E adesso, povero euro?
 











Lasciamolo dire al Sole 24 ore, un giornale che per la sua funzione non puo? permettersi di raccontare troppe frottole: “Chi si illudeva che il ritorno dei socialdemocratici al governo avrebbe ammorbidito le politiche di rigore di Angela Merkel si ritrova smentito su tutta la linea: niente allentamenti, ne? mutualizzazione dei debiti, ne? solidarieta? finanziaria Ue nell’unione bancaria se non come ultimissima spiaggia. Silenzio sulla crescita europea (che non c’e?). Invece contratti Ue vincolanti sulle riforme degli altri”. Cosi? Adriana Cerretelli, addi? 28 novembre.
Capito? Il Pd ha sempre saputo che le cose sarebbero andate cosi?, e fara? finta che sia ancora possibile ottenere, assieme al rigore, la sospirata crescita. Non si tratta di illusioni, si tratta di fare il proprio mestiere, che e?, per il Pd, quello di tenere i lavoratori italiani dentro la gabbia del capitalismo euroatlantico. Ma che dire della sinistra sedicente radicale, cheancora continua a coltivare speranze analoghe? “Beh – mi si rispondera? – ma noi non speriamo certo nel rinsavimento della Merkel, contiamo piuttosto sulla lotta dei lavoratori europei...” . Appunto: se la Grosse Koalition tra socialdemocratici e conservatori e? tirchia sull’Europa, e? invece piu? generosa sul fronte interno. I patti prevedono infatti l’instaurazione di un salario minimo ed un allentamento delle restrizioni in tema di pensioni. Poca cosa, certo: ma cosa rilevantissima perche? in assoluta controtendenza rispetto all’andazzo attuale. Insomma, diciamola chiara: con i sovrapprofitti garantiti anche dal poter godere, grazie all’euro, di una permanente svalutazione della propria moneta (quella svalutazione che, chissa? perche?, per l’Italia dovrebbe essere peccato capitale), la Germania finanzia il rafforzamento dell’adesione dei lavoratori tedeschi al suo modello mercantilista. Cosicche? lo “spazio europeo” dimostra ancora una volta di non favorire affatto l’unita? deilavoratori, e quindi la costituzione del fronte sociale che dovrebbe democratizzarlo. Anzi.
Ma che ne e? dell’altro paladino della cosiddetta Europa sovranazionale, che ne e? di quel Mario Draghi che dovrebbe difendere l’euro (questo presunto “spazio avanzato” della lotta di classe) contro la miopia della Germania? Vediamo, vediamo:... “Mario Draghi non ha bloccato la proposta di alcuni membri dell’Esbr, l’autorita? per i rischi sistemici, di prevedere una valutazione del rischio superiore a zero per i titoli di stato detenuti dalle banche. E, ovviamente, che tali rischi siano ponderati in modo diverso di stato in stato, con i titoli dei paesi virtuosi ad essere valutati piu? sicuri di quelli dei Piigs.” Se questa scelta venisse confermata – continua Investireoggi, un sito di consulenza finanziaria che, anch’esso, non puo? raccontare troppe frottole – cio? “equivarrebbe a dire agli investitori che anche per la Bce i BTp e i Bonos non sono cosi? sicuri come i Bund tedeschi. E perche?mai dovrebbero acquistarli, se la stessa banca centrale li declassa?”.
Inoltre Weidmann, il presidente della Banca centrale tedesca, “avverte Draghi che se intende andare avanti sulla strada della supervisione bancaria unica e centrale, non sara? lui a guidarla. La Germania uscira? dal cilindro (chiedo scusa per il pessimo italiano, ma io non c’entro... M.P.) l’ennesimo organismo sovranazionale e ufficialmente super-partes, per evitare che i bilanci delle sue banche siano giudicati dal board della Bce, dove ormai i tedeschi sono finiti in minoranza, come ha dimostrato l’ultimo voto di novembre con il taglio dei tassi avversato dalla Bundesbank e da pochi altri. E la Bce potra? anche scordarsi nuove misure di stimolo monetario, perche? il discorso del governatore tedesco era tutto improntato ad evidenziare i difetti di simili provvedimenti, che non sarebbero tollerati da Berlino, dopo il taglio dei tassi di meno di venti giorni fa”.
Capito l’aria che tira? Mario Draghipreferirebbe tenere in piedi la zona euro, forse per evitare che una sua disgregazione ostacoli il prossimo – e per noi micidiale – trattato di partnership euro-americana. Ma Berlino, nonostante possa lucrare molto dalla moneta unica, non le sacrifichera? mai la propria autonomia strategica.
Non c’e? niente da fare, dunque: la sinistra radicale (se davvero vuole essere sinistra e se davvero vuole essere radicale) deve rassegnarsi a deporre la vetusta retorica dell’Europa sociale, dei movimenti, della lotta di classe continentale, per affrontare con coraggio i propri compiti storici. Ossia la ridefinizione della posizione internazionale del Paese. L’elaborazione di un nazionalismo difensivo e democratico-costituzionale come base di un’alleanza del Sud, e poi di un’Europa confederale. La riscoperta dei pregi dell’economia pubblica contro le illusioni privatistiche (comuni anche a tanto “privato sociale”, a tanta “economia alternativa”). La costruzione di un’alleanza tra i lavoratoriche oggi seguono il Pd e quelli che oggi seguono il centrodestra, su un programma che mescoli pianificazione per i grandi gruppi e (vero) mercato per le Pmi, innovazione scientifico-tecnologica e democrazia industriale, valorizzazione dell’immenso patrimonio paesistico-culturale dell’Italia ed espansione razionale del lavoro pubblico.
Capiamolo una buona volta: lo rompano i Piigs o lo rompa la Germania l’euro finira?. Saremo allora costretti a riscoprire la serieta?, la difficolta?, la durezza di una effettiva posizione di sinistra, dunque socialista. Mimmo Porcaro

 

 

 









   
 



 
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