Rapporto Ecomafie 2013
 











34.120 reati, 28.132 persone denunciate, 161 ordinanze di custodia cautelare, 8.286 sequestri, per un giro di affari di 16,7 miliardi di euro gestito da 302 clan, 6 in piu rispetto a quelli censiti lo scorso anno. I numeri degli illeciti ambientali accertati lo scorso anno delineano una situazione di particolare gravita. Il 45,7% dei reati e concentrato nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa (Campania, Sicilia, Calabria e Puglia) seguite dal Lazio, con un numero di reati in crescita rispetto al 2011 (+13,2%) e dalla Toscana, che sale al sesto posto, con 2.524 illeciti (+15,4%). Prima regione del Nord Italia, la Liguria (1.597 reati, +9,1% sul 2011). Da segnalare per l’incremento degli illeciti accertati anche il Veneto, con un +18,9%, e l’Umbria, passata dal sedicesimo posto del 2011 all’undicesimo del 2012.
Crescono nel 2012 anche gli illeciti contro gli animali e la fauna selvatica (+6,4% rispetto al 2011), sfiorando quota 8.000, a una media diquasi 22 reati al giorno e ha il segno piu anche il numero di incendi boschivi che hanno colpito il nostro paese: esattamente +4,6% rispetto al 2011, un anno orribile per il nostro patrimonio boschivo dato che aveva fatto registrare un picco del 62,5% rispetto al 2010. E la Campania a guidare anche quest’anno la classifica dell’illegalita ambientale nel nostro paese, con 4.777 infrazioni accertate (nonostante la riduzione rispetto al 2011 del 10,3%), 3.394 persone denunciate e 34 arresti. E il discorso vale sia per il ciclo illegale del cemento sia per quello dei rifiuti.
E’ un’economia che non conosce la parola recessione quella fotografata da Ecomafia 2013, il rapporto annuale di Legambiente realizzato grazie al contributo delle Forze dell’ordine, con prefazione di Carlo Lucarelli ed edito da Edizioni Ambiente, sulle storie e i numeri dell’illegalita ambientale in Italia, presentato oggi a Roma nel corso di una conferenza stampa che ha visto la partecipazione, tra gli altri, delMinistro dell’Ambiente Andrea Orlando, del Presidente nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza, del responsabile dell’Osservatorio ambiente e legalita di Legambiente Enrico Fontana, del procuratore nazionale antimafia Giusto Sciacchitano, del Presidente della Commissione Ambiente della Camera dei Deputati Ermete Realacci e del Presidente della Commissione Giustizia della Camera dei Deputati Donatella Ferranti.
Nel ciclo del cemento bisogna segnalare il secondo posto della Puglia, che per numero di persone denunciate risulta essere la prima regione d’Italia; la leadership tra le regioni del Nord della Lombardia; la crescita esponenziale degli illeciti accertati in Trentino Alto Adige, quasi triplicati in un anno; il balzo in avanti della Basilicata, che con 227 illeciti arriva al decimo posto (nel 2011 era quindicesima). Nel ciclo dei rifiuti spiccano l’incremento dei reati registrato in Puglia (+24%), al terzo posto dopo Campania e Calabria, e il quinto posto raggiunto dallaSardegna. Anche in questa filiera  illegale la provincia di Napoli e al primo posto in Italia, seguita da Vibo Valentia, dove si registra un + 120% di reati accertati rispetto al 2011.
