Il Parlamento Europeo ha approvato nei giorni scorsi il Regolamento COM 353/2011 che di fatto declassa i celiaci dai gruppi di consumatori le cui esigenze nutrizionali vanno particolarmente tutelate. E’ l’allarme lanciato dall’Associazione italiana celiachia (Aic). L’Aic sottolinea che "la celiachia non e una moda alimentare, i 135.000 pazienti italiani diagnosticati devono necessariamente sottoporsi a diete prive di glutine come unica terapia alla loro patologia autoimmune". E’ per questo che bisogna sradicare "l’equivoco per cui molti, pensando di avere una sensibilita al glutine, consumano cibi speciali ritenendo anche che siano piu sani, leggeri o addirittura dimagranti comporta poi una spesa considerevole: anche in tempi di crisi, 600.000 famiglie italiane spendono poco meno di 6 milioni di euro al mese per acquistare prodotti senza glutine di cui non hanno alcun bisogno. Una scelta peraltro pericolosa, perche puo impedire di diagnosticareadeguatamente casi di vera celiachia". Elisabetta Tosi, presidente dell’Aic, ha quindi ribadito come la celiachia non rappresenti una moda, ma una vera e propria malattia autoimmune, con precisi criteri diagnostici. Stiamo assistendo invece al tentativo di far passare la dieta senza glutine come un’alimentazione buona per tutti, piu sana e leggera, addirittura dimagrante" E. banalizzare la dieta senza glutine a dieta di moda ha portato l’Europa "a non riconoscere piu le esigenze nutrizionali dei celiaci: l’11 giugno scorso il Parlamento Europeo ha definitivamente approvato il nuovo Regolamento sui prodotti destinati ad alcune categorie vulnerabili della popolazione, che comprendono i lattanti, i bambini nella prima infanzia, chi ha bisogno di alimenti per i cosiddetti fini medici special" e perfino chi deve perdere peso, ma non i celiaci. Per di piu questo ritenere la sensibilita al glutine una sorta di patologia di massa spinge anche molti ristoratori a improvvisarsi cuochi "glutenfree", senza le necessarie conoscenze e competenze: questo sta mettendo a rischio la salute dei veri celiaci, per i quali una dieta senza glutine e l’unica terapia". Secondo alcuni la sensibilita al glutine sarebbe presente nel 6% della popolazione, ma non si tratterebbe di stime realistiche perche i numeri derivano da studi condotti su pazienti di ambulatori gastroenterologici, per cui "selezionati" e non rappresentativi della popolazione generale. Secondo AIC, numeri cosi elevati hanno portato a un clamore mediatico che spinge molti a scorrette autodiagnosi di intolleranza al glutine, imponendosi poi una dieta specifica e inutilmente costosa: per un prodotto per celiaci, infatti, si spende in media da due a tre volte di piu rispetto all’analogo con glutine. Cosi ogni anno in Italia si spendono 250 milioni di euro per prodotti senza glutine, ma solo 180-190 milioni sono quelli erogati gratuitamente dal Servizio Sanitario Nazionale per i pazienti con celiachia diagnosticata. "Lasensibilita al glutine non-celiaca e una sindrome caratterizzata da molteplici sintomi correlati al consumo di glutine, ma tuttora la sua esistenza non e stata scientificamente dimostrata ne accettata dall’intera comunita scientifica -spiega Gino Roberto Corazza, presidente Societa Italiana Medicina Interna (SIMI) e professore Ordinario di Medicina Interna all’Universita di Pavia - Gli studi finora pubblicati sono scarsi e con molti punti deboli; inoltre, a differenza della celiachia non vi sono alterazioni nel sangue ne lesioni intestinali, nonostante il paziente riferisca sintomi quando consuma glutine e dica di stare meglio escludendolo. La diagnosi percio e complessa: non abbiamo test sicuri, non esiste un protocollo definito e per cio che riguarda la dipendenza dei sintomi dal consumo di glutine dobbiamo fidarci di quanto afferma il paziente, ponendo la diagnosi per esclusione una volta accertata l’assenza di celiachia e allergia al grano. Di conseguenza, la sensibilita al glutinedeve essere gestita da medici specificamente competenti". Di contro, sappiamo che in Italia ci sono circa 465.000 celiaci che non sanno ancora di esserlo. "Per loro l’alimentazione fai da te senza glutine e ancora piu rischiosa, perche mettendosi a dieta non potranno piu essere diagnosticati, a meno che non ricomincino ad assumere glutine - sottolinea Tosi - La diagnosi di celiachia si basa infatti sull’evidenza dell’appiattimento dei villi intestinali, verificata tramite una biopsia intestinale e provocata proprio dall’assunzione di glutine: una volta a dieta, a meno che la diagnosi non sia stata troppo tardiva, il celiaco recupera in qualche mese un perfetto stato di salute e i villi appaiono di nuovo normali. Mettersi a dieta prima degli accertamenti necessari percio comporta l’impossibilita di arrivare alla diagnosi: non si potra sapere con certezza di quale patologia si soffre ne accedere al buono mensile di sostegno per l’acquisto di prodotti senza glutine da parte delSSN".
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