La più bella del mondo. L’intoccabile e l’immodificabile. La Costituzione nata dalla Resistenza ha 65 anni e li dimostra tutti. Una carta che riflette nei suoi articoli la tipica tendenza italiota al chiacchiericcio fatto di belle parole e di belle intenzioni, tanto più belle quanto sono irrealizzabili. Non è un caso che quanti le hanno scritte e fatte passare erano perfettamente consapevoli di stare partecipando ad una mistificazione. Una Costituzione che garantisce, ovviamente soltanto sulla carta, la tutela di tutte le più belle libertà e di tutti i diritti di questo mondo o almeno di quelli che i suoi attuali interpreti vi leggono. Tanto per iniziare, basterebbe prendere l’articolo 1, quello che gli orfani inconsolabili di Piero Calamandrei e di Giorgio La Pira, due dei più noti padri costituenti, leggono come l’impegno dello Stato a tutelare il lavoro ed i lavoratori e a volte, estremizzandone la lettura, come il dovere assunto dalla Repubblicadi trovare un lavoro a tutti i cittadini. Una convinzione questa seconda che è entrata da decenni nell’immaginario di milioni di persone, dopo l’Autunno Caldo e la sua opera di redistribuzione del reddito. Ma se è una richiesta o una pretesa sacrosanta quella che lo Stato, governo e Parlamento, si attivino per garantire condizioni decenti di lavoro e retribuzioni adeguate, è evidente che il principio del “diritto al lavoro” si scontra con una realtà economica per la quale il principio della piena occupazione è una pura utopia e lo era anche nella vecchia Unione Sovietica. Un principio inattuabile perché un lavoro deve pur produrre un bene o un servizio altrimenti è soltanto assistenzialismo come è successo e continua a succedere nel settore pubblico, gonfiando la spesa parassitaria e creando clientele elettorali. Una realtà che vale nei momenti di benessere ma ancor di più in quelli di crisi economica. Il tragico è che oggi gli eredi morali dei padri costituenti, generalmente esponentidel PD e quindi della Sinistra, o quella che osa ancora chiamarsi tale, hanno tradito quel principio che un tempo presentevano come il principio per eccellenza, diventando i più accaniti sostenitori del nuovo modello contrattuale che ha introdotto la libertà di licenziamento e le buste paga costituite per lo più di premi di produzione e di straordinari. In realtà pure l’articolo 1 ha una sua genesi molto particolare. Esso è infatti il risultato di un compromesso all’Assemblea Costituente tra i comunisti di Togliatti e i socialisti di Nenni da una parte e i democristiani e i liberali dall’altro. I primi volevano che l’articolo 1 recitasse che “l’Italia è una Repubblica dei lavoratori”. Quindi una Repubblica dei soviet. Come nell’Urss di Stalin. Gli altri risposero picche e si arrivò così ad una soluzione di ripiego che dice tutto e non dice niente. Una realtà storica che i tardi epigoni del Libero Mercato e del lavoro ridotto a merce ignorano o fanno finta di non conoscere. L’altroarticolo visto come un mito delle anime belle della Sinistra e della Destra italiota è l’articolo 11 che stabilisce: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”. Ma che bravi i nostri padri costituenti! Nessuno si è preso però la briga di ricordare che il principio in questione è il frutto della presa d’atto storica che gli italiani non sono portati per le guerre, più che altro perché le perdono in maniera ignominiosa e perché sono sempre pronti al cambio di alleato. E quando le vincono, come la Seconda Guerra di Indipendenza questo succede perché possono contare su un alleato come la Francia. O come la Prima Guerra Mondiale che venne vinta soltanto perché gli austriaci si stavano già ritirando per conto loro. Ma tutto questo retaggio storico non ha impedito ai soliti padri costituenti di partorire l’ennesima presa in gira. Infatti sapevano benissimo che le controversieinternazionali si risolvono con la guerra e che gli status quo e i confini degli Stati sono il frutto delle guerre vinte o perse. Un articolo che però è servito ai governi italioti per confermare la scelta fatta di trasformare l’Italia in un vassallo degli Stati Uniti nella Nato. Un articolo che non ha impedito ai governi di Destra e di Sinistra di rendersi complici delle aggressioni a Stati sovrani, mascherando l’invio dei nostri soldati sotto l’egida di “Missioni di pace” che in realtà erano sono “missioni per imporre la pace”. Quindi la pace attraverso la guerra. Le centinaia di soldati italiani morti in missione e le centinaia morti a causa dell’uranio impoverito, realtà sulla quale i vertici militari hanno occultato la verità e i governi colpevolmente hanno taciuto, sono lì ad accusare la politica italiana che continua a nascondersi dietro un articolo che non significa nulla. E fa rabbia non avere più un esercito degno di questo nome in grado di difendere i confini del nostroPaese. E fa rabbia vedere i ministri di Destra e di Sinistra compiacersi di questa immagine idiota e buonista delle nostre Forze Armate, come quando alla parata del 2 giugno, invece dei carri armati o vengono fatti sfilare i reparti della Croce Rossa. Un Paese accogliente, il classico Paese di mamme. Venghino siori, venghino, Un Paese senza attributi. Un Paese allo sfascio. Un Paese colonia e colonizzato e che purtroppo è pure contento di esserlo e che si gloria pure di applicare la Costituzione “più bella del mondo”. In ogni caso buon solstizio a tutti.Giuliano Augusto
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