Dibattito sull’applicazione della legge 180 anche alla Camera: nella seduta inaugurale arrivano le risposte scritte alle precedenti interrogazioni: sguardo puntato sugli ospedali psichiatrici, con attenzione particolare alle strutture del sud A trenta anni di distanza dalla nascita della legge Basaglia sulla salute mentale si continua a dibattere sull’applicazione o sulla mancata applicazione del provvedimento. Lo fa ad esempio la pattuglia radicale eletta nelle liste del Pd a Montecitorio con un’interrogazione in cui chiede conto della gestione di alcuni istituti. I sei firmatari dell’atto, con in testa Maria Antonietta Farina Coscioni, ricordano che la legge 13 maggio 1978 ha "fondato un nuovo approccio e proposto nuovi metodi e modelli rispetto a quelli sino ad allora seguiti per la cura delle malattie mentali, ponendo le basi per la chiusura degli ospedali psichiatrici, strutture sanitarie speciali deputate alla cura di soli pazienti affettida malattie mentali, favorendo la sostituzione di tali strutture con presidi sanitari pubblici territoriali e, ove necessario, ricorrendo alla degenza dei malati mentali nelle ordinarie strutture ospedaliere pubbliche o convenzionate". I parlamentari puntano però l’indice su alcuni casi messi in luce da un reportage di Gianni Lannes sulla rivista Diario della settimana, del 16 marzo 2007 in cui vengono affermati episodi di estrema gravità avvenuti in tre strutture sanitarie di proprietà formale dell’ente ecclesiastico Congregazione ancelle della Divina Provvidenza, ubicate in Foggia, Potenza e Risceglie. Dalla lettura dei reportage - si legge nell’interrogazione - emerge la convinzione dell’autore che si sia in presenza d’una violazione della normativa, tanto che lo stesso cita alcuni passi della relazione conclusiva della XII Commissione parlamentare permanente per descrivere quanto da lui verificato "sul campo": "nonostante l’indirizzo legislativo teso a evitare il riutilizzodegli ospedali psichiatrici per i servizi di assistenza al disagio mentale, i piani regionali dimostrano come questa soluzione sia frequentemente adottata e la norma legislativa elusa" con la trasformazione dei degenti in ospiti. Anche durante la scorsa legislatura i radicali avevano presentato un’interrogazione sugli stessi argomenti, alla quale è arrivata risposta scritta nella seduta inaugurale della nuova Camera. Nella risposta il sottosegretario alla Salute Antonio Gaglione, ha affermato che dalle relazioni previste sull’applicazione della legge è emerso che la situazione di maggiore criticità, con un numero ancora consistente di soggetti presenti in strutture di grandi dimensioni, risultava proprio quella della Regione Puglia. Secondo Gaglione però, nonostante una serie di carenze e di ritardi puntualmente segnalati, non sono state riscontrate situazioni del tenore descritto dall’articolo citato nell’interrogazione parlamentare. Relativamente alla struttura "Don Uva" diPotenza, la Regione Basilicata ne ha comunicato la chiusura nel giugno 2005 e la struttura attualmente opera come centro di riabilitazione psicosociale. Il 26 aprile 2007, il Nucleo antisofisticazioni (N.A.S.) dei Carabinieri di Potenza ha effettuato una ispezione presso il "Don Uva", rilevando carenze igienico-strutturali, le quali "non costituiscono un pregiudizio per il prosieguo della specifica attività". In relazione alle presunte irregolarità nella gestione delle indennità pensionistiche dei pazienti - ha spiegato - la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Potenza ha condotto negli anni passati un’indagine in merito, conclusasi il 14 maggio 2003 con sentenza del giudice per le indagini preliminari "di non luogo a procedere". (dp) (13 maggio 2008)
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