Catherine Samba-Panza,il presidente che piace a tutti
 











La Repubblica Centrafrica, sull’orlo di un “genocidio”, ha un nuovo presidente ad interim. Si tratta di una donna: Catherine Samba-Panza, già sindaco della capitale Bangui.
“A partire da oggi sono la presidente di tutti i centrafricani, nessuno escluso” ha dichiarato Samba-Panza, eletta al secondo turno, dopo che nessuno degli otto candidati ha ricevuto la maggioranza assoluta alla prima botta.
“Lancio un appello vibrante ai miei figli Anti-Balaka che mi ascoltano. Esprimete la vostra adesione alla mia nomina dando un segnale forte deponendo le armi.(…) Anche ai miei figli ex-Seleka, che mi ascoltano, chiedo: deponete le armi” ha detto il nuovo presidente, nel suo primo discorso alla nazione.
La  sfida è ardua. Il Paese è spaccato in due. Da una parte, i ribelli che per mesi hanno messo a soqquadro il Centrafrica, mettendo a dura prova la pazienza della popolazione. Dall’altra, le milizie contadine, le cosiddette “anti-balakas”(anti-machete), che di fronte ai continui abusi, stupri, arresti arbitrari, estorsioni di denaro, hanno deciso di armarsi e di porre fine a questi crimini.
Non passa giorno che non ci siano attacchi mirati, scontri, rappresaglie incrociate. Centinaia i morti, molti dei quali bambini.
La situazione è dunque difficile. Nonostante la presenza dei soldati francesi e gli sforzi della comunità internazionale, il rischio di un “genocidio” è ancora forte. Almeno a detta della Francia, che non ha mai nascosto il suo interesse per la sorte del Paese africano, ricco di oro, diamanti, uranio e petrolio.
La sua “premura” si è tradotta in un intervento militare e nell’organizzazione di elezioni che sono state vissute con poca partecipazione dalla popolazione. Scontata la reazione della Francia di fronte alla vittoria di Samba-Panza.
“È una donna davvero notevole” ha dichiarato il ministro degli Esteri, Laurent Fabius, durante una riunione a Bruxelles, aggiungendo: “Sono felice di farlevisita molto presto”. Il presidente dell’unità, come è stata definita, piace a tutti. Da Occidente a Oriente, il coro di apprezzamento è unanime.
Durante l’assemblea, i ministri degli Esteri dell’Unione Europea hanno dato il via libera al dispiegamento di 500 soldati per aiutare le truppe francesi e si sono impegnati a sbloccare oltre 500 milioni di dollari per la crisi umanitaria.
In un messaggio rivolto al Consiglio dell’Onu per i diritti umani Ban Ki-moon ha chiesto alla comunità internazionale “un’azione immediata e concertata, un piano Marshall per salvare il Centrafrica e impedire che il conflitto si propaghi nell’intera regione”.
Le preoccupazioni della comunità internazionale arrivano tardive, quando ormai il Centrafrica è alla deriva. La stessa cosa è avvenuta in Mali, dove la Francia ha soccorso da buon samaritano un “Paese amico” in difficoltà. Il presidente Hollande non ha ancora completato i suoi due anni come capo dello Stato francese ma ha già al suo attivo dueinterventi militari nel continente nero, fa notare la stampa africana.
Negli ultimi anni, in Francia, alcuni intellettuali africani, come Calixte Beyala, che vivono sulle rive della Senna, urlano e denunciano il neocolonialismo, la Françafrique, la “infantilizzazione” dei Paesi africani.
Criticano a gran voce la posizione del capo di Stato francese che ha dichiarato, mano sul cuore, che la Françafrique, come era conosciuta, non esiste più e che, inoltre, il suo Paese non intende più essere il “gendarme dell’Africa”.
I fatti dicono il contrario. Gli interventi militari negli ultimi anni si sono moltiplicati. Ma Parigi ha imparato la lezione dagli Stati Uniti e ora vende la guerra come “umanitaria”, come è successo in Costa d’Avorio, in Libia e in Mali. Si è appropriata di termini come “democrazia” e “libertà” per secondi fini. Ha superato il maestro e non impiega mai l’uso della parola “guerra”, preferisce “missione umanitaria” e “operazione antiterrorismo”.
Insomma,seguendo le regole del manuale della propaganda di guerra, presenta il conflitto in termini manichei come uno scontro tra il “bene e male”, personalizzando e demonizzando il nemico, che incarna il male assoluto, come accaduto con Muammar Gheddafi.
Le agenzie di informazione, come la Rfi e l’Afp, e i media, come France 24, fanno il resto, diffondendo immagini e notizie con un forte impatto emotivo, come stragi di donne e bambini.
Guerra umanitaria o meno, gli intellettuali africani mettono in discussione la vocazione dell’Eliseo di “salvare” gli africani dai loro dittatori crudeli, dalle loro ribellioni crudeli, dai jihadisti e dalla usuale tendenza africana di uccidersi a colpi di machete alla minima provocazione. Guarda caso la Francia ha la propensione di salvare gli africani da se stessi a condizione che siano francofoni. O che i loro Paesi siano ricchi di risorse minerarie e petrolifere. O che siano situati in una posizione strategica.
Gli intellettuali africani sichiedono inoltre come mai la Francia samaritana non sia intervenuta in Sud Sudan, dove è in corso un conflitto? O in Nigeria, dove i Boko Haram insanguinano, ormai da anni, il Paese? Senza andare troppo nei dettagli, i due Paesi citati sono “territori d’interesse” degli Stati Uniti. Inoltre, la Francia di Hollande, che ha inviato migliaia di soldati in Mali e Centrafrica, non può permettersi di tenere tre fronti aperti. Il Paese transalpino risente infatti della crisi economica, anche se continua a far finta di nulla e a distogliere l’attenzione con “gossip” e quant’altro.
Come già avvenuto tempo addietro, il governo francese ha tentato invano di tenere a freno il malcontento della popolazione francese.
Le tasse hanno raggiunto il massimo storico. E le piccole e medie imprese, come in Italia, stanno soccombendo. Gli agricoltori sono in guerra. I bretoni lo stesso. Gli impiegati pubblici scioperano. Ci sono continui blocchi stradali e scontri contro le forze dell’ordine. Hollande,definito il peggiore presidente francese di tutti i tempi, è corso ai ripari, facendo quello che hanno fatto i suoi predecessori: inventare guerre “giuste” e fare leva sul sentimento nazionale.Roberta Mura










   
 



 
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