Truffa del solare, nuovo blitz alla Regione
 











Un blitz negli uffici dell’assessorato alle Attività produttive. La sensazione che i parchi abusivi siano tanti, troppi, in tutta la Puglia. E la caccia ai responsabili negli uffici della Regione che hanno rilasciato le autorizzazione per l’installazione dei pannelli fotovoltaici. Nei giorni scorsi i carabinieri hanno sequestrato nuovi documenti nell’assessorato alle Attività produttive di corso Sonnino. Su disposizione del pm Francesco Bretone cercano documenti sulle strutture autorizzate dal 2008 al 2010. L’inchiesta parte dalla realizzazione di un parco a Restinco: l’autorizzazione regionale alla società Sun Energy viene firmata il 24 dicembre dall’allora dirigente dell’ufficio, Davide Pellegrino (oggi capo di gabinetto del presidente, indagato per abuso di ufficio per questa vicenda).
Oltre all’insolita data di autorizzazione, il pm Bretone contesta che quel sì non poteva essere rilasciato perché i terreni erano gravati da un pignoramento per15 milioni di euro all’incirca. Una circostanza che era stata segnalata il 2 marzo del 2010 da un industriale tedesco, Wolfgang Gehrlicher. "In occasione della verifica documentale con le banche finanziatrici per l’inizio delle attività legate all’autorizzazione unica del 24 dicembre 2009, è emerso che tutti i terreni offerti in locazione dalla Conserfrutta srl dei fratelli Rosato sono gravati da ipoteche giudiziarie per svariate decine di milioni di euro...". L’imprenditore aveva anche versato una caparra, per poi fermarsi però davanti al problema burocratico. Non si sono evidentemente fatti problemi invece gli spagnoli che non si sono fermati e hanno invece sottoscritto l’accordo con l’installazione dei pannelli.
Al momento gli indagati dell’inchiesta di Bretone sono cinque. Ma è chiaro che si tratti soltanto di un piccolo problema di un fenomeno invece molto diffuso e che interessa tutte le autorità giudiziarie della Regione. In Puglia sono installati 38mila dei circa 550milaimpianti fotovoltaici italiani, un’aggressione selvaggia che ha portato danni all’ambiente e problemi economici: la crisi della Saem (una delle più importanti società di installazione, ammessa al concordato preventivo dal tribunale di Bari) ha creato un buco da quasi 100 milioni con proprietari dei terreni, subappaltatori che rischiano di non vedere nemmeno un euro.
Il problema è stata l’installazione selvaggia nel 2009 degli impianto da un Megawatt (non necessitavano delle autorizzazioni ambientali), al centro anche dell’inchiesta condotta a Bari dal pm Bretone. Proprio quest’estate il nuovo dirigente del settore, Patrizio Giannone, ha individuato grazie ai rilievi dall’alto 150 concentrazioni di mini impianti sospetti e ha scritto a quattro procure, tra cui quella di Bari, per chiedere di valutare se ci sono state una serie di reati che vanno dalla violazione della legge in materia ambientale, di autorizzazioni, urbanistica, oltre alla lottizzazione abusiva e all’indebitapercezione di agevolazioni pubbliche. Giuliano Foschini,repubblica

 









   
 



 
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