“Mastrapasqua in conflitto di interessi”. Carabinieri: accettò crediti non esigibili da presidente Inps
 











La conoscono tutti, all’Inps, la pratica “del presidente”. La chiamano proprio così. Da anni l’Ospedale Israelitico versa i contributi previdenziali dei suoi dipendenti – milioni e milioni di euro - con continue cessioni di credito. Da anni e sempre nello stesso modo: Antonio Mastrapasqua si presenta dal notaio in qualità di direttore generale della clinica e cede una delle tante fatture che la Regione Lazio tarda a liquidare. Crediti girati prima all’Inpdap, poi dal 2012 all’Inps, quindi a sé stesso. Se poi si accumulano degli interessi di mora sugli arretrati – in passato è capitato - è sempre Mastrapasqua ad occuparsene, perché di Equitalia, l’ente riscossore, è vicepresidente.
Da qualunque angolo si osservi questa storia, lui spunta sempre. Mastrapasqua è finito nell’inchiesta della Procura di Roma sulle presunte schede di dimissione falsificate dall’Ospedale Israelitico per ottenere dalla Regione 14 milioni di euro dirimborsi. Come rivelato da Repubblica, è indagato per truffa, abuso di ufficio e falso ideologico e da settembre è stato interrogato più volte dal pm Cristina Palaia. Mastrapasqua non ha voglia di parlare. Il suo pensiero lo affida a una nota: «Le indagini sono state avviate anche grazie al mio impulso. I fatti ipotizzati riguardano condotte che sarebbero state poste in essere da alcuni dirigenti sanitari e non afferiscono né all’Inps né all’Ospedale Israelitico».
Negli uffici della clinica, ieri, il telefono squillava a vuoto. «Non è competenza del direttore generale visionare le schede dei pazienti in uscita – spiegano dal suo staff – oltretutto da controlli interni voluti da Mastrapasqua risulta che siano
regolari». Per questo giace davanti al Tar un ricorso contro la Regione Lazio che invece ha bloccato la liquidazione di quelle 12.164 fatture risalenti agli anni 2006-2009.
E però i carabinieri del Nas di Roma, nella denuncia depositata in Procura, non lo accusano solo peri rimborsi. «In qualità di presidente dell’Inps – scrivono – è responsabile di aver accettato e fatto accettare crediti non certi né esigibili». Dunque, è vero che esiste una legge, la 426 del 1991, che permette alle strutture sanitarie di carattere religioso di versare i contributi utilizzando i crediti vantati con la Pubblica amministrazione. Mastrapasqua, ad esempio, con un atto “unilaterale” il 13 dicembre del 2011 pagò quanto doveva all’Inpdap per il mese di novembre, circa 15mila euro, con una fattura da 248mila euro del 2007 non saldata dalla Asl Roma D.
La musica cambia però se il credito, per qualche ragione, non è più esigibile. E i rimborsi pretesi su cartelle cliniche taroccate – ecco il punto dell’accusa – non lo sono di certo. «I crediti erano regolarmente certificati dalle Asl», sostengono all’Inps. Tant’è che formalmente l’Ospedale Israelitico, a differenza di altre cliniche religiose, non ha debiti con l’Ente di previdenza. Ma per i pm, il passaggio è ancora tuttoda chiarire.
 Antonio Mastrapasqua è indagato dalla procura di Roma. Il presidente dell’Inps, uno degli uomini più potenti d’Italia, è sotto inchiesta per migliaia di cartelle cliniche taroccate e fatture gonfiate all’Ospedale Israelitico, di cui è direttore generale. In tutto 85 milioni di euro: 14 milioni sarebbero rimborsi "non dovuti" ma richiesti lo stesso alla Regione Lazio. Gli altri 71 sono un presunto "ingiusto vantaggio" conseguito dalla clinica romana dal 2011 al 2013. E al vaglio dei magistrati c’è pure la cessione all’Inps di una parte di questo credito "non esigibile", servita a sanare i conti della struttura romana. Manovra, questa, pensata, avviata e autorizzata da Mastrapasqua, nella doppia veste di debitore e creditore.
