Berlusconi: ’Io non mollo’
 











Se qualcuno pensava (sperava) in un passo indietro di Berlusconi, dovrà ricredersi. E anzi, a dispetto delle frasi ottimiste di Enrico Letta, il governo non è mai stato così in bilico. Perché quando il cavaliere dice ai militanti del Pdl «io resisto», intende dire che no, non chiederà la grazia (che vorrebbe dire ammettere la colpevolezza) né si dimetterà da senatore. Anzi, quando (se?) il pd voterà per la sua decadenza da palazzo madama (il che dovrebbe avvenire a settembre) «un minuto dopo i ministri del pdl si dimetteranno dal governo». Con tanti saluti alle larghe intese. Le cose, dunque, stanno così, mentre l’esecutivo guidato da Letta deve ancora sciogliere altri nodi potenzialmente scorsoi per il suo gvoerno: l’Imu, innanzitutto.
Resistere, è la parola d’ordine del Cavaliere. E prendere tempo. Per ora non ci saranno alzate d’ingegno, rotture clamorose; forse Berlusconi spera ancora in un segnale dal Quirinale. Ma senza una richiesta digrazia, Napolitano non farà alcuna mossa: su questo è stato molto chiaro nella nota di Ferragosto. Ieri sera, comunque, il leader del Pdl ha rotto per la prima volta il silenzio, dopo giorni di ritiro ad Arcore a rimuginare sulla sentenza di condanna per frode fiscale e sulla dichiarazione del presidente della Repubblica, sulla quale aveva riposto molte speranze ma che, dal suo punto di vista, è stata certamente deludente. Berlusconi ha chiamato in viva voce al cellulare gli attivisti del partito impegnati nella raccolta di firme al gazebo di Bellaria, sulla riviera riminese: «Farò fino all’ultimo l’interesse del Paese e degli italiani. Andate avanti con coraggio, io resisto. Non vi farò fare assolutamente brutte figure. Prepariamoci al meglio».
Il coordinatore regionale Pdl della Lombardia, Mario Mantovani, ha ricevuto la telefonata dell’ex premier mentre si avvicinava al gazebo. A quel punto ha voluto mettere in viva voce Berlusconi, che è stato accolto da un lungo applauso.«Berlusconi», ha commentato Mantovani, «è stato favorevolmente colpito dal fatto che, in pieno agosto e sotto la calura, degli attivisti si stessero prodigando per raccogliere le firme a suo favore». Tanto a Roma c’è chi lavora per logorare Letta: i falchi del partito minacciano di far cadere il governo un giorno sì e l’altro pure e c’è da scommettere che c’è l’ok di Berlusconi. Non per nulla, Fabrizio Cicchitto oggi ha diramato una nota ufficiale per dire che «per far vivere questo governo bisogna essere in due, forse più di due». «Berlusconi - ha aggiunto Cicchitto - è determinante per la tenuta di un governo che giustamente molti di noi auspicano che abbia la durata prevista perché le alternative sono certamente del tutto negative» (da notare che dice «Berlusconi è determinante» e non «Pdl»). E se Cicchitto riconosce a Letta di aver imboccato la giusta linea sull’Europa - «ha detto delle cose del tutto condivisibili», resta il problema di Berlusconi. Che «non è un problema suopersonale ma politico» per due serissime ragioni di fondo: dal ’92, secondo Cicchitto, «c’è un uso politico della giustizia da parte di un settore della magistratura» (in realtà tutta la magistratura, visto che la condanna per il Cavaliere è arivata in tutti e tre i gradi di giudizio) e  «la vicenda riguardante Berlusconi è diversa anche da quella di Craxi perché il primo ha tuttora con sé un partito assai forte, il sostegno di circa 10 milioni di italiani, ed è determinante per la tenuta del governo». Di nuovo.
Di opinione opposta l’ex presidente del Senato ed ex forzista Marcello Pera che ha chiesto pubblicamente a Berlusconi di farsi da parte per far nascere «un partito con congressi veri», «un partito vero». Vallo a dire a Berlusconi.









   
 



 
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