Alla fine si ritorna sempre lì, a Silvio Berlusconi. E al voto che ne decreterà la decadenza ai fini della legge Severino, dopo la condanna definitiva per frode fiscale. Il nodo è quello della formula con cui il voto sarà espresso: palese o segreto. Il presidente del Senato, Piero Grasso, a margine del suo viaggio ufficiale a Washington, ha buttato lì una frase che ha scatenato l’ira dei due capigruppo del Pdl, Renato Brunetta, e Renato Schifani. «Se il voto sarà segreto - aveva commentato il numero uno di Palazzo Madama - bisognerà vedere se sarà davvero un voto di coscienza o se dipenderà piuttosto da interessi diversi». Per poi aggiungere: «Se invece il voto sarà palese, tutto sarà più chiaro». "Le dichiarazioni di Grasso sul voto segreto o palese - è la replica di Brunetta - non sono da presidente del Senato, ma da uomo di parte, anzi di fazione. Ritenere che i senatori col voto segreto possano rispondere a interessi diversi dallacoscienza è una insinuazione gravissima». Secondo l’esponente pidiellino le parole di Grasse contraddicono il «suo ruolo di garante della dignità dei parlamentari". E infine la citazione di una frase di Giovanni Falcone: «Il sospetto è l’anticamera della calunnia». «Cerchi di far valere le regole - è la conclusione - invece che inventarne di nuove ad uso delle sue attitudini inquisitorie». Anche Schifani, predecessore di Grasso sullo scranno principale del Senato, va all’attacco e lo fa dal punto di vista procedurale: «È molto grave che il presidente Grasso ipotizzi il voto palese sulla decadenza, essendo il Regolamento sul punto chiaro ed inequivocabile. Un’eventuale interpretazione diversa in Giunta per il Regolamento, a colpi di maggioranza, sarebbe inaccettabile e noi ci opporremmo strenuamente ad una simile forzatura. Ci auguriamo che si sia trattato di un malaugurato fraintendimento. Un chiarimento sarebbe quantomeno opportuno». -Ancor più dure le parole di Fabrizio Cicchitto:«Il senatore Grasso dimentica di essere presidente del Senato e si qualifica solo come uomo di parte. Si tratta di forzature non solo inaccettabili, ma anche di una irrazionale ricerca della rissa». Amaro il commento della deputata Elvira Savino: «Bisogna riconoscere che il Pd ci sta prendendo per fessi e purtroppo con indiscutibile successo». -In difesa del presidente del Senato si schiera invece Luigi Zanda, capogruppo dei senatori del Pd: «Non c’è niente di incredibile o di fazioso nelle dichiarazioni del presidente Grasso. Le sue, sono solo parole di buon senso». Il voto sulla decadenza, ha poi sottolineato Zanda, «è una questione che va trattata esclusivamente sotto il profilo della legalità regolamentare. Sarebbe un errore, da parte di chiunque, trattare la questione politicamente». - Una polemica che la distanza tra Roma e Washington per il momento tiene un po’ sottotraccia, senza le controrepliche dell’interessato. Ma la questione sta scatenando nuovi attriti all’internodello stesso Pdl. Grasso, che ha fatto sapere che della questione si occuperà al suo ritorno dagli usa, si era detto anche convinto che il voto sulla decadenza non avrà ripercussioni sulla tenuta dell’esecutivo. E sulla stessa linea si era espresso anche il ministro Maurizio Lupi, una delle colombe protagoniste dello strappo delle settimane scorse: «La crisi di governo è una pagina chiusa, archiviata. Tre settimane fa si è votata una fiducia al governo Letta e con quel voto si è preso un impegno chiaro: attuare il programma e lavorare fino al marzo 2015. Solo in quel momento faremo una verifica insieme e tireremo le somme». E ancora: «L’equazione decadenza-crisi non c’è più. Ma per altri la legge Severino non sarebbe stata applicata. O comunque non sarebbe stata applicata così. Con Berlusconi si stanno usando metodi mai usati nella storia di questo Parlamento». Non la pensa così Maria Stella Gelmini: «Rispetto l’opinione di Lupi ma non la condivido. Espellere dal parlamento unarappresentanza politica e con lui milioni di italiani che hanno votato Berlusconi senza avere nemmeno concesso un ricorso alla corte Costituzionale o alla Corte europea per verificare l’applicabilità e la legittimità costituzionale della Legge Severino credo sia un fatto gravissimo e lacerante per i rapporti interni alla maggioranza». E alla domanda sulla possibile apertura di una crisi ha risposto: "Non sta a me annunciarlo, ma non si può liquidare questo tema come un fatto personale di Berlusconi: è un fatto politico e molto rilevante".
|