Una decina di persone dei movimenti legati alla Terra dei fuochi, arrivate in macchina da Giugliano, nel Napoletano, stanno cercando di manifestare nei pressi di Villa Rosebery, dove il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano sta trascorrendo un periodo di riposo. Hanno fiaccole e croci di legno e cartelli con le foto dei bimbi malati e morti di tumore, con striscioni che dicono "Ecco perchè non sei il nostro presidente ma il nostro carnefice". Uno dei manifestanti spiega che "ci aspettavamo molte persone, un centinaio, ma evidentemente stanno tutti bene e non hanno bisogno di tutela. Vogliamo far sentire al presidente la nostra presenza, visto che lui non è venuto da noi". La Digos controlla a distanza. Sono quasi tutti di Giugliano, nel cuore dell’area tra le province di Napoli e Caserta soprannominata Terra dei fuochi per il fenomeno dello sversamento e dei roghi di rifiuti tossici. Il presidio si sta tenendo in via Posillipo,all’incrocio con via Ferdinando Russo, la discesa al mare sulla quale affaccia il cancello di Villa Rosebery e che, durante il soggiorno del capo dello Stato, viene chiusa al transito ad eccezione dei residenti. I manifestanti hanno cercato di avvicinarsi alla residenza ma gli agenti li hanno ricondotti su via Posillipo. Il Cardinale Sepe:"Fate presto, sentiamo il dovere di dire a quanti hanno ruolo, responsabilità e autorità di intervenire e decidere per frenare il dilagare di timore, di paura e di mali". Loscrivono l’arcivescovo di Napoli, cardinale Crescenzio Sepe, e i vescovi delle Diocesi della Terra dei fuochi, condividendo quanto scritto dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano al parroco di Caivano don Maurizio Patriciello. "Il disastro ambientale che denunciammo circa un anno fa si è trasformato in un vero dramma umanitario, anche per il tasso di patologie tumorali che, secondo alcuni, è più alto che in altre parti d’Italia". "Al di là di qualche provvedimento, pur necessario e importante - scrivono il cardinale Sepe e i vescovi - ancora si discute sul da farsi, mentre urgono bonifica, controllo sanitario, sostegno all’economia, incoraggiamento per far emergere dal lavoro nero tante piccole imprese nascoste e spesso inquinanti, perimetrazione dei terreni malati, tutela della buona agricoltura e dei produttori onesti, gravemente danneggiati da giudizi generalizzati se non da vergognose speculazioni di chi, non potendo prevalere con la concorrenza lecita, cerca ditrarre vantaggio da incolpevoli sventure altrui". La chiesa della Campania non vuole stare alla finestra: "Non abbiamo competenza per dare suggerimenti e indicazioni, ma nella nostra azione pastorale - scrivono Sepe i vescovi nella lettera ’aperta’ - siamo pronti ad affiancare e a sostenere tutti gli uomini di buona volontà, facendoci interpreti dell’angoscia, delle attese e dei diritti di quelli che sono più deboli e indifesi, di quelli che non riescono a far sentire la propria voce e il loro pianto". "Durante lunghi questi mesi responsabile e costante è stata l’attenzione e apprensione espresse dall’Episcopato e dalla Chiesa della Campania, spiritualmente e umanamente vicine a chi è stato colpito negli affetti più cari, ma anche discretamente accanto ai tanti che si sono fatti testimoni del meraviglioso risveglio delle coscienze e di un ammirevole senso civico.I Vescovi della Chiesa che è in Campania, nel rinnovare la più ferma condanna del tanto male provocato dalle forze delmalaffare, esprimono profondi sentimenti di vicinanza e di sostegno alle tante famiglie colpite dalla incredibile tragedia provocata a una parte del territorio regionale ed auspicano che il percorso avviato dalle istituzioni pubbliche possa proseguire rapidamente ed efficacemente, affinché torni serenità nelle comunità coinvolte", si legge sempre nella lettera "Di fronte a questa realtà, pertanto - proseguono - ancora una volta esprimiamo preoccupazione e dolore per il dramma che stanno vivendo tante famiglie e tante comunità di quella parte del territorio campano, tristemente definita come ’terra dei fuochi’. Troppi stanno pagando, sulla propria pelle, l’arroganza, la prepotenza, l’inciviltà, l’avidità e la stupidaggine di criminali che, senza avere pietà neppure per i propri figli e i propri familiari, non hanno esitato a vendere la propria terra a persone disoneste quanto loro, violentandola e avvelenandolo con rifiuti altamente tossici e nocivi. Forte è il grido di rabbia edi sofferenza che viene da tante mamme e tante persone della nostra amata terra, per i danni, anche luttuosi e irreparabili, subiti o temuti ed anche per l’attesa di atti chiari, concreti e rassicuranti rispetto al presente e al futuro".
|