-Il fallimento delle speranze dell’Unione Europea e degli Stati Uniti della firma, oggettivamente sfavorevole e discriminatorio per l’Ucraina, dell’accordo di associazione e per una zona di libero scambio con l’UE, ha fatto infuriare i "falchi" politici europei e americani». Lo ha dichiarato il leader del Partito Comunista d’Ucraina Petro Simonenko. Simonenko ha sottolineato che gli avvenimenti che si sono susseguiti in Ucraina sono stati promossi da emissari della NATO e dagli "eurodemocratici", ben addestrati nello scenario del Nord Africa e della Siria: protesta pacifica - provocazione - prime vittime della "rivoluzione" - "sbarco democratico" dell’Unione Europea e gli Stati Uniti - scontri armati e occupazione degli edifici amministrativi - formazione di governi paralleli - guerra civile - instaurazione di regimi fantoccio. «Questi eventi sono stati accompagnati e seguiti da viaggi regolari sul Majdan di funzionari europei di ogni colore e grado, senatori USAe funzionari del Dipartimento di Stato, ministri dei paesi dell’UE. Costoro tuttavia non nascondono nulla. Ad esempio, nelle parole della Sig.ra Ashton - alto rappresentante dell’UE in materia di sicurezza: applicazione nei confronti dell’Ucraina di «tutte le pressioni possibili» e sostegno finanziario e politico alla cosiddetta opposizione. E tutto per far sedere sulla sedia presidenziale e capo del governo i loro scagnozzi», ha detto Petro Simonenko. Il leader del Partito Comunista ha ricordato come sia diventata di dominio pubblico una recente conversazione telefonica tra l’assistente del Segretario di Stato USA, Nuland, e l’ambasciatore in Ucraina Payette, durante la quale la Nuland ha chiaramente detto chi deve entrare nel governo ucraino e chi no. E anche sulla posizione dell’occidente, presentata alla Conferenza sulla Sicurezza di Monaco, ha dichiarato esplicitamente che il nuovo governo non dovrebbe appellarsi al popolo ucraino, ma al Fondo MonetarioInternazionale. «Inoltre - ha detto Simonenko - non si ferma la pressione sull’Ucraina del FMI, che sta sfruttando la sempre più complessa situazione, per imporre con la forza inique condizioni sui prestiti ordinari, obbligandoci ad aumentare i prezzi e le tariffe per i servizi pubblici, a portare a termine micidiali riforme sulle pensioni e sulla sanità, ad adottare un codice del lavoro e norme sugli alloggi di tipo schiavistico, che trasformeranno i lavoratori in nuovi schiavi e lasceranno decine di migliaia di famiglie senza casa». Il leader dei comunisti ucraini ha sottolineato che uno dei ruoli principali nell’escalation delle tensioni politiche e nell’attuazione della strategia degli Stati Uniti di «separare» l’Ucraina dalla Russia e di coinvolgerla, attraverso la firma dell’accordo di associazione con l’UE, nella NATO, è stato assegnato ai «mangiasovvenzioni» - cioè le organizzazioni no-profit. Le quali, secondo la stessa signora Nuland, dal 1991 hanno ricevuto per questoscopo più di cinque miliardi di dollari USA di sovvenzioni estere. «Non è sorprendente che le ONG, organizzazioni no-profit, sono state le prime ad abbaiare quando il Parlamento ha approvato una legge che le obbliga ad essere correttamente registrate e a fornire tutte le informazioni riguardanti le necessità e gli scopi per cui viene speso il denaro ricevuto dagli sponsor stranieri. Chiaramente, in questo modo la maggioranza delle ONG avrebbe dovuto ammettere di essere direttamente coinvolta nella formazione e nel supporto informativo ai militanti del Maidan e di agire come "quinta colonna" dell’Occidente», ha detto il leader del Partito Comunista. Petro Simonenko ha anche osservato che l’attuale crisi politica è in gran parte il risultato del rifiuto del potere oligarchico e della pseudo-opposizione di attuare il referendum promosso dal Partito Comunista sul tema dell’integrazione economica estera. «Rifiutando la soluzione democratica dei problemi legati alla scelta del vettoredi integrazione economica estera, evitando congiuntamente