L’indagine è delicatissima. Si basa sulla denuncia del Nas di Roma, datata 16 settembre 2013 e consegnata in procura, nella quale si ricostruisce la maxi truffa ai danni dello Stato. E dunque, migliaia di semplici interventi svolti negliambulatori del reparto di odontoiatria dell’Ospedale Israelitico tra il 2006 e il 2009 si sono trasformati in "operazioni invasive e con notevole carico assistenziale effettuate in ortopedia". In totale sono state contate 12.164 schede di dimissione falsificate. Ad esempio le estrazioni dei denti sono state classificate in qualche caso come costosissime plastiche gengivali con innesto di osso. In che modo? "Raggirando il sistema di controllo informatico - scrivono gli investigatori - inserendo codici diversi da quelli riportati nelle cartelle cliniche". C’è un "movente", naturalmente. La clinica non risulta accreditata col Servizio sanitario per odontoiatria, quindi non può esigere il rimborso delle prestazioni ambulatoriali erogate in quel reparto. Lo può fare invece per ortopedia. Con questo trucco, ha chiesto alla Regione Lazio 13,8 milioni di euro.
Nel luglio dello scorso anno sulla scrivania del governatore Nicola Zingaretti è arrivato il rapporto dell’Agenzia di controllodella sanità sull’Israelitico che certificava un 94 per cento di ricoveri incongrui e inappropriati. Subito è stato firmato il decreto per bloccare il pagamento degli arretrati. "Non dovuti". Intanto le indagini andavano avanti. Il primo filone si è chiuso con il rinvio a giudizio, lo scorso ottobre, di dieci tra medici e dirigenti richiesto dai pm Maria Cristina Palaia e Sabina Calabretta: il nome di Mastrapasqua non è mai citato. Poi però sono intervenuti i carabinieri del Nas.
 Hanno sequestrato tutte le cartelle cliniche di odontoiatria, hanno letto centinaia di incartamenti, hanno parlato con i responsabili di sala e con i direttori nella sede di piazza San Bartolomeo all’Isola. E a settembre hanno depositato un’informativa molto circostanziata, con allegata la denuncia a carico di Mastrapasqua (truffa, falso ideologico e abuso d’ufficio i reati ipotizzati), del direttore sanitario Giovanni Spinelli e di Ferdinando Romano, ex direttore regionale "programmazione e risorsedella sanità". Spinelli perché, in quanto "responsabile delle cartelle cliniche", avrebbe "falsamente attestato l’avvenuta esecuzione di prestazioni diverse da quelle rese". Romano perché, anziché sospendere l’accreditamento provvisorio dell’Ospedale Israelitico, "sottoscriveva con Mastrapasqua un protocollo d’intesa dove si accordavano sulle modalità di espletamento dei controlli, in violazione alla normativa regionale". Favorendo così, annotano i militari, un "ingiusto vantaggio patrimoniale all’ospedale pari a 71,3 milioni di euro" negli anni 2011-2013.
A piazzale Clodio il dossier del Nas viene trattato con la massima cautela e riservatezza, considerato il calibro del personaggio che, alla poltrona di presidente dell’Inps, ne aggiunge almeno un’altra ventina, tra incarichi di vertice (è anche vicepresidente di Equitalia e presidente della società di fondi di investimenti immobiliari Idea Fimit Sgr) e posti nei collegi sindacali di Eur spa, Coni Servizi spa, Autostrade perl’Italia. Solo per citarne alcune. Tant’è che nelle settimane scorse è stato convocato e sentito dai magistrati coordinati dal procuratore Giuseppe Pignatone. Interrogatorio top secret, nel corso del quale ha respinto tutte le accuse.
Mastrapasqua è arrivato alla direzione generale dell’Ospedale Israelitico nel 2001, ha ristrutturato e riorganizzato l’azienda che era in grossa crisi: in quattro anni i ricavi sono passati da 17 a 40 milioni di euro, nel 2011 diventano 54. Struttura privata ma convenzionata, oggi ha 96 posti letto per la degenza ordinaria e 22 in day hospital. Sul suo doppio ruolo di dg e capo dell’Inps si avvita l’ultima delle contestazioni rivoltegli dal Nas: quella di aver "accettato e fatto accettare crediti non certi in favore dell’Istituto di previdenza ovvero dell’ospedale di cui è rappresentante legale". In altri termini, per saldare un debito che la clinica aveva con l’Inps per dei contributi previdenziali del personale non versati, ha ceduto all’ente ilcredito "non esigibile" vantato con la Regione Lazio fino al saldo di quanto dovuto. Mettendo così a posto i conti dell’Israelitico. Un’operazione che, se riscontrata, renderà difficile per Mastrapasqua sostenere di essere stato all’oscuro di tutto.