"Quella delle Ecomafie - ha dichiarato il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza  - e l’unica economia che continua a proliferare anche in un contesto di crisi generale. Che continua a costruire case abusive quasi allo stesso ritmo di sempre mentre il mercato immobiliare legale tracolla. Con imprese illegali che vedono crescere fatturati ed export, quando quelle che rispettano le leggi sono costrette a chiudere i battenti. Un’economia che si regge sull’intreccio tra imprenditori senza scrupoli, politici conniventi, funzionari pubblici infedeli, professionisti senza etica e veri boss, e che opera attraverso il dumping ambientale, la falsificazione di fatture e bilanci, l’evasione fiscale e il riciclaggio, la corruzione, il voto di scambio e la spartizione degli appalti.Semplicemente perche conviene e, tutto sommato, si corrono pochi rischi. Le pene per i reati ambientali, infatti, continuano ad essere quasi esclusivamente di tipo contravvenzionale e l’abbattimento degli edifici continua ad essere una eventualita remota. Anzi, agli ultimi 18 tentativi di riaprire i termini del condono edilizio si e anche aggiunta la sciagurata idea di sottrarre alle procure il potere di demolire le costruzioni abusive".
L’incidenza dell’edilizia illegale nel mercato delle costruzioni e passata dal 9% del 2006 al 16,9% stimato per il 2013. Mentre le nuove costruzioni legali sono crollate da 305.000 a 122.000, quelle abusive hanno subito una leggerissima flessione: dalle 30.000 del 2006 alle 26.000 nel 2013. A fare la differenza sono ovviamente i costi di mercato: a fronte di un valore medio del costo di costruzione di un alloggio con le carte in regola pari a 155.000 euro, quello illegale si realizza con un terzo  dell’investimento, esattamente 66.000 euro. Nonsarebbe comunque un buon affare se si corresse davvero il rischio della demolizione, ma si tratta di un’eventualita purtroppo remota: tra il 2000 e il 2011 e stato eseguito appena il 10,6% delle 46.760 ordinanze di demolizione emesse dai tribunali.
Una goccia nella vera e propria ondata di cemento abusivo che si e abbattuta sul nostro paese: dal 2003 al 2012 sono state 283.000 le nuove case illegali, con un fatturato complessivo di circa 19,4 miliardi di euro.
Ma la criminalita ambientale, oltre a coltivare i soliti interessi, sa anche cogliere tutte le nuove opportunita offerte dall’economia: l’Ufficio centrale antifrode dell’Agenzia delle dogane segnala che i quantitativi di materiali sequestrati nei nostri porti nel corso del 2012 sono raddoppiati rispetto al 2011, passando da 7.000 a circa 14.000 tonnellate grazie soprattutto ai cosiddetti cascami, cioe materiali che dovrebbero essere destinati ad alimentare l’economia legale del riciclo, che invece finiscono in Corea del Sud(e il caso dei cascami di gomma), Cina e Hong Kong (cascami e avanzi di materie plastiche, destinati al riciclo o alla combustione), Indonesia e di nuovo Cina per carta e cartone, Turchia e India, per quelli di metalli, in particolare ferro e acciaio.
Questi flussi garantiscono enormi guadagni ai trafficanti (coi proventi della vendita all’estero e il mancato costo dei trattamenti necessari per renderli effettivamente riciclabili) e un doppio danno per l’economia legale, perche si pagano contributi ecologici per attivita di trattamento e di riciclo che non vengono effettuate e vengono penalizzate le imprese che operano nella legalita, costrette a chiudere per la mancanza di materiali. Come confermato dalle inchieste svolte in Sicilia sul "finto riciclo", che hanno smascherato le nuove strategie criminali su questo fronte.
