Occupazione e lavoro, il precario Enrico Letta
 











Presidente Enrico Letta

I sindacati certificano che il governo ha tutta l’intenzione di "adottare un provvedimento a favore dell’occupazione giovanile". E se uscirà qualche risorsa da mettere nella partita lo sapremo solo alla fine del confronto su fisco e evasione. Quando comincerà il confronto? Tra un paio di settimane, forse tre.
E’ lo sconfortante quadro uscito poche ore fa dal vertice tra sindacati e Governo a palazzo Chigi. Sconfortante perché cade da un giorno all’altro tutto il carattere di "urgenza" con la quale l’ideologia della larghe intese ci stava ammorbando da settimane. E, secondo, perché il cerchio si stringe sempre di sullo scacchiere europeo. E non perché le uniche risorse a disposizione siano in realtà le briciole dei fondi strutturali, bensì perché si è capito che un intervento convincente sull’occupazione o si fa sul serio oppure rischia di peggiorare la situazione. E per per farlo sul serio ci vogliono, come ricorda Cesare Damiano, non meno di 5miliardi.
Insomma, se da una parte è stata riconfermata l’idea di insistere sull’assunzione incentivata a tempo indeterminato, cosa che ha tranquillizzato i sindacati, dall’altra è stata posta la questione dell’emorragia di posti di lavoro prodotta dalla crisi. Non si può continuare con i pannicelli caldi della riforma del mercato del lavoro, ammesso che siano efficaci. Ma Letta non è nelle condizioni di rinunciarci. Anche perché è l’unica carta che ha in mano per convincere Bruxelles e Francoforte. E così in una lettera al Financial Times ecco spuntare la riconferma della flessibilità in entrata, ovvero il quadro contemplato nella riforma "Giovannini" della "riforma" Fornero, che prevede l’annullamento dei periodi di pausa tra un contratto e l’altro e l’estensione a 36 mesi della "acausalità". Contro la disoccupazione giovanile, continua Letta, "serve anche una dimensione europea, concentrata sugli strumenti per aiutare i giovani a trovare un lavoro o a iniziare un percorso diformazione". "Insieme alla Commissione e al Consiglio - aggiunge - dobbiamo rendere operativo il programma Youth Guarantee fin dal prossimo anno per essere certi che ogni persona sotto i 30 anni riceva un’offerta di lavoro, di formazione o di apprendistato entro 4 mesi dal termine del percorso educativo o dalla perdita di un lavoro". Inoltre "dobbiamo essere piu’ flessibili sull’uso dei fondi strutturali europei rendere immediatamente operative le risorse per il 2014 e 2015", tema sul quale la Banca Europea per gli Investimenti "ha un ruolo chiave".
La dotazione di un miliardo annunciata dal governo per il lavoro non convince nemmeno il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi. ’’Secondo me e’ un inizio - dice - non e’ sicuramente una cifra esaustiva’’. ’’Non e’ con un incentivo - aggiunge - che la situazione cambiera’’’. In quanto ’’per il riassorbimento dell’occupazione giovanile bisognerebbe creare "Per poter realmente raggiungere il riassorbimento della disoccupazionegiovanile - ha concluso Squinzi - bisognerebbe anzitutto creare lavoro; il lavoro si crea se si ritrova la crescita, quindi non sara’ una cosa immediata, non e’ con un incentivo che la situazione cambierà’".
Dure critiche al Governo arrivano infine anche da due studiosi, Francesco Giubileo e Isabella Rota Baldini. "Nonostante l’effetto della riforma Fornero sul mercato del lavoro sia ancora tutta da dimostrare, per l’ennesima volta - scrivono in un articolo comparso sul sito "linkiesta" - vengono avanzate proposte sul tema della flessibilità, che puntano alla possibilità di ridurre o addirittura eliminare l’intervallo di 60-90 giorni e di allargare a tutti i 36 mesi (e non solo al primo anno) l’applicazione della “acausalità”, ovvero l’eliminazione dell’obbligo di indicare i motivi di carattere tecnico, organizzativo, produttivo o sostitutivo che giustificano l’apposizione del termine al contratto. Non si nasconde, la sorpresa nel silenzio da parte dei sindacati verso questoargomento".
"Il sistema così proposto - scrivono ancora - pone le basi per conseguenze sociali rilevanti, basta osservare gli studi dedicati al caso spagnolo: i giovani che hanno iniziato con Aznar con un contratto atipico si trovano con Rajoy (20 anni dopo) nelle stesse condizioni precarie o peggio, disoccupati di lungo periodo". Fabio Sebastiani

 









   
 



 
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