al Assad come precondizione per iniziare eventuali negoziati. “Se ne deve andare”, ha scandito il ministro degli Esteri britannico, William Hague. Il giorno prima Parigi si era scagliata contro l’eventuale partecipazione dell’Iran a Ginevra 2, definita invece “opportuna” e necessaria dalla stessa Russia. In precedenza sia Damasco che Teheran hanno sostenuto fermamente che la decisione sul futuro di Assad spetta “solo al popolo siriano e alle urne”.
Nel frattempo sembra allontanarsi ulteriormente la speranza degli “Amici della Siria” di una caduta violenta di Assad per mezzo delle opposizioni armate. Secondo il Bundesnachrichtendienst (Bnd), i servizi segreti tedeschi, l’esercito siriano è riuscito a riprendere il controllo molte zone chiave, ripristinando completamente i propri rifornimenti e tagliando quelli dei ribelli.L’analisi è stata riferita dal presidente dell’intelligence, Gerhard Schindler, ai maggiori responsabili politici tedeschi per la sicurezza nel corso di una riunione segreta, del cui contenuto è venuto a conoscenza lo Spiegel.
Mostrando carte e grafici Schindler ha spiegato che le truppe di Damasco hanno riaperto completamente le loro vie di rifornimento di armi e di carburante per carri armati e aviazione. Allo stesso tempo hanno ripreso il controllo di Damasco e di Homs, espellendo i ribelli da parecchi sobborghi della capitale siriana e tagliando le loro vie di rifornimento verso sud e verso ovest. Questo avrebbe messo ulteriormente in difficoltà le formazioni di miliziani, comprese quelle qaediste.
Secondo il Bnd, anche grazie all’aiuto dei combattenti libanesi di Hizbollah, il governo siriano può contare di riprendere il controllo dell’intero sud del Paese entro il 2013. L’unica roccaforte che potrebbe rimanere ai ribelli sarebbe il nord, controllato dalle milizie curdeschieratesi contro Assad. Solo alla fine dell’estate del 2012, gli stessi servizi tedeschi pronosticavano una fine rapida del governo di Assad per i primi mesi del 2013.
Ieri, intanto, il capo ad interim della Coalizione nazionale siriana George Sabra – presente “a sorpresa” ad Amman nonostante le dure divisioni interne all’organizzazione di opposizioni anti-Assad all’estero – ha lanciato un appello a tutti i ribelli per difendere la città di al Qusayr, a nord di Damasco e vicina al confine con il Libano. Sabra ha chiesto anche alla comunità internazionale l’apertura di un “corridoio umanitario” che permetta ai ribelli di rompere l’assedio portato avanti da giorni dalle truppe governative alla città, che, secondo alcune fonti di Rinascita sarebbe piuttosto affollato di “amici” statunitensi e israeliani.f.c.
Gli “Amici di Israele”
“Coloro che vogliono porre fine alla tragedia in Siria dovrebbero smettere di armare e addestrare bande terroristiche in Siria”. Lo ha dettol’ambasciatore siriano in Giordania, Bahjat Sulaiman, commentando la riunione degli “Amici della Siria” che si è svolta ieri ad Amman. Secondo Sulaiman i Paesi presenti (Giordania, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Qatar, Egitto, Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Turchia, Germania e Italia) non sono amici della Siria, ma “nemici della Siria e amici di Israele”.

 









   
 



 
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