Putin, ago della bilancia
 











Vladimir Putin

Non ci sono più dubbi: Putin è il nuovo ago della bilancia mondiale nei rapporti internazionali. Dalla caduta di Gheddafi (vedi Primavere arabe) lo scacchiere internazionale ha assunto nuovi contorni ed un nuovo corso.
Ma ripercorriamo un breve lasso dell’ultima storia contemporanea e cerchiamo di far quadrare due conti.
Era il 25 Novembre 2013 quando Vladimiro Putin giunge in Italia per dar vita ad una serie di colloqui di somma importanza, in veste di muovo Leader internazionale. I personaggi interessati dalla visita sono stati: il papa, il dandy del Quirinale e Silvio Berlusconi. I temi su cui verterono gli incontri furono diversi. Tuttavia, la questione Mediorientale (Iran-USA-Israele) calamitò, com’era ovvio attendersi, l’attenzione.
Ed è rileggendo gli avvenimenti più recenti che possiamo adesso evidenziare una curiosa serie di coincidenze, che riassumiamo in breve: nei primi mesi del 2013, il capo della casa bianca, incalzato comesempre dalle pedanti richieste di Israele, non esitava a mantenere toni apertamente ostili nei discorsi sulla questione siriana. Reiterate minacce che hanno finito col destare un certo allarme nell’inquilino del Cremlino. Tanto che lo stesso Putin si sentì in dovere di arginare quel genere di dialettica con parole dure: “Non è utile a nessuno minacciare guerre”. Hussein Obama si trovò spiazzato e quella che sembrava ormai l’ora “X” slittò silenziosamente.
Poi fu la volta di Francesco I il quale, inserendosi magistralmente nel solco tracciato dal russo, rincarò la dose con parole che fecero tremare i polsi a Washington: “Il mio cuore è ferito […] Mai più la guerra […] rivolgo un forte appello per la Pace […] guerra chiama guerra, violenza chiama violenza[...]”. Non c’è che dire. In un solo colpo, Hussein Obama, il finto democratico esportatore di democrazia a suon di bombe e “covered actions” riuscì ad attirarsi le ire del Vaticano e della Russia. E con lui Israele. Un ambo di tuttorispetto. Ma mancava il terno. Quindi, l’America che fece? Entrò in default. Bingo, altro che terno!!!
Dapprima congelò gli stipendi e poi rasentò il crack definito. Ma come? Solo qualche ora prima avrebbe voluto sferrare il colpo di grazia sul capo di Assad dando vita al terzo conflitto mondiale e a meno di una settimana veniamo a scoprire che non aveva nemmeno i soldi per pagare gli statali? Il bluff più malriuscito di tutti i tempi.
A voler mantenere un atteggiamento distaccato (sebbene il vile strumento della minaccia bellica mini la pazienza della società civile a prescindere) possiamo affermare che - come profetizzato nell’ultimo lavoro di Noam Chomsky - l’America è alla portata finale: la frutta! Agonizza tra spasmi muscolari e deliri di onnipotenza. Uno spettacolo gratificante agli occhi di quelle popolazioni a cui è stato reso impossibile lo sviluppo indipendente grazie alla tanto controversa “Dottrina Monroe”. A proposito: in occasione dell’ultimo incontro promosso dalCELAC (Comunità degli Stati Latinoamericani e Caraibici), lo scorso Dicembre, il Presidente del Nicaragua, Daniel Ortega, ha annunciato: “Stiamo rispedendo al mittente (gli USA Ndr) la Dottrina Monroe”. È, invece, di pochi giorni fa, l’annuncio interno agli USA di dichiarare conclusa la secolare parentesi di politiche in cui tanto ha sguazzato il braccio segreto di tutti i presidenti.
Un dato è certo: gli USA hanno iniettato in tutto il Mondo una crisi bestiale, l’ennesima, credendo di poterla fare franca anche stavolta e portare i propri forzieri alle stelle. Ma il cerino è terminato nelle mani di un incapace gestito del CFR, quale Hussein Obama ha dimostrato di essere. Col Vaticano, Russia, Israele, CFR, CIA, popolazione statunitense avvelenata e squattrinata ed i banchieri contro, Hussein Obama finirà i suoi giorni a scrivere memorie. Come tutti i grandi falliti della Storia.
Mentre Putin ed il BRICS (Brasile Russia India Cina e Sud Africa) punteranno lontano, distante da quelNuovo ordine Mondiale che non ha più motivo di esistere se non nella retorica d’accatto europea. Andrea Signini









   
 



 
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