Il "poker fiscale" non lascia scampo
 











L’attenzione, in Italia, e attualmente rivolta, un po’ per necessita un po’ perchè guidata dalle manovre e dalle promesse strategiche dei partiti, ai temi tambureggianti delle imposte piu odiose e pesanti, come l’Imu, la Tares, l’Irap e l’aumento dell’Iva.
Si e scritto e detto tantissimo sull’argomento della pressione fiscale; Berlusconi ha costruito, intorno alla sua "proposta shock", addirittura una campagna elettorale che gli ha fruttato una ripresa insperata.
Ora, pur di non perdere la faccia (e il voto) con l’elettore, il Cavaliere punta i piedi per l’abolizione (e la restituzione?) dell’imposta sulla prima casa.
La Cgia di Mestre ha rilevato il possibile "ingorgo fiscale" per le imprese messe alla prova con ben 24 scadenze nei due mesi finali dell’anno corrente.
Le affermazioni intorno a queste 4 grandi croci fiscali che (come spade di Damocle) puntano dall’alto verso la testa dei malcapitati sono, al momento, molteplici econtrastanti: il cittadino non ha garanzie ne certezze su eventuali abolizioni, riduzioni, posticipi o aumenti.
Va da se che un mero atto di slittamento di 3 mesi del pagamento di un’imposta, serve solo a posticipare di poco il problema per farlo tornare a galla comunque.
Gli italiani chiedono l’eliminazione delle tasse non il contentino o la grazia di poterle pagare dopo l’estate o dopo l’autunno.
Il problema va dunque risolto e non prorogato nel tempo.
Attraverso il "gioco delle 3 carte", i partiti puntano parecchio del loro futuro: sanno che e impossibile eliminare perche non c’e copertura ma cercano di prendere tempo, di addolcire la pillola, di far passare la calamita come inevitabile e di scaricare sul "rivale" (se ancora si puo utilizzare tale termine fittizio) le responsabilita.
Le urne sono sempre alle porte e un’uscita, goffa, da questo "esecutivo partecipato" e di emergenza nazionale, potrebbe indurre l’elettorato a bocciare chi ne fosseprotagonista.
L’attenzione, confusa e prolungata, posta sui 4 feticci della pressione fiscale, serve anche a distogliere lo sguardo da altre forme di tassazione piu subdole ma non meno pesanti per gli italiani.
Altre forme che pur essendo indirette (non commisurate al reddito) finiscono per colpire a catena tutti; con l’effetto di fermare, anziche promuovere, lo sviluppo nonche gli investimenti.
L’aumento dei bolli di Stato e passato, infatti, un po’ in sordina e non ha ricevuto l’eco giusta che merita.
I bolli da 1,81? sono stati aumentati a 2? e quelli da 14,62? a 16?.
Innanzitutto, va sviluppata una considerazione sul lavoro che ha portato alla formulazione dei precedenti importi cosi astrusi e ardui da raggiungere con banconote e monete; altrettanto difficili per ottenere dei resti precisi.
L’importo di 1,81?, infatti, pur moltiplicato per il controvalore euro/lira (1936,27), conduce alla cifra di 3504,6487 lire che non e, di certo, una cifra tonda da valutare erispettare alla precisione nel momento di decidere il cambio in euro; lo stesso vale per il bollo da 14,62 ? che, moltiplicato per il controvalore, riporta alla cifra insolita di 28308,2674 lire.
L’aumento degli importi dovrebbe fruttare una quota stimata intorno ai 200 milioni di euro (quasi quanto l’Imu riscossa da una citta come Milano nella prima rata di giugno dell’anno scorso).
Poi occorrera vedere se l’ulteriore rialzo condurra a una sensibile riduzione di tutte quelle pastoie burocratiche che prevedono l’utilizzo di tali balzelli, vista l’inventiva e la necessita degli italiani di risparmiare ove possibile.
L’iniziativa imprenditoriale, frenata da legacci, permessi e spese fisse, potrebbe risultare sfiduciata da questi bolli aumentati, dal momento che, nel calderone burocratico, spesso ne sono richiesti molti, non uno soltanto.