Che cosa c’era in quel protocollo d’intesa tra l’Ospedale Israelitico di Antonio Mastrapasqua e la Regione Lazio, siglato tre anni fa e sempre bocciato dal governo? Di quali clausole si componeva l’accordo che, secondo i carabinieri del Nas, ha violato le norme regionali favorendo "un ingiusto vantaggio alla clinica di 71 milioni di euro"? Per la procura di Roma, che ha iscritto nel registro degli indagati il presidente dell’Inps  per la faccenda delle 12mila schede di ricovero "falsificate" e per la successiva cessione di un credito "non esigibile", quel pezzo di carta ha un certo peso.
Lo firmano il 3 agosto del 2011 Mastrapasqua, in qualità di direttore generale dell’Israelitico, e Ferdinando Romano, allora direttoreProgrammazione e Risorse della Sanità nel Lazio. Romano è appena arrivato, siede su quella poltrona da pochi mesi. E la questione della clinica di Mastrapasqua gli si presenta subito per quella che è, una bella grana.
C’è infatti questa montagna di fatture dal valore totale di 14 milioni di euro che le Asl Roma D e Roma devono rimborsare all’Israelitico. Però qualcosa non torna. Romano infatti sigla un protocollo che prevede, tra le altre cose, "la definizione dei tempi e delle modalità dei controlli esterni sulle prestazioni rese tra il 2006 e il 2009, con drg 063, 168, 169 (sono i codici dei ricoveri sotto indagine, ndr)". La verifica si fa "in contraddittorio", e su tutte le cartelle cliniche "ad eccezione di quelle già riclassificate per inappropriatezza". Una scelta che chi oggi lavora in quel dipartimento regionale non esita a definire "irrituale". Perché c’era bisogno di un protocollo ad hoc sui controlli? Cosa si sapeva, già nel 2011, su quei crediti vantati e nonriscossi?
Nell’atto, Mastrapasqua e Romano stabiliscono anche altro. Definiscono nei dettagli come dovranno essere liquidati le fatture e gli interessi maturati dall’Ospedale Israelitico. E inseriscono clausole per definire i contenziosi ancora pendenti con la Regione Lazio che proprio quelle prestazioni non rimborsate avevano generato.
Con un decreto della governatrice Renata Polverini, nel suo ruolo di commissario ad acta per il deficit della sanità, il protocollo viene ratificato. E subito bocciato al tavolo tecnico, non appena viene letto dai delegati del ministero dell’Economia e della Salute. Secondo una fonte qualificata interna all’amministrazione regionale, era un testo che "faceva troppi concessioni all’Israelitico, incompatibile con il piano di rientro".
Romano e Mastrapasqua ne firmano un altro, il 4 giugno del 2012. Ma anche quello rimbalza contro le perplessità del governo, perché "solo in parte supera le criticità evidenziate". Era talmente "morbido" efavorevole che l’Aiop, l’Associazione italiana per l’ospedalità privata, inviò una nota per chiedere di estendere a tutte le cliniche italiane "le condizioni d’accordo stipulate con l’Israelitico".
Nonostante i pareri negativi dei due ministeri, quel protocollo d’intesa è rimasto in piedi fino a poche settimane fa, quando chi ha preso il posto di Ferdinando Romano alla Direzione regionale, Flori Degrassi, lo ha disdetto. Naturale conseguenza della scelta del governatore Nicola Zingaretti di sospendere a luglio il pagamento dei ricoveri contestati (e mai liquidati).
Per gli investigatori del Nas di Roma, non aver revocato l’accreditamento all’Ospedale Israelitico tre anni fa, quando quel compromesso "irregolare" fu siglato tra Mastrapasqua e Romano, ha permesso alla clinica di rinnovare la convenzione con la Regione. Accumulando, in virtù di questa, un "ingiusto vantaggio" di 71 milioni di euro tra il 2011 e il 2013. Fabio Tonacci-Francesco Viviano,l’repubblica









   
 



 
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