Il 25 maggio scorso, nel quasi totale silenzio della stampa, milioni di persone hanno manifestato contro l’azienda Monsanto. Nei prima 50 anni dalla sua fondazione, il prodotto più importante dell’azienda era l’erbicida 2,4,5-T, contenente altissimi livelli di diossine, sostanze molto tossiche e cancerogene la cui composizione è paragonabile a quella dei policlorobifenili (PCB); la tossicità del prodotto era nota sin dal primo studio, risalente al 1938, ma la sua commercializzazione continuò per quarant’anni, fino ad essere proibito negli anni Settanta. Nel 2001, 3.600 abitanti della città di Anniston – Alabama – citarono la Monsanto per contaminazione da PCB. Stando ad un rapporto dell’ EPA (Agenzia della Protezione USA), la Monsanto aveva riversato, durante 40 anni, migliaia di tonnellate di rifiuti contaminati in un ruscello ed in una discarica a cielo aperto nel centro del quartiere negro della città. La pericolosità del PCB fudimostrata anche da uno studio commissionato dalla stessa azienda, la quale però ne modificò le conclusioni, da “leggermente cancerogeno” a “non sembra assolutamente cancerogeno”. Nel 2002, la Monsanto fu condannata a risarcire con 700 milioni di dollari i danni alla popolazione di Anniston, necessari anche a bonificare la città, ormai contaminata. Nel febbraio 2007, il ha rivelato che 67 prodotti della Monsanto – fra i quali l’Agente Arancio, la diossina ed il PCB – erano stati riscontrati in una cava nel Galles. In Francia, la fabbricazione ed utilizzazione dei PCB è proibita dal 1987. La produzione Monsanto comprende: Agente Arancio, erbicida Roundup, erbicida Lasso, ormoni della crescita, OGM e Aspartame. Ognuna di queste sostanze si è trovata, o si trova, al centro di scandali e inchieste per danni all’ambiente e all’uomo, come cancro, infertilità, malformazioni, estinzione parziale di specie: un grave pericolo dunque per la specie umana. In aggiunta a questo, ilmonopolio dei semi, ne impedisce il libero scambio, con conseguente impoverimento sia dei terreni coltivabili, sia dei lavoratori. Questi ultimi infatti, costretti ad acquistare semi sterili, dopo ogni raccolto devono necessariamente ri-comprarli. Negli ultimi anni, accanto ai semi sterili, la Monsanto ha iniziato anche a vendere semi cosiddetti “zombie”, vale a dire semi che non germogliano, a meno di non essere trattati con ulteriori sostanze, fornite sempre dall’azienda. In tal modo si vanno perdendo centinaia di specie, per poter mettere nel mercato solo prodotto geneticamente modificati, con perfetti requisiti di mercato, ma scarsi e difettosi dal punto di vista nutrizionale. Nel 2000, a seguito della fusione con il gruppo Pharmacia, è nata la nuova Monsanto Company. La protesta di questi giorni è rivolta contro l’innaturale alchimia tra agricoltura e industria chimica. Il fulcro della protesta risiede proprio nell’opposizione agli organismi geneticamente modificati. Pergarantire il monopolio di Monsanto sui semi, recentemente gli Stati Uniti hanno firmato il Monsanto Protection Act; pochi giorni fa, inoltre, la Monsanto ha vinto una causa contro un agricoltore dell’Indiana davanti alla Corte Suprema statunitense, che ha stabilito che i diritti del detentore del brevetto non si estinguono alla vendita di un prodotto, e che quindi non è permesso agli agricoltori ripiantare semi brevettati senza pagare l’azienda. La protesta non è quindi solo contro ad un’azienda monopolistica che sta prosciugando materialmente ed economicamente vaste zone del mondo, ma anche contro un modo di agire che sta compromettendo l’esistenza stessa della vita sulla Terra. Cereal-killer: agricoltura alla diossina
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