Lavrov: ’Non ci sono fatti, ci sono semplicemente dichiarazioni’
 











Mosca dubita (per usare un generoso eufemismo) delle prove fornite dagli Usa sull’uso di armi chimiche da parte di Damasco: "Ci hanno mostrato alcuni materiali che non contengono nulla di concreto e che non ci convincono. Non ci sono né mappe geografiche né nomi. Inoltre ci sono molte incongruenze, restano moltissimi dubbi". Il ministro degli Esteri Lavrov sfoggia anche un sottile sarcasmo: "Non ci sono fatti, ci sono semplicemente dichiarazioni che loro sanno per certo". "E quando voi chiedete delle conferme più dettagliate - ha proseguito - loro dicono che è tutto segreto e che per questo non possono farci vedere: vuol dire che non vi sono elementi per la cooperazione internazionale". "Anche quello che ci hanno fatto vedere in precedenza e ultimamente i nostri partner americani, come pure quelli britannici e francesi, non ci convince assolutamente". Lapidaria la conclusione del capo della diplomazia russa, che ha voluto ricordare anche altridossier caldi come quelli iraniano e nordcoreano:"Russia e Cina sono esclusivamente per soluzioni diplomatiche" e sono "contrarie al ritorno al linguaggio degli ultimatum e alla rinuncia del negoziato".
Anche la Siria incassa le incertezze crescenti che si fanno strada nelle cancellerie occidentali. Se ne è fatto interprete il vice premier Qadri Jamil, che ha sottolineato come la determinazione della Siria a rispondere ad un attacco americano "ha sventato l’aggressione". "Rimaniamo con il dito sul grilletto", ha aggiunto Jamil, ammonendo che la risposta ad un attacco potrebbe colpire ovunque. Poi la stoccata finale: che l’annuncio di ieri del presidente americano Barack Obama ’’sia solo un rinvio o un dietrofront’’, l’atteggiamento dell’amministrazione Usa su un possibile attacco in Siria ’’è diventato ormai oggetto di sarcasmo da parte di tutti’’. Più esplicito ancora il quotidiano statale siriano Al-Thawra in un editoriale in prima pagina: "Obama ha annunciato ieri, direttamente oimplicitamente, l’inizio della storica ritirata americana".
Intanto, il capo della maggioranza Harry Reid ha rivelato che il Senato americano voterà la risoluzione sull’uso della forza in Siria non più tardi della settimana del 9 settembre e che saranno tenute pubbliche audizioni e un briefing top secret con i vertici dell’amministrazione.
Quanto alla Francia, il ministro dell’Interno Manuel Valls ha chiarito che La Francia non agirà da sola in Siria, ma attenderà una decisione degli Usa, dopo il dibattito al Congresso.  "Abbiamo bisogno di una coalizione", ha aggiunto. Il premier Jean-Marc Ayrault ha in programma domani un incontro con principali esponenti parlamentari e dell’opposizione per discutere. Come si vede, la determinazione dei "volenterosi" vacilla.

 









   
 



 
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