La Russia di Putin
 











Vladimir Putin

Dalle notizie che giungono (soprattutto le considerazioni di Gianni Caroli, Napolibera), si potrebbe ipotizzare un prossimo scenario nei rapporti internazionali. Dico si potrebbe, perché poi, queste, previsioni, nessuno può garantirle.
Intanto, a quanto sembra, sarebbe stato raggiunto a Mosca, durante la visita del Premier israeliano Netanyahu al Presidente Putin, l’ accordo strategico che ridisegna tutto  il quadro mediorientale.
La Russia, a garanzia di Israele, dovrebbe assumere la completa direzione dello sviluppo nucleare, non militare, iraniano. In cambio Israele si defilerà dalle ingerenze in Sira, dove scaricherebbe le orde di mercenari trogloditi e quindi abbandonerebbe i suoi accordi segreti con l’Arabia Saudita.
Questo potrebbe aprire degli spazi politici per portare al governo di Tel Aviv l’ "Israel Beythenu" (“Nostra casa Israele”), il partito di destra russofono di  Avigdor Lieberman (attuale ministro per lequestioni strategiche e già ministro nel governo Sharon), favorevole anche ad addivenire ad accordi con Siria ed Iran e decisamente anti saudita, ma ferocemente anti palestinese e su posizioni di razzismo antiarabo.
Da quel che si può capire, per il futuro, la questione palestinese sarà oggetto di colloqui diretti tra le parti da tenersi a Mosca (mediatrice neutrale).
Tutto questo è una conseguenza del declino della politica americana nell’area dopo il fallimento della distruzione della Siria di Assad.
Non si sa bene che fine faranno i cosiddetti sauditi-“sionisti”, di fatto scaricati anche dagli americani, ma che però hanno il controllo dei pozzi di petrolio.
I colloqui di Putin a Roma sono dunque in questo ambito nonostante la natura fortemente “mondialista” del governo italiano.
Tirando le somme e dando un nostro parere, possiamo dire che il nuovo ruolo che la Russia di Putin sta assumendo nel medioriente e di conseguenza nel mediterraneo, ci vede favorevoli (è digran lungo meglio di una egemonia statunitense), ma restano molte perplessità e  quindi non dobbiamo farci troppe illusioni. Forti restano comunque le preoccupazioni per la popolazione palestinese (ma tanto…. peggio di così!).
Intanto i governi israeliani, sia che fossero di destra o di sinistra, non apportano sostanziali variazioni alle mire di questo Stato, essendo facce opposte di una stessa medaglia che si alternano a seconda dei periodi storici e di come gestirli al meglio per gli interessi israeliani
Quello che oltretutto rende non definitivo qualsiasi accordo, è il fatto che Israele può sì addivenire a compromessi, a mitigare certe politiche oltranziste, ma lo fa sempre sul piano tattico, transitorio, perché il vero fine di Israele, sia pure in prospettiva, è il “Grande Israele” con tanto di futura riedificazione del “Tempio” (che necessariamente comporterà la demolizione delle due grandi Moschee sulla spianata con tragiche reazioni in tutto il mondo arabo, cheall’uopo dovrà essere preventivamente scompaginato).
Ergo, nelle strategie di ampio respiro di Israele, non c’è posto a nessun compromesso duraturo (queste considerazioni, del resto, sono facilmente deducibili dai sessanta anni di vita dello stato sionista.
Da tutto questo restano incerte le posizioni future degli Stati Uniti e in parte anche della Cina.
Staremo a vedere.  Maurizio Barozzi









   
 



 
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