“Italia 2013”: in tema di qualità dell’aria
 











Lo studio, presentato lo scorso 8 marzo a Roma dal Ministro dell’Ambiente, è il risultato di un attento lavoro di raccolta di dati e analisi da parte di OCSE sulle performance ambientali del nostro Paese. Nell’analizzare i progressi compiuti per raggiungere obiettivi nazionali e rispettare impegni presi a livello europeo, si raccomanda all’Italia di integrare le scelte economiche e politiche con la salvaguardia dell’ambiente. Il documento sarà trasmesso dal ministro Clini al nuovo Parlamento in modo che le raccomandazioni formulate siano tenute in considerazione nella politica per la crescita dell’Italia. Il Ministro tiene a precisare che considera le misure per la de-carbonizzazione dell’economia le più rilevanti tra quelle indicate dall’OCSE.
Come il Rapporto sottolinea, le numerose iniziative adottate in Italia per tutelare le risorse naturali del Paese e ridurre lo sfruttamento delle risorse hanno permesso di ottenere buoni risultati, tra cuiuna riduzione significativa delle emissioni di inquinanti: nel 2010 le emissioni di gas serra sono state inferiori del 6,2% rispetto al 1990 e, secondo le stime presentate dal Dossier Kyoto 2012, realizzato dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile, nel 2012 si sono ridotte di ben il 7%, consentendoci il raggiungimento dell’obiettivo di Kyoto 2008 – 2012 (ARPATnews 56-2013). Ciò nonostante l’Italia deve ancora risolvere numerose questioni ambientali, compresa la scarsa qualità dell’aria nelle principali città (oltre metà delle 30 città europee più inquinate si trovano infatti nel nostro Paese).
Per quanto l’Italia abbia rafforzato la legislazione e le politiche ambientali, in particolare nel rispetto di impegni comunitari, è necessario superare una frammentazione intensificata, anche, dal decentramento dei poteri legislativi e amministrativi.
Le varie problematiche si manifestano sul territorio con differenze talvolta marcate tra regioni. Un’opportunità per la riorganizzazionedi un sistema di gestione ambientale più coerente e la creazione di una strategia più unitaria potrebbe essere offerta dagli sforzi fatti per contrastare la crisi economica: con lo scopo di riordinare i conti pubblici l’Italia ha infatti attuato riforme strutturali che ricadono anche in ambito ambientale (pensiamo, per esempio, agli aumenti delle accise sui carburanti, o agli incentivi per l’efficienza energetica), che mancano però di profondità e coerenza. Secondo l’OCSE un contributo al consolidamento dei conti pubblici, nonché alla lotta al cambiamento climatico, potrebbe tra l’altro provenire dalla ristrutturazione della tassazione dei prodotti energetici includendo, nello specifico, la percentuale di contenuto di carbonio (carbon tax) e dall’ampliamento, più in generale, dell’uso di meccanismi basati sui prezzi, come ad esempio i pedaggi urbani per gli autoveicoli.
Sarebbe, inoltre, necessario migliorare l’uso dei fondi comunitari per lo sviluppo regionale e promuoverel’ecoinnovazione: circa il 15% dei fondi comunitari disponibili per il periodo di programmazione 2007-2013 è stato assegnato alla promozione delle fonti di energia rinnovabile e dell’efficienza energetica e agli investimenti in infrastrutture ambientali; un numero crescente di imprese ha investito in progetti legati alla sostenibilità ambientale, ma per migliorare l’efficienza del sistema bisognerebbe sia vincolare l’erogazione dei fondi al raggiungimento di specifici obiettivi misurabili, sia investire di più in termini economici su ricerca e sviluppo.
Lo scorso anno il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del territorio e del Mare ha presentato un piano per il raggiungimento degli obiettivi del 2020 indicati dall’Unione europea. Tra le misure da adottare è prevista l’approvazione del Piano nazionale per la riduzione delle emissioni di CO2 e degli altri gas ad effetto serra, trasmesso al CIPE nel maggio 2012.
Il Piano,“ infrastruttura programmatica” per l’attuazione in Italiadel “Pacchetto Clima Energia” identifica le misure per l’aumento dell’efficienza energetica in tutti i settori dell’economia nazionale, la crescita dell’impiego delle fonti rinnovabili, le misure fiscali a favore della riduzione delle emissioni di CO2.
L’Ocse sottolinea peraltro che la strategia italiana per il raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra ha puntato molto sull’uso delle energie rinnovabili.
Nel 2011, rispetto al 19% del 2010, la produzione di elettricità da fonti rinnovabili corrispondeva al 28% della produzione di energia elettrica totale (superiore all’obiettivo intermedio fissato dal Piano)
e il rapporto, testualmente, afferma che l’Italia è sulla strada giusta per raggiungere l’obiettivo del 17% di energia prodotta da fonti rinnovabili sul consumo finale lordo di energia stabilito per il 2020.
Il raggiungimento di questo traguardo, tuttavia, ha avuto costi finanziari elevati e, al tempo stesso, i risultati ottenuti nelsettore dei trasporti e in quello dei servizi non sono stati all’altezza delle aspettative. Maggiori investimenti in sistemi alternativi al trasporto su strada permetterebbero invece di potenziare i benefici derivanti dalle imposte sui carburanti e da una auspicata carbon tax.









   
 



 
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