il referendum nazionale sulla questione, l’oligarchia e la cosiddetta opposizione nazionalista hanno acuito la spaccatura nella società ucraina e hanno portato il paese sull’orlo della guerra civile - ha detto Petro Simonenko - Questo ha provocato anche pretese territoriali da parte dei politici e dei media di diversi paesi, in particolare Romania, Ungheria, Turchia, Polonia, sui territori ucraini. Fino a dichiarare la possibilità di un intervento militare per "proteggere i compatrioti che vivono lì". In questo modo, nella lotta per la presidenza, il potere oligarchico, i radicali-neonazisti, l’"opposizione" nazionalista, sostenuta dall’Occidente, mettendo in moto il conflitto civile, di fatto hanno privato il paese e il popolo ucraino della sovranità politica ed economica. Hanno trasformato l’Ucraina in un campo di battaglia per gli interessi geopolitici degli Stati Uniti, della NATO e dell’UE», ha concluso il leader delPartito Comunista Petro Simonenko.da kpu.ua(traduzione da marx21.it Disordini filo-atlantici a Kiev 26 morti a Kiev, tra i quali sette agenti, per i nuovi gravi disordini in Ukraina. Tutto è iniziato martedì, quando un migliaio di manifestanti, armati di molotov e spranghe (ma anche di pistole: un proiettile è stato estratto dal corpo di un poliziotto), ha dato l’assalto sia al Parlamento che alla sede del partito di maggioranza ukraino (il partito delle Regioni) motivando la protesta con il rifiuto di porre all’ordine del giorno dei lavori parlamentari una mozione di minoranza che chiedeva l’annullamento delle norme costituzionali del 2004 (sulla forma della Repubblica, diventata “presidenziale”) e un ritorno alla precedente costituzione che prevedeva un modello di rappresentanza parlamentare (all’italiana). L’ordine del giorno era stato presentato da una pattuglia di deputati guidata della coalizione di minoranza (opposizione) ed è stato illustrato poi alla stampa da OlegTyagnibok, leader del movimento di estrema destra “partito della Libertà”, di orientamento filo-atlantico. Proprio il partito della Libertà aveva convocato la manifestazione per martedì 18 febbraio poi risoltasi in una sorta di attacco al governo e al parlamento fino alla controffensiva della polizia nella notte, per "liberare" dai rivoltosi piazza dell’Indipendenza. I nuovi disordini a Kiev, in Ukraina, sono stati così commentati dal ministero degli Esteri di Mosca: “Quello che sta accadendo (a Kiev) è il risultato diretto della politica di interferenza adottata da quei politici e da quelle strutture dell’Unione Europea che fin dall’inizio della crisi (in Ukraina) che, adottando una tattica da occhi bendati nei confronti delle azioni dei gruppi estremisti radicali ukraini, hanno così incoraggiato costoro in un’ulteriore escalation di provocazioni contro le legittime istituzioni”. La Russia, come noto, ha promesso 15 miliardi di dollari di prestiti (due già sbloccati) per farsuperare la crisi sociale ed economica del Paese dell’Europa centrale. Vi è da ricordare che l’Ukraina – stato crocevia tra Unione europea atlantica e Russia - si dibatte ormai da un decennio tra le due diverse spinte popolari di ingresso nella Ue o di mantenimento dei legami politici, economici e nazionali con la Russia. Non a caso l’Ukraina è stata fin dagli inizi del conflitto interno teatro di una destabilizzazione politica e culturale etero diretta da Bruxelles e Washington con lì iniezione di una cosiddetta “rivoluzione colorata”. Peraltro la Federazione Russa costituisce oggi uno dei pochi Stati realmente sovrani nel mondo “unipolare americano” nato dopo la caduta del muro di Berlino. La Russia è tornata a rivestire il suo fondamentale e storico ruolo di forza equilibratrice degli assetti internazionali, di guardiano e difensore del diritto internazionale e di ponte culturale tra Europa occidentale ed orientale. Dopo aver attraversato, negli anni novanta durantela sconsiderata presidenza del filo-occidentale Eltsin, un periodo di grave crisi