Sarà un anno costellato di ricorrenze ed insegnamenti, quello appena cominciato, che, per una serie fortuita di occasioni e di anniversari, costringerà tutte e tutti noi a “misurarci” con alcuni tra gli eventi storici più importanti e controversi del secolo breve ed a “prendere posizione” rispetto alle lezioni ed agli insegnamenti che, da quegli eventi, pur così decisivi, si possono trarre, ancora ai giorni nostri. Il 21 gennaio cadono i primi novanta anni dalla morte di Vladimir Ilic Uljanov, Lenin (1870-1924). Ammiratori e detrattori, tutti sono costretti a prendere atto del rilievo della figura e della personalità del rivoluzionario bolscevico, colui che, con la dottrina dello Stato e la teoria dell’imperialismo, meglio di altri seppe attualizzare la lezione di Karl Marx e Friedrich Engels e che, dirigendo la rivoluzione bolscevica dell’Ottobre del 1917, concretizzò il primo esperimento di superamento del capitalismo ed approdo a una societàsocialista, tesa alla fine dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo. Il 28 giugno ricorre il centenario dei cosiddetti “fatti di Sarajevo”, l’attentato con il quale Gavrilo Princip, attivista del movimento irredentista della Giovane Bosnia, colpì a morte l’arciduca Franz Ferdinand nella capitale bosniaca, subito sfruttato dalle potenze imperialiste dell’epoca come casus belli della Prima Guerra Mondiale. La Bosnia era all’epoca sotto occupazione da parte dell’Impero Asburgico, e le stesse potenze imperialiste dell’epoca (Francia, Germania, Austria), sono oggi tra i principali sponsor, a cento anni di distanza, del “Sarajevo 2014 Peace Event”, un controverso forum di pace da cui molti, specie i serbi nei Balcani ed altri nel resto d’Europa, hanno preso le distanze. Il 18 luglio corrono venti anni dalla proposta di soluzione del “Gruppo di Contatto” in base alla quale la Bosnia, subito dopo la sanguinosa guerra degli anni Novanta, è divisa tra una Federazione croato-musulmana col 51%del territorio ed una Repubblica Srpska col 49% del territorio. Di un secolo «nato e morto a Sarajevo», nella tragica e profetica espressione di Alex Langer, il 2014 insiste dunque, per tutta la sua durata, su uno degli anniversari del ventennale della Guerra di Bosnia, che, tra il 1992 e il 1995, ha tragicamente posto fine alla esperienza di convivenza multi-nazionale della Jugoslavia socialista e richiamato la coscienza d’Europa ad un fermo e inderogabile “mai più”. Il 5 luglio intanto saranno trascorsi venti anni dall’entrata in vigore, in applicazione degli Accordi di Oslo, dell’Autorità Nazionale Palestinese. Sarà senza dubbio una occasione preziosa per un bilancio storico e politico del cosiddetto processo di pace e per rilanciare mobilitazione e iniziative al fianco della resistenza e della auto-determinazione palestinese, all’insegna del principio dei “due popoli per due Stati”, tanto più in virtù dell’indizione del 2014 “Anno Mondiale di Solidarietà con il PopoloPalestinese” (i soliti sette contrari: Israele, USA, Canada, Australia, Micronesia, Palau e Marshall). Costituita come organismo di governo dei Territori Palestinesi, essa ha celebrato l’ingresso dello Stato di Palestina, come Paese Osservatore, presso la Assemblea Generale delle Nazioni Unite, a seguito della Risoluzione 67/19 approvata, con soli nove voti contrari, il 29 novembre del 2012. Il 9 novembre ricorrono 25 anni dalla caduta del Muro di Berlino. Uno dei luoghi simbolo della contrapposizione tra blocchi politico-economici propria della cosiddetta “Guerra Fredda”, ed uno dei “monumenti” alla separazione degli immaginari da una parte all’altra della “cortina di ferro”. “Muro di Berlino”, ad Ovest, piuttosto che “Barriera di Protezione Antifascista”, ad Est; esempio della chiusura e della blindatura da parte del regime tedesco-orientale, ad Ovest, piuttosto che nato dall’esigenza di tutelare la costruzione del socialismo in terra di Germania, nel perdurante equilibrio delterrore è stato anche il simbolo della pace fredda nel continente europeo per quasi quarant’anni. A un anno di distanza dalla fine di Nelson Mandela, il prossimo 11 novembre sarà ricordato anche il decimo anniversario della morte di un altro combattente per la libertà e la auto-determinazione, Yasser Arafat (1929-2004) che, per quattro decenni, ha rappresentato il movimento nazionale di liberazione palestinese, al tempo stesso come leader e portavoce dell’OLP (Organizzazione per la Liberazione della Palestina), a partire dal 1969, e come leader e dirigente rivoluzionario del movimento palestinese, per il quale, all’indomani degli Accordi di Oslo, peraltro falliti, del 1993, avrebbe conseguito, insieme con Yitzhak Rabin, il Premio Nobel per la Pace nel 1994: venti anni fa. Gianmarco Pisa
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