Disavanzo al 3,1%. Letta: lo ridurremo
 











Mancando gli introiti dell’Iva al 22% e dell’Imu, e con meno introiti fiscali e contributivi a causa dell’inflazione, il disavanzo pubblico è salito al 3,1%. Sopra quel tetto del 3% che da anni apparentemente certifica che un Paese è “virtuoso” secondo i criteri di Maastricht perché non spende più di quello che incassa. In realtà non è vero perché il debito pubblico è salito in due anni al 130% dal 120% di novembre 2011. L’Europa non deve preoccuparsi, ha assicurato Enrico Letta. Entro fine anno si tornerà sotto il 3% e non ci sarà il rischio che la tecnocrazia di Bruxelles apra una procedura di infrazione contro l’Italia. Le modalità e gli strumenti con cui si raggiungerà tale obiettivo sono tutte da vedere visto che Renato Brunetta del PdL ha avvertito che se l’Iva dal 1 ottobre aumentasse, come peraltro era stato inizialmente previsto, il centrodestra uscirà dalla maggioranza e il governo non potrà che cadere. L’economia, ha ammesso PalazzoChigi, registrerà a fine anno un calo dell’1,7% accentuato dal crollo registrato in luglio dal fatturato delle imprese e dagli ordinativi della clientela. Mentre la disoccupazione impazza il governo non sa più a quale santo votarsi e il timore diffuso è che a fronte di una crisi di governo la speculazione possa tornare all’attacco sui Btp decennali facendo tornare in alto lo spread con i Bund tedeschi. Il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, ha garantito che nel 2014 ci sarà una crescita dell’1%. Più una speranza che una promessa visto che la moria di imprese continua e che il preteso segnale di svolta non si riesce ad intravedere.
I Comuni da parte loro piangono per la cancellazione dell’Imu sulla prima casa e battono cassa. Senza i corrispettivi della prima rata dell’Imu, non potremo pagare gli impegni di spesa primari come gli stipendi dei dipendenti, ha lamentato Piero Fassino, sindaco di Torino e presidente dell’Anci, nel corso di un’audizione davanti alla CommissioneBilancio della Camera. Dal 2007 ad oggi, ha insistito, il contributo finanziario dei Comuni per risanare i conti pubblici ha toccato i 16 miliardi. E sono soldi che hanno permesso all’Italia di restare dentro il Patto di stabilità europeo, quello del 3% del disavanzo sul Pil. Quindi senza i soldi del’Imu, i Comuni dovranno poter contare su nuovi introiti, come la tassa di soggiorno da applicare a tutti i turisti e in tutte le città. Senza soldi, ha concluso l’ex segretario del PD, i comuni non potranno nemmeno coprire le buche delle strade che negli ultimi mesi sono diventate uno degli argomenti più utilizzati nella polemica dei cittadini contro l’assenza delle amministrazioni locali. Si dovrà definire poi in tempi brevi anche la struttura della annunciata Service Tax che sostituirà l’Imu e la Tares. I Comuni hanno fame di soldi e come il Governo si aspettano che a tirarli fuori siano i cittadini. Come sempre.Marco Angelotti









   
 



 
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