L’accentuata dimensione globale delle attivita degli ecocriminali, la diversificazione delle loro attivita, si accompagnano in maniera sempre piu evidente conl’altra piaga che affligge il nostro paese: la corruzione. In costante e inarrestabile crescita. Secondo la Relazione al Parlamento della Dia relativa al primo semestre 2012, le persone denunciate e arrestate in Italia per i reati di corruzione sono piu che raddoppiate rispetto al semestre precedente, passando da 323 a 704. E se la Campania spicca con 195 persone denunciate e arrestate, non sfigurano nemmeno la Lombardia con 102 casi e la Toscana a quota 71, seguite da Sicilia (63), Basilicata (58), Piemonte (56), Lazio (44) e Liguria (22). Di mazzette e favori si alimenta, infatti, quell’area grigia che offre i propri servizi alle organizzazioni criminali o approfitta di quelli che gli vengono proposti. Dal primo gennaio 2010 al 10 maggio 2013, sono state ben 135 le inchieste relative alla corruzione ambientale, in cui le tangenti, incassate da amministratori, esponenti politici e funzionari pubblici, sono servite a "fluidificare" appalti e concessioni edilizie, varianti urbanistichee discariche di rifiuti. La Calabria e, per numero di arresti eseguiti (ben 280), la prima regione d’Italia, ma a guidare la classifica come numero d’inchieste e la Lombardia (20) e al quinto posto della classifica, dopo Campania, Calabria e Sicilia, figura la Toscana. Insomma, a "tavolino" si spartiscono appalti, grandi e piccoli, in quasi tutte le province italiane con un enorme danno per la collettivita chiamata a sostenere oneri superiori a quelli che si sarebbero determinati nel rispetto della legge. Cosi, nel corso del 2012 il numero dei comuni sciolti per infiltrazione mafiosa e salito a 25 (erano 6 nel 2011).
Eclatante il caso Calabria: alla pervasiva presenza della ’ndrangheta la Calabria i suoi cittadini onesti stanno pagando, da troppo tempo, un prezzo insostenibile, come dimostrano sia le inchieste condotte dalla magistratura tra il 2012 e i primi mesi del 2013 sia i decreti di scioglimento dei consigli comunali. Un quadro clamoroso di questa insostenibilita emerge dalle232 pagine della relazione della commissione guidata dal prefetto Valerio Valenti, che ha portato allo scioglimento del comune di Reggio Calabria (9 ottobre 2012): la debolezza strutturale della macchina amministrativa ha rappresentato "un terreno fertile per la criminalita organizzata, nel tentativo di piegare al proprio tornaconto - anche per mera riaffermazione del principio del predominio territoriale - segmenti della amministrazione pubblica locale". Ma il comune di Reggio e solamente l’apice di quello che si configura come un vero e proprio "caso Calabria": nel corso del 2012 sono ben 11, su 25 totali, i comuni sciolti per infiltrazioni mafiose. E nei primi mesi del 2013 sono stati gia sciolti tre comuni, tra cui, ancora, quello di Melito Porto Salvo, mentre in altri otto sono ancora al lavoro le commissioni d’accesso. E dalla Calabria la ’ndrangheta ha inquinato ampio settori dell’economia di tutto il Paese, a partire dal ciclo del cemento e dei rifiuti, come dimostrano anche irecenti arresti avvenuti in Piemonte e Lombardia.
A completare il quadro, Ecomafia 2013 descrive anche l’attacco al made in Italy: nel 2012 (grazie al lavoro svolto dal Comando Carabinieri per la tutela della salute, dal Comando Carabinieri politiche agricole, dal Corpo forestale dello stato, dalla Guardia di finanza e dalle Capitanerie di porto) sono state accertati lungo le filiere agroalimentari ben 4.173 reati penali, piu di 11 al giorno, con 2.901 denunce, 42 arresti e un valore di beni finiti sotto sequestro pari a oltre 78 milioni e 467.000 euro (e sanzioni penali e amministrative pari a piu di 42,5 milioni di euro). Se si aggiungono anche il valore delle strutture sequestrate, dei conti correnti e dei contributi illeciti percepiti il valore supera i 672 milioni di euro. Il controllo delle mafie nasce dalle campagne, passa attraverso il trasporto e il controllo dei mercati ortofrutticoli all’ingrosso, e arriva alla grande distribuzione organizzata. La scalata mafiosa spessoapproda poi nella ristorazione, dove gli ingenti guadagni accumulati consentono ai clan di acquisire ristoranti, alberghi, pizzerie, bar, che anche in questo caso diventano posti ideali dove "lavare" denaro e continuare a fare affari.  
