Ilva, l’allarme dei medici "Danni per tre generazioni"
 











"Anche se l’Ilva dovesse spegnersi in questo momento i tarantini continueranno a pagare conseguenze sanitarie almeno per le prossime tre generazioni, per cui è urgente chiudere i rubinetti dell’inquinamento prima di pensare a qualsiasi altra cosa". A lanciare l’allarme è Agostino Di Ciaula, presidente della sezione pugliese dell’Associazione internazionale Medici per l’ambiente nel corso del convegno ’Salute, Ambiente, Lavoro nella città dell’acciaiò organizzato a Taranto dall’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri di Taranto e Brindisi.
"L’area a caldo - ha detto ancora Di Ciaula - continuerà a produrre una quantità impressionante di inquinanti nonostante le prescrizioni dell’Autorizzazione integrata ambientale". Per il presidente dell’Ordine dei medici di Taranto Cosimo Nume "il primo modo per risolvere il problema è affrontarlo, conoscerlo, e cercare le soluzioni. Non siamo qui - ha aggiunto - non per fare allarmismo, ma ci dobbiamomuovere. Sono a confronto tutti i medici d’Italia perché Taranto, attraverso la conoscenza seria e rispettosa delle regole della scienza, arrivi a non subire oltre l’insulto di malattie gravi".
Altrettanto "allarmanti" sono i dati sugli effetti dell’inquinamento che incidono sull’infertilità. "Per questo urge istituire un osservatorio epidemiologico", ha detto la ginecologa Raffaella Depalo, dell’Unità di Fisiopatologia Riproduzione Umana Policlinico di Bari.
Da una ricerca è emerso
che una coppia su 4 nell’area di Taranto è sterile e il 26% delle donne è in menopausa precoce. "In uno studio che abbiamo presentato l’anno scorso al congresso della Società europea di embriologia - ha aggiunto la dottoressa Depalo - abbiamo evidenziato nelle donne, e in particolare nelle cellule della granulosa che sostengono l’ovulo nella crescita e lo portano nella maturità, delle alterazioni nella catena di espressione dei recettori per gli estrogeni, sostanze che sostengono la crescitafolicolare e la maturazione ovocitaria".
Poi, ci sono i tumori. Sono 22.500 gli abitanti di Taranto che, in questo momento - è stato sottolineato - rischiano di ammalarsi di cancro, considerando la sola inalazione degli inquinanti, le 4mila tonnellate di polveri, le 11mila tonnellate di diossido d’azoto, le 11.300 tonnellate di anidride solforosa, le 7 tonnellate di acido cloridrico che gli impianti dell’Ilva scaricano nell’aria ogni anno.
Ma gli inquinanti emessi dagli impianti dell’area di Taranto non si assorbono solo respirando: nei bambini, la quantità di diossina assunta per ingestione - attraverso la catena alimentare, soprattutto negli alimenti grassi, pesce, latte, carni - è due volte e mezzo quella per inalazione.
"I registri dei tumori indicano, nel nostro Paese, un aumento di circa il 2% annuo dell’incidenza del cancro - spiega il presidente dell’Isde, Ernesto Burgio. - Questo significa che, se continuiamo così, nel 2020, in Italia, almeno una persona su duesvilupperà una neoplasia. La normalità sarà dunque avere il cancro, non essere sani".









   
 



 
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