Un po’ di carota, un po’ di bastone, tanto perche l’Italia non si sogni di abbassare la guardia e allentare i cordoni della borsa, ora che e stata decisa l’uscita dalla procedura d’infrazione per deficit eccessivo. La Bce e li e vigila che il Belpaese non faccia scherzi (magari proprio adesso che l’Eurotower e sotto i riflettori a Karlsruhe, dove viene messa in discussione la linea del governatore Draghi). Dunque, per la Banca centrale europea, l’Italia e nel club dei Paesi virtuosi, ma permangono i rischi e dunque deve mantenere attenzione al programma di risanamento dei conti pubblici. Non che il nostro paese non si stia comportando bene: l’Italia e tra i sei paesi dell’Eurozona il cui deficit non e salito sopra il 3% del Pil nel 2012, mentre i disavanzi pubblici nella maggior parte dei Paesi dell’area dell’euro <sono rimasti superiori al valore di riferimento del 3% del pil> nel 2012 con l’eccezione di sei Paesi che sono, oltreall’Italia, solo <Germania, Estonia, Lussemburgo, Austria e Finlandia>. Meriteremmo un premio solo per questo, insomma. Ma ai guardiani del rigore questo, ovviamente, non basta. A preoccupare per la tenuta dei nostri conti pubblici e un prodotto interno lordo ancora in contrazione e una bassa crescita che si puo far risalire agli ultimi dieci anni. L’Italia, infatti, e uno dei paesi dell’Eurozona che, nel periodo dal 1999 al 2012, hanno registrato la <flessione piu cospicua delle quote di mercato delle esportazioni calcolate a livello mondiale>, scrive la Bce. Il paradosso e che, come ha anche riconosciuto il Fondo monetario, quando l’economia e ferma le politiche di rigore sono controproducenti; e infatti, la "cura" da cavallo imposta all’Italia per risanare i conti anziche portare il paese fuori dalla crisi ce lo sta facendo finire definitivamente (basta vedere i continui allarmi su aziende che chiudono, negozi che falliscono, disoccupazione che galoppa, redditti in calo,consumi in picchiata). Dicevano che serviva per non finire come la Gercia; invece e proprio li che stiamo andando. Non per nulla, la stessa Bce non puo fare a meno di segnalare l’emorragia occupazionale di questi ultimi 5 anni: <Le economie dell’Eurozona hanno perso oltre quattro milioni di occupati dal 2008>, scrive la Bce, e le statistiche indicano che <e probabile che l’occupazione si sia ulteriormente ridotta nei primi due trimestri del 2013>. Macche, dalle parti dell’Eurotower, nessun dubbio; nessun ripensamento. L’Italia deve <attenersi con rigore al percorso di moderazione del disavanzo specificato nell’aggiornamento per il 2013> al suo programma di stabilita, affinche <non venga di nuovo superato il valore di riferimento del 3%> di deficit/Pil, una <sfida cruciale per la politica di bilancio del nuovo governo>. Ovvero per Letta, che non sa dove trovare i soldi per mantenere le promesse elettorali di Pd e Pdl su Imu e Iva. E infatti, ilministro Saccomanni gia mette le mani avanti. Rispondendo ad un question time al Senato sulla possibilita di bloccare il rialzo dell’Iva in programma per luglio, spiega: <Siamo consapevoli degli effetti negativi che un aumento puo provocare, anche se il reperimento delle coperture alternative potrebbe essere non meno gravoso> (come dire: se prendiamo da una parte, dobbiamo mettere dall’altra). Certo, <ci sono nel dettaglio tutte le possibilita: dall’eliminazione di un punto di aumento che vale 2 miliardi e poi 4 miliardi per ciascuno degli anni successivi, all’ipotesi di ridurre di tre mesi o rinviarla per un periodo di tempo in modo da guardare con piu chiarezza alla situazione economica, superata la fase di incertezza>. Ma lui stesso ammette che <la situazione mostra dei segni che non sono precisamente incoraggianti, c’e un quadro peggiore, non solo una decrescita ancora seria, ma anche dati negativi per quanto riguarda il gettito delle imposte e anche dell’Iva>.Insomma, piu no che si (in europa possono stare tranquilli). Un po’ meno il Pdl, che dell’abolizione dell’Imu ha fatto il suo cavallo di battaglia: anche su questo fronte, infatti, Saccomanni non lascia molto spazio di manovra: <Si tratta di un’imposta che se dovesse essere eliminata comporterebbe un onere di finanziamento di 4 miliardi l’anno che, se si aggiungono ai 4 miliardi per l’Iva, fanno ipotizzare la necessita di interventi di tipo compensativo di estrema severita che al momento attuale non sono rinvenibili>. Che dira Berlusconi? Ro.Ve.
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