Se non fosse il paese in cui siamo nati, cresciuti e pasciuti anche noi, a giudicare dalla cascata di parole di tanti sputasentenze di breve e lungo corso sulla massiccia mobilitazione in atto in queste ore, verrebbe da pensare all’Italia come ad una terra di professionisti della rivoluzione e di gente che non si fa passare la mosca per il naso. Verrebbe ma non viene, se si pensa all’andazzo ricorrente in queste lande e al fatto che più che una mosca, le locali schiere di indomiti lott(oam)atori, in questi anni e non solo sotto il naso, si siano fatte passare branchi di rinoceronti. Nello Stivale abusivamente governato da abusivi, anche a causa del sonno della ragione e alla mollezza delle parti basse di gran parte del suo popolo, basta scompaginare anche solo un poco i soliti schemi, per essere additato come causa di tutti i mali e divenire oggetto di analisi che hanno la stessa freschezza di un formaggio lasciato al sole per un anno intero. Puòun cittadino rompersi le scatole di tutto e di tutti e decidere di scendere autonomamente in piazza senza “benedizioni”, “padrini” e “divise”? A quanto pare no. Un allevatore che dopo anni di sacrifici e fango, è stato costretto a chiudere la sua piccola azienda per le ordinarie vessazioni a “norma” di legge alle quali è soggetto, un padroncino costretto a macinare asfalto e chilometri ogni giorno, senza alcuna garanzia e a vivere in macchina per mettere il piatto a tavola e un agricoltore con la fronte bagnata dal sudore e le mani nodose che sanno di terra, a cui i gabellieri hanno fracassato il presente e ipotecato il futuro, possono mai essere considerati “padroni”? Ebbene sì. In quest’italietta che ha riscoperto a furor di voto gli yuppies, ventisette anni dopo Vanzina e nella quale per avere la qualifica di manifestante “doc”, bisogna avere in tasca la tessera della triplice o un aperitivo tra le mani e le natiche facciali e posteriori scoperte, può accadere anche questo.Non deve sorprendere, dunque, che oltre trecento blocchi su tutto il territorio nazionale di gente “armata” solo di orgoglio, trattori e tricolori, diventino “insopportabile squadrismo fascista” ed “antioperaio” e che gli Agnelli e la Cgil si congiungano alla luce del sole a Torino per contrastare le “pericolose derive” del malcontento popolare. I maggioritari, dopo aver ridacchiato, masticano amaro e promettono severe punizioni per tali impertinenti disturbatori delle pagliacciate dei Palazzi. I minoritari e i residuali invece combattono la solita, penosa guerra dei poveri (idioti) a colpi di anatemi ed adesioni non richieste. Operaisti, dopo aver avallato la deindustrializzazione del paese, i sinistri; agrari, dopo aver fatto da reggicoda ed attacchini agli amici dei “corridoi verdi” e del caporalato al soldo dell’Ue, i destri. Antifascisti in assenza di fascismo i primi; anticomunisti in assenza di comunismo, i secondi. Assenti entrambi e funzionali solo al sottopotere sudelega che ha dissanguato questo paese. Ultimi ma non per grafomania, i complottisti: quelli dei servizi deviati dietro ogni vagito. Questa volta potrebbero aver ragione davvero. Probabilmente sarà proprio per colpa delle deviazioni (delle tubature) dei servizi che si sente questo gran fetore. Serve aria nuova e che ben venga dai caselli e dai raccordi. Nestor Fernandez
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