Siria. La metamorfosi di Kerry
 











Di necessità virtù. La sonora batosta diplomatica rimediata da Washington sulla questione siriana viene occultata come polvere sotto il tappeto. L’ultima ramazzata è del segretario di Stato John Kerry ha lodato lunedì il “consenso della Siria” che ha permesso di avviare in “tempi record” la distruzione delle sue armi chimiche. Dalle minacce alle lodi, cosa si riesce a fare per evitare di perdere del tutto la faccia di fronte a quella che è indiscutibilmente una vittoria solo russa. Mosca ha da sempre spinto per la soluzione politica e diplomatica al conflitto e la titubanza dei principali alleati degli Usa riguardo ad un impegno militare alla fine hanno messo Obama nella condizione di dover abbozzare. “Il processo è stato avviato a tempo di record e siamo molto grati alla Russia per la sua collaborazione, ma naturalmente anche alla Siria per la sua approvazione”, ha affermato Kerry  a margine del summit dell’Asean a Bali, in Indonesia, dove haincontrato il suo omologo russo  Sergei Lavrov. Insomma, ora i nordamericani vestono disinvoltamente i panni dei mediatori concedendo a Mosca il ruolo di collaboratore. E gran parte del mondo ci crede pure. Il piano russo, in realtà, è riuscito alla perfezione soprattutto graze all’inflessibilità di Mosca di fronte alla minacce statunitensi, quando un cedimento avrebbe significato ripetere lo scenario libico. Ora che l’amore di facciata è scoppiato sono Stati Uniti e Russia che intendono fare pressione sulle Nazioni Unite per fissare nella seconda metà di novembre la conferenza di pace per la Siria, quella Ginevra 2 più volte rimandata proprio a causa delle pressioni nordamericane per un intervento militare. “E’ nostra mutua speranza che ciò possa avvenire a novembre, e siamo entrambi decisi e determinati a consultare i nostri amici in questo impegno per cercare di assicurare che avvenga a novembre”, ha detto il segretario di Stato Usa, aggiungendo che “una data finale e i terminidi partecipazione dovranno essere determinati dalle Nazioni Unite”. L’Onu, dal canto suo, è impegnata nello smantellamento delle armi chimiche al quale si è arrivati proprio grazie alla mediazione russa e alla volontà siriana di uscire dalla guerra. Una piccola squadra di una ventina di esperti dell’Onu e dell’Opac (Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche) è in Siria dal 1° ottobre per avviare la distruzione dell’arsenale chimico siriano e Martedì il segretario generale delle Nazioni unite Ban Ki-moon la “prima (nel suo genere) nella storia delle due organizzazioni”, ha affermato Ban. Nell’annunciare la missione il segretario Onu ha dovuto implicitamente Ammettere che alcuni arsenali sono sotto il controllo dei “ribelli”: “Sarà necessario che (la missione, ndr) attraversi le linee del fronte, in alcuni casi controllate da gruppi armati che sono ostili a tali missioni comuni”, ha affermato. L’operazione di disarmo chimico avverrà in tre fasi, di cui la prima è già iniziatacon la piena collaborazione del governo siriano. La seconda fase, fino al 1° novembre, dovrebbe consentire la distruzione di tutti gli impianti di produzione delle armi chimiche. L’ultima, che finirà il 30 giugno 2014, sarà quella della distruzione di circa 1.000 tonnellate di prodotti tossici ripartiti su una quarantina di siti, molti dei quali nelle zone controllate dagli oppositori del governo. Jana Villarosa









   
 



 
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