Le Riforme costituzionali si inceppano al via
 











L’istruttoria delle riforme costituzionali parte nel verso sbagliato. Alla prima prova del nove sono emerse tutte le contraddizioni di un progetto confuso e poco utile per il Paese. "Abbiamo chiesto la verifica del numero legale sulla votazione per la procedura d’urgenza sull’iter del disegno di legge per la revisione della Costituzione. Come noto, il numero legale non c’era a dimostrazione che questa maggioranza anche sulle riforme, tanto propagandate e chieste a parole, non riesce ad essere compatta fallendo persino la prima prova: quella di garantire la presenza in Aula", ha spiegato in una nota Massimo Bitonci, presidente della Lega Nord al Senato. Sono quindi da ridimensionare gli entusiasmi di alcuni ministri di Enrico Letta. Tra chi continua a mettere carne al fuoco - pensando di arrivare ad una modifica del Titolo V - e chi pretende che Palazzo Madama lavori con una procedura accelerata non si riesce a trovare la quadra.Comincera martedi 18 in Commissione Affari Costituzionali del Senato la discussione generale sul disegno di legge costituzionale. Durante la seduta di ieri, che ha dato il via all’esame del provvedimento, il presidente Anna Finocchiaro ha svolto la relazione introduttiva. Il termine per la presentazione di emendamenti e stato fissato per la sera di giovedi 20 mentre il voto finale al disegno di legge (nessuno sa ancora quale) dovrebbe arrivare nell’ultima settimana di giugno. Su richiesta del ministro per le Riforme costituzionali Gaetano Quagliariello, la presidente della I Commissione di Palazzo Madama, Anna Finocchiaro ha designato il professor Antonio Saitta, ordinario di Diritto costituzionale all’Universita di Messina, come esperto di collegamento tra la commissione stessa e il comitato dei Saggi. Insomma, non bastava un inedito organo di consulenza della Presidenza del Consiglio dei Ministri, ci voleva anche una consulenza per permettere a Palazzo Chigi di comunicare con i duerami del Parlamento. Ancora una volta, si sta semplicemente cercando di complicare il procedimento di riforma imposto dall’articolo 138 della legge fondamentale. Una norma lineare che prevede tempi e maggioranze qualificate, paletti contro i quali si dovra scontare anche chi sta facendo di tutto per rendere piu barocco il lavoro delle prime Commissioni delle Camere. "Dobbiamo offrire una certezza sui tempi, che devono essere congrui, il Parlamento credo che li debba autodeterminare e i termini che si pone devono essere termini ordinatori e non possono ovviamente essere dei confini invalicabili", ha affermato Gaetano Quagliariello, ministro per le Riforme costituzionali, intervenendo nell’Aula del Senato nella discussione sulla procedura d’urgenza al disegno di legge costituzionale per la formazione del comitato. Ordine del giorno quantomeno opinabile, davvero non riusciamo a capire perche si debba costringere il Senato a dettare i tempi ad un organo di consulenza del Governo.Evidentemente, si preferisce inseguire l’esecutivo di Enrico Letta sullo sdrucciolevole terreno di un riformismo avulso dal contesto normativo vigente. Una condotta superficiale che - purtroppo - non stupisce. "Credo che quel richiamo nelle mozioni sia stato quanto mai opportuno, perche evidenzia di fronte al Paese che non si vuole, anche questa volta, usare il tempo come un alibi per rimandare ancora cio che non e rimandabile - ha proseguito il ministro -. Il governo ha ritenuto di dovere aderire all’invito del Parlamento, anche riguardo alla tempistica certa e in qualche modo urgente che le mozioni raccomandavano: da qui nasce questa richiesta d’urgenza. E un atto che in qualche modo accoglie un invito che era stato formulato e che credo vada giustamente interpretato. Ripeto: non come limite draconiano e insuperabile, ma come elemento di sensibilita nei confronti di un Paese che non puo pensare che dopo trent’anni, anche questa volta, con le riforme non si faccia sul serio, ma sivoglia soltanto prendere tempo, magari, come pure e stato detto, prendere tempo per dare un tempo a questo governo". Andare avanti ad ogni costo, con urgenza. Questo il motto del governo e della sua maggioranza. Peccato che l’ultimo comma dell’articolo 72 della Costituzione impedisca procedura d’urgenza per le leggi in materia costituzionale ed elettorale. Chissa se qualcuno dei saggi alzera il ditino per riportare all’ordine chi si abbandona a dichiarazioni  troppo fantasiose. Fare il legislatore - con ambizioni da costituente - e una cosa seria. Ma. Mas.









   
 



 
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