economica e spirituale, la Federazione Russa ha riconquistato in pochi anni, grazie alla ferma guida del Presidente Vladimir Putin, un nuovo ruolo di potenza ed un decisivo peso politico-militare sullo scacchiere internazionale. Liberatasi dalla schiavitù del debito pubblico, riaffermata l’autorità dello Stato, la Russia oggi può costituire un punto di riferimento importante anche per un’Europa che non è ancora riuscita a ritrovare la sua identità e a liberarsi dall’abbraccio mortale di quei “poteri forti” internazionali, di natura metafisica e finanziaria, che tutt’oggi la costringono in un tragico stato di sudditanza spirituale, culturale ed economica. La Russia di Putin, infatti, non solo ha recuperato piena sovranità sul piano economico e militare, ma ha anche intrapreso una decisa azione di riscoperta e di riaffermazione di quei valori tradizionali e nazionali che l’attività distruttrice di quasicinquanta anni di “socialismo reale” e di quasi venti anni di capitalismo apolide sembravano aver annientato. Il presidente Putin ha inteso recuperare gli eterni valori etno-identitari e spirituali che stanno alla base d’ogni sana comunità popolare attraverso una battaglia per lo sviluppo demografico, la tutela della famiglia tradizionale e l’interlocuzione attenta con la religione ortodossa, maggioritaria presso il popolo russo. Nel suo ultimo messaggio alle camere, il Presidente Vladimir Putin ha voluto, infatti, dichiarare: “Sappiamo che ci sono sempre più persone nel mondo che sostengono la nostra posizione in difesa dei valori tradizionali che hanno costituito il fondamento spirituale e morale della civiltà in ogni nazione per migliaia d’anni: i valori delle famiglie tradizionali, della vera vita umana, che include la vita religiosa: non solo l’esistenza materiale, ma anche la spiritualità”. Questa concezione del mondo, invisa alla cultura massificatrice atlantica, è il veroobiettivo di contrasto tra l’eurocrazia di Bruxelles e l’identità nazionale russa. Anche e soprattutto per quanto riguarda l’Ukraina, “terra di confine” slava la cui conquista è ambita dall’Occidente per meglio assediare la Russia e le sue ricchezze in materie prime. r.e. Ucraina: è scontro totale. Evacuati palazzo del governo e parlamento L’Ucraina non riesce a svoltare pagina. Questa mattina infatti, nonostante il presidente ucraino Viktor Ianukovich avesse annunciato una "tregua" per "fermare il bagno di sangue" e la ripresa dei colloqui con l’opposizione, nel centro di Kiev sono ripresi gli scontri tra polizia e manifestanti. Intanto il bilancio dei caduti di quella che rischia di diventare una guerra civile si fa sempre più aspro, con i morti che salgono da 26 a 28, mentre 287 feriti sono ancora in ospedale. Lo ha annunciato il ministero ucraino della Salute. Il ministero ha precisato in un comunicato postato sul suo sito Internet che tra i feriti nelle violenze di martedìsera nella capitale ucraina c’erano anche quattro giovani di meno di 18 anni e due cittadini stranieri. Ma oggi è un altro giorno e gli insorti hanno costretto gli agenti delle forze speciali ucraine ad arretrare abbandonando le posizioni conquistate in Maidan, la piazza centrale di Kiev cuore della protesta antigovernativa. Secondo il Kyiv Post si sentono in continuazione colpi di arma da fuoco, e continua anche il lancio di molotov. Un mezzo della polizia è in fiamme, e i dimostranti stanno occupando negozi e magazzini vuoti nella piazza. Un cecchino degli insorti antigovernativi starebbe poi sparando sulla polizia dall’edificio del conservatorio di Kiev e avrebbe già ferito più di 20 agenti. Lo sostiene il ministero dell’Interno. Il conservatorio si affaccia su Maidan. Le vittime dunque si contano su entrambi gli schieramenti. Almeno altri sette ribelli sarebbero morti negli scontri con la polizia. E’ quanto sostiene Oleg Slabi, un volontario dei servizi sanitari dellaprotesta. I giornalisti del Kyiv Post affermano però di aver contato almeno 30 cadaveri (molte delle