Anche per quanto riguarda la tutela del nostro patrimonio culturale alla minaccia dei clan si sommano altri interessi criminali, inettitudine e scarsa attenzione dei poteri pubblici, che lasciano troppe volte campo libero ai predoni d’arte. Secondo l’Istituto per i beni archeologici e monumentali del Consiglio nazionale delle ricerche (Ibam-Cnr), la perdita del patrimonio culturale ci costa circa un punto percentuale del Pil, calcolando il solo valore economico e non anche quello culturale che non puo essere calcolato. Nel corso del 2012 le forze dell’ordine hanno accertato 1.026 furti di opere d’arte (891 a opera dei carabinieri del Comando tutela patrimonio culturale), quasi tre al giorno, con 1.245 persone indagate e 48 arrestate; eancora 17.338 oggetti trafugati e ben 93.253 reperti paleontologici e archeologici recuperati, per un totale di oltre 267 milioni di euro di valore dei beni culturali sequestrati.
Il dovere della verita. Il 2 marzo del 1994, Legambiente presentava alla procura della Repubblica di Reggio Calabria l’esposto che avrebbe dato il via a una delle vicende piu inquietanti legate ai traffici e agli smaltimenti illegali di rifiuti nella storia del nostro paese: quella delle cosiddette "navi a perdere", o navi dei veleni per il presunto carico di scorie pericolose e radioattive, fatte affondare dolosamente nel Mediterraneo e in particolare al largo delle coste calabresi. Da allora non ci siamo mai stancati di chiedere che i fatti venissero accertati, soprattutto dopo la morte del capitano di fregata Natale  De Grazia, avvenuta il 12 dicembre 1995. Una richiesta che sentiamo il dovere di rinnovare, in maniera ancora piu forte, grazie all’approvazione da parte dalla Commissione parlamentared’inchiesta sul ciclo dei rifiuti, di due relazioni di grande valore: quella del 5 febbraio 2013 sul caso De Grazia, e quella del 28 febbraio sul fenomeno delle "navi a perdere", curate dal presidente della Commissione, Gaetano Pecorella e dall’onorevole Alessandro Bratti. L’impegno perche sia fatta luce sulla morte di Natale De Grazia avvenuta, come denuncia la stessa Commissione, per "causa tossica",  deve essere il primo passo in direzione dell’accertamento piu ampio della verita sulle cosiddette "navi a perdere" e sui possibili intrecci con altre vicende, come quelle dei traffici illegali di rifiuti in Somalia.
"I numeri e le inchieste riassunte in questo rapporto  - ha dichiarato il responsabile dell’Osservatorio ambiente e legalita di Legambiente Enrico Fontana - impongono, l’adozione di un pacchetto di misure indispensabili per contrastare in maniera decisamente piu efficace la minaccia rappresentata dai fenomeni di criminalita ambientale che avvelenano il nostropaese. La prima proposta riguarda l’introduzione dei delitti ambientali nel nostro codice penale, con l’approvazione  del disegno di legge gia licenziato dal governo Prodi nel 2007 e ripresentato in questa legislatura dal presidente della Commissione ambiente della Camera, Ermete Realacci, che consentira alla magistratura e alle forze dell’ordine di intervenire in maniera adeguata perche frutto di un’attenta e obiettiva valutazione dei fenomeni criminali, delle loro cause e delle loro conseguenze. La riforma del sistema di tutela penale dell’ambiente, prevista peraltro dalla direttiva Ue 99 del 2008 "sulla tutela penale dell’ambiente", che l’Italia ha formalmente recepito ma sostanzialmente disatteso, deve essere accompagnata da un’altra iniziativa legislativa non piu rinviabile: l’introduzione di norme che rendano effettiva l’azione di contrasto dell’abusivismo edilizio con la definizione di tempi e modalita certe in cui censire ed eseguire le demolizioni; il rafforzamento delfondo a disposizione dei comuni per procedere agli abbattimenti; sanzioni piu severe, fino alla misura estrema dello scioglimento degli enti locali inadempienti".