E’ bene precisare gli estremi, anche cronologici, per evitare confusione (e colpe addossate ai soggetti errati), di tale aumento; con laGazzetta Ufficiale del 25 giugno 2013, infatti, e stata pubblicata la legge n. 71 del 24 giugno 2013, inerente la conversione in legge, con modificazioni, del decreto legge n. 43 del 26 aprile 2013, con effetto dal giorno successivo alla sua pubblicazione.
Il decreto legge e un provvedimento urgente dell’esecutivo, in caso di necessita, ma per produrre efficacia deve essere convertito in legge entro 60 giorni. Per questo motivo, il decreto legge del 26 aprile 2013 e stato convertito in legge il 24 giugno, entro i 2 mesi previsti.
La data di emanazione del decreto, dunque, e il 26 aprile scorso. Occorre prestare attenzione proprio alle date perche Enrico Letta ha ricevuto il mandato il 24 di aprile, lo ha accettato il 27 dello stesso mese e il giorno successivo ha prestato giuramento. L’iter del decreto legge e il seguente: deliberato dal Consiglio dei ministri, e emanato dal presidente della Repubblica e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, con conseguente e immediatapresentazione alle Camere.
Il Consiglio dei ministri in cui e stato elaborato il decreto legge, si e riunito il 24 aprile, e iniziato alle ore 11.30 e ha approvato il testo un’ora dopo, sotto la presidenza di Monti, su proposta del ministro dello Sviluppo Economico (Corrado Passera), di quello dell’Ambiente (Corrado Clini), quello dell’Interno (Anna Maria Cancellieri) e quello dell’Economia (Vittorio Grilli).
All’epoca si e precisato "In particolare il decreto, da cui non derivano maggiori oneri per le finanze dello Stato, contiene misure in favore delle zone terremotate del maggio 2012 e per la ricostruzione in Abruzzo, l’emergenza rifiuti a Palermo, la proroga della gestione commissariale degli impianti di depurazione in Campania, la dichiarazione di Piombino come area di crisi industriale complessa e gli interventi necessari per assicurare la realizzazione nei tempi previsti delle opere per Expo 2015".
E’ opportuno considerare, per correttezza intellettuale e diinformazione, che il decreto di cui sopra non e un’emanazione dell’esecutivo di Berlusconi, ne di quello di Letta come le circostanze delle date avrebbero potuto far credere: si tratta, senza alcun dubbio o rimpallo di responsabilita, di uno degli ultimi atti del governo di Monti (in carica sino al 27 aprile).
Si tratta dell’ultima regalia agli italiani, con effetto a sessanta giorni, approvata dal parlamento attuale.
La conversione in legge, con modificazioni, da parte del parlamento, ha stabilito le nuove tariffe nell’allegato relativo proprio alle variazioni, in particolare all’art. 7, in materia di "Utilizzo delle risorse programmate con delibera CIPE 135 del 21 dicembre del 2012 relative alle spese obbligatorie".
Distrarre l’attenzione delle imprese e dei lavoratori italiani e una tattica diffusa e, purtroppo, efficace, poiche sostenuta da un opportuno silenzio mediatico. L’influsso negativo di questi aumenti, per se stessi non roboanti e indiretti, ha effetto sull’interacittadinanza, a catena, in un mercato cosi corto e stretto.
A cio si abbini la confusione su quelle imposte piu diffuse e corpose che, nonostante lo slittamento di qualche settimana, stanno per piovere sulle spalle curve di tutti.
E’ importante sapere, tuttavia, quali esecutivi siano stati a decidere, per evitare almeno la penosa e rituale canzonatura (sulle responsabilita), che il popolo italiano non merita, per di piu in aggiunta alla pressione immane del fisco.
Occhi aperti anche sui "responsabili" e sui firmatari delle imposte in scadenza alla fine dell’anno, confrontando gli atti con le dichiarazioni e le promesse sbandierate in precedenza; con l’accortezza, infine, di ricordarsene in cabina elettorale (nel caso in cui proprio ci si trovi dentro) con la matita in mano.Marco Manago









   
 



 
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