Tabella dell’illegalita:
Regione - infrazioni accertate - percentuale sul totale

Campania - 4.777 - 14,0%
Sicilia - 4.021 - 11,8%
Calabria - 3.455 - 10,1%
Puglia - 3.331 - 9,8%
Lazio - 2.800 - 8,2%
Toscana - 2.524 - 7,4%
Sardegna - 2.208 - 6,5%
Liguria - 1.597 - 4,7%
Lombardia - 1.390 - 4,1%
Emilia Romagna - 1.035 - 3,0%
Veneto - 995 - 2,9%
Umbria - 953 - 2,8%
Basilicata - 952 - 2,8%
Abruzzo - 822 - 2,4%
Piemonte - 799 - 2,3%
Friuli Venezia Giulia - 769 - 2,3%
Marche - 668 - 2,0%
Trentino Alto Adige 621 - 1,8%
Molise - 358 - 1,0%
Valle D’Aosta - 45 - 0,1%
Abusivismo Edilizio
E il fenomeno dell’illegalita diffusa legata al ciclo del cemento, ossia la costruzione di immobili senza autorizzazioni o inaree dichiarate inedificabili.
In Italia ha raggiunto proporzioni che non hanno confronto in altri Paesi, provocando pesanti conseguenze sullo sviluppo urbanistico, sulla qualita del paesaggio, sull’economia e sulla sicurezza del territorio. L’esplosione dell’abusivismo risale alla crisi degli anni Settanta, quando l’incertezza economica mosse una gigantesca corsa al mattone. In barba alle leggi, venne realizzato un numero impressionante di nuove unita immobiliari. Le seconde case, spesso lasciate vuote o occupate pochi giorni all’anno, invasero la penisola, sorgendo senza ordine ne coerenza devastando alcune delle localita piu belle del Paese.
La legge  47 del 1985 consenti per la prima volta in forma organica di regolarizzare le posizioni dei proprietari abusivi e dei fabbricati. Un provvedimento che inauguro la serie dei condoni edilizi: sanatorie che, ripetute nel 1994  e nel 2003, in nome di un millantato introito straordinario per lo Stato hanno invece fattoincassare pochi spiccioli e  premiato gli abusivi.
Uno degli aspetti piu rilevanti dell’abusivismo, come tanti casi di cronaca hanno drammaticamente dimostrato, e legato alla violazione delle norme in materia di sicurezza.
Come quelle, per esempio, che vietano o limitano l’edificazione nelle aree a rischio idrogeologico. Dati alla mano, salta all’occhio come il fenomeno sia maggiore nelle aree del Paese a tradizionale presenza mafiosa: in Campania, Sicilia, Calabria e Puglia si concentra il 46,2% delle infrazioni accertate dalle Forze dell’ordine.
Agromafia e Zoomafia
L’agromafia e l’attivita illegale della criminalita organizzata legata al mondo dell’agricoltura.
Si realizza attraverso forme di investimento e riciclaggio del denaro nelle coltivazioni, ma anche tramite truffe per ottenere fondi pubblici per lo sviluppo del settore agricolo. Le mafie sono direttamente coinvolte in tutta la filiera del prodotto: dal campo, al trasporto, alla venditanei mercati ortofrutticoli.
Specialmente nelle regioni del sud, sono migliaia i produttori che subiscono il controllo, attraverso minacce, soprusi ed estorsioni, della mano mafiosa. Quello rurale, poi, e un mondo dove, rispetto alle aree urbane, vige ancora molto forte l’omerta rispetto a questo tipo di dominio.
L’agromafia e diventata una miniera d’oro per le organizzazioni criminali: secondo le stime della Cia, la Confederazione nazionale agricoltori, fattura circa 10 miliardi di euro all’anno.
Con zoomafia si intende invece definire il settore criminale che trae profitto dal controllo di attivita illegali che hanno al centro gli animali. E un fenomeno che si estende dal Nord al Sud del nostro Paese e che vede la collaborazione della criminalita organizzata italiana con quella straniera. Il fatturato delle cosche specializzate in questo settore e stimato in 3 miliardi di euro. Un giro di denaro enorme che riguarda i traffici di cani e gatti con finti pedigree o di animaliesotici, il bracconaggio e il contrabbando di fauna selvatica, le scommesse illegali sulle corse clandestine dei cavalli (un terzo dell’intero fatturato) e i combattimenti fra cani. Ma nel novero delle attivita vanno inseriti anche il racket del pesce, la macellazione clandestina, i furti di bestiame e le sofisticazioni alimentari.
Archeomafia
E l’attivita delle organizzazioni criminali che operano nel settore dei beni culturali, dedite agli scavi archeologici clandestini, al furto e al traffico di opere d’arte. Per gli imprenditori del crimine il saccheggio archeologico e un’occasione unica per riciclare denaro, utilizzare i beni trafugati come moneta di scambio per partite di droga e armi, come mezzo di ricatto nei confronti dello Stato.
Aree archeologiche sono depredate ogni giorno in tutto il mondo: dal Nord Africa all’America Latina, all’Asia. Ma e il nostro Paese, principale giacimento mondiale di beni archeologici, quello piu esposto alla razzia delpatrimonio culturale.
Tre le figure tipiche del traffico di beni archeologici ci sono i tombaroli, che si occupano di "produrre il pezzo" attraverso scavi clandestini, furti e contraffazioni; i ricettatori, che trafficano il bene "piazzandolo" nel Paese d’origine se di valore medio-basso, all’estero se e invece medio-alto; i committenti-ricettatori, che rivendono gli oggetti a musei, case d’asta e privati in tutto il mondo. I reperti sono esportati clandestinamente - Nord America, Australia e Giappone le mete piu gettonate - dopo essere stati "ripuliti" attraverso false documentazioni ottenute in quei Paesi, come la Svizzera, che costituiscono veri porti franchi.
Il bottino piu appetibile in questo settore criminale e rappresentato dai reperti archeologici sommersi. La ragione e che questi beni, sconosciuti fino al ritrovamento, sfuggono alle ricerche perche non sono mai stati catalogati. Uno dei casi piu noti e quello dell’Apollo Sauroctonos, un’antica statua greca che comparvedal nulla nel museo di Cleveland, nell’Ohio. Secondo la versione ufficiale sarebbe stata acquistata presso una galleria d’arte svizzera e proveniente da una collezione privata tedesca, ma il governo della Grecia smenti questa ricostruzione, riuscendo a dimostrare che fu ritrovata in mare negli anni 90.
Incendi boschivi
Le cause naturali che possono scatenare un incendio boschivo sono estremamente rare. La presenza di una gran quantita di combustibile, la vegetazione, e di comburente, l’aria, non basta da sola a provocare il fuoco. Quello che manca, in un bosco, e il calore necessario per una reazione chimica a catena.
I roghi, quando non dipendono da irresponsabilita o distrazione, sono quasi tutti dolosi, ossia appiccati con l’intenzione di radere al suolo la vegetazione.
In parte si spiegano con la tradizione agropastorale che considera il fuoco un mezzo per procurarsi nuovo pascolo o, nel caso dei contadini, per rigenerare la fertilita del terreno. Nelresto dei casi, l’incendio doloso si lega quasi sempre a interessi speculativi legati all’edilizia, ma non solo: in alcune regioni il numero di incendi crea o conferma assunzioni di operai forestali precari. Non raramente e capitato che ad accendere un rogo siano stati proprio coloro che erano pagati per spegnerlo. Gia nel 2001 il Sisde denunciava la responsabilita degli stagionali in Sicilia, la pattuglia piu folta con oltre 30.000 addetti sui 68.000 del totale nazionale. Il 2007 e stato l’annus horribilis per i boschi italiani con oltre 10.000 incendi. Al fenomeno degli incendi dolosi l’Italia e storicamente vulnerabile ma negli ultimi anni ha aumentato le difese. Grazie a una campagna di sensibilizzazione e a una miglior organizzazione dell’apparato antincendio della Protezione civile e delle Regioni, gli interventi spesso evitano il peggio. Gli strumenti principali per frenare la devastazione delle aree protette restano pero l’applicazione di leggi per evitare la speculazione sullearee incendiate, il rafforzamento dei divieti e l’istituzione del catasto regionale delle aree attraversate dal fuoco.
Traffico di rifiuti
Lo smaltimento illegale di rifiuti industriali e il piu pericoloso campo d’attivita delle ecomafie e uno tra i business illegali piu redditizio.
Anziche essere trattati e gestiti secondo le norme, che ne assicurano lo smaltimento in regime di sicurezza ambientale e sanitaria, i rifiuti speciali vengono nascosti  e cosi avvelenano l’aria, contaminano le falde acquifere, inquinano i fiumi e le coltivazioni agricole, minacciano la salute dei cittadini, contaminando con metalli pesanti, diossine e altre sostanze cancerogene i prodotti alimentari.
In questo racket, insieme alle mafie, agiscono i manager delle aziende, faccendieri, amministratori locali e  tecnici senza scrupoli che insieme costituiscono una vera e propria associazione criminale, una Rifiuti Spa, che conta su pratiche collaudate di corruzione, frodeed evasione fiscale, attiva da nord a sud su tutto il territorio nazionale. I reati in questo campo possono avvenire in ogni fase del ciclo: produzione, trasporto e smaltimento. L’azienda puo dichiarare il falso su quantita o tipologia di rifiuti da smaltire, la classica truffa del c.d. giro bolla che falsifica la classificazione del rifiuto nei documenti d’accompagnamento, per dirottare il carico o farlo sparire, oppure affidare l’operazione a imprese che lavorano sottocosto sapendo che utilizzeranno metodi illeciti.
Il nostro Paese e anche il crocevia di traffici internazionali di rifiuti pericolosi e materie radioattive provenienti da altri Paesi e destinati a raggiungere, ad esempio via mare a bordo delle c.d. Navi dei veleni, le coste dell’Africa e dei paesi asiatici.  Proprio sui traffici illegali verso la Somalia stava conducendo un’inchiesta la giornalista Rai Ilaria Alpi, uccisa a Mogadiscio con l’operatore Miran Hrovatin nel 1994.
Ecomafia
E unneologismo coniato da Legambiente che indica quei settori della criminalita organizzata che hanno scelto il traffico e lo smaltimento illecito dei rifiuti, l’abusivismo edilizio e le attivita di escavazione come nuovo grande business in cui sta acquistando sempre maggiore peso anche i traffici clandestini di opere d’arte rubate e di animali esotici.
Dal 1994 L’Osservatorio Nazionale Ambiente e Legalita di Legambiente svolge attivita di ricerca, analisi e denuncia del fenomeno in collaborazione con tutte le forze dell’ordine (Arma dei Carabinieri, Corpo Forestale dello Stato e delle Regioni a statuto speciale, Capitanerie di porto, Guardia di Finanza, Polizia di Stato, Direzione investigativa antimafia), l’istituto di ricerche Cresme (per quanto riguarda il capitolo relativo all’abusivismo edilizio), magistrati impegnati nella lotta alla criminalita ambientale e gli  avvocati dei Centri di azione giuridica di Legambiente.
Tra le pubblicazioni annuali  il RapportoEcomafia e il dossier Mare Monstrum che raccontano le storie e i numeri degli assalti mafiosi all’ambiente. Rifiuti s.p.a. sono invece i dossier che denuciano il giro d’affari criminale legato allo smaltimento dei rifiuti.
Per combattere le Ecomafie Legambiente, insieme a un ampio schieramento di soggetti istituzionali e a migliaia di cittadini, chiede da tempo l’introduzione dei delitti ambientali nel Codice penale.

 

 









   
 



 
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