vittime avevano ferite da arma da fuoco). Gli "insorti" ucraini (capeggiati dalla parte più oltranzista dell’opposizione e da gruppi paramilitari di estrema destra) hanno fatto prigionieri una cinquantina di poliziotti e li hanno portati in un edificio occupato vicino al municipio di Kiev facendoli passare attraverso un corridoio umano di dimostranti antigovernativi: una mossa che punta, con tutta evidenza, ad acuire lo scontro e non certo a favorire il dialogo col governo; un atto teso a provocare la reazione del governo. Un poliziotto - sostiene il ministero dell’Interno - è stato ucciso da un colpo d’arma da fuoco stamattina a Kiev, mentre altri 29 sono rimasti feriti. In tutto questo il Parlamento è stato evacuato per precauzione, così come il palazzo che ospita la sede del governo. Anche agli impiegati dell’amministrazione presidenziale è stato ordinato di tornare nelle proprieabitazioni. Il Verkhovna Rada, il parlamento, è stato abbandonato da deputati e impiegati per motivi di sicurezza. E hanno deciso di rientrare da Sochi anche alcuni degli atleti impegnati nelle Olimpiadi invernali. LA DIRETTA 12,57 - Appello della polizia: restate a casa. La polizia ucraina invita gli abitanti di Kiev a restare a casa. Lo fanno sapere i media locali riportando le indicazioni del ministero dell’Interno. «In questo momento è opportuno limitare gli spostamenti in auto e non scendere in strada. Nelle strade di Kiev ci sono persone armate con intenzioni aggressive» avverte il ministero. 12,49 - Caos a Kiev. La situazione appare completamente fuori controllo, tanto che è difficile anche capire il numero effettivo delle vittime. L’ambasciatore italiano a Kiev Fabrizio Romano, intervistato da Radio Radicale, ha parlato di qualcosa come 50 morti nella sola giornata di oggi. L’Agence France Presse (Afp), dal canto suo, ha sommato 25 morti in diversi avvistamentida parte dei suoi corrispondenti sul luogo. Alcuni siti di notizie pubblicano le prime liste con nomi e cognomi delle vittime, a decine. Il ministero dell’Interno aggiorna a sua volta il numero dei morti nelle forze dell’ordine: almeno un agente ucciso oggi, dieci complessivamente. Ma il ministero della Sanità ucraino conferma per ora la morte solo di sette persone negli scontri di oggi tra polizia e manifestanti, precisando che due erano «impiegati del ministero dell’Interno», quindi probabilmente poliziotti. 12,27 - Mosca con Kiev e avverte l’Ue: «No sanzioni». La situazione in Ucraina è «drammatica» e la Russia torna a chiedere ai leader di piazza a Kiev di «fermare il bagno di sangue» e continuare la ricerca di una soluzione pacifica della crisi «senza minacce e ultimatum». Lo ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri russo, Aleksandr Lukashevich, in un briefing oggi con la stampa. Il portavoce ha ribadito quanto già dichiarato in questi giorni dalle autorità russe:l’uso delle armi da parte dei dimostranti è «un palese tentativo di colpo di Stato e di presa violenta del potere. Condanniamo in modo deciso le azioni dei radicali e degli estremisti, principalmente responsabili delle violenze», ha aggiunto. «Una seria responsabilità è anche dell’opposizione, che non è in grado di realizzare gli accordi raggiunti con le autorità». Il portavoce ha poi ammonito l’Occidente che «le minacce di sanzioni e altri mezzi per influenzare la situazione non possono portare a niente di buono e possono solo aggravare la situazione». 12,18 - Consiglio straordinario Ue. Si terrà alle 15 il Consiglio straordinario Affari esteri dell’Ue dedicato alla crisi Ucraina. Un vertice durante il quale «tutte le possibili opzioni saranno valutate», si legge in una nota da Bruxelles. Convocando il vertice, il presidente del Consiglio europeo aveva parlato di sanzioni finanziarie e sui visti da comminare ai «responsabili» delle violenze. L’Unione europea, ricorda la notaodierna, conferma il suo impegno a firmare l’accordo di associazione con l’Ucraina a condizione che le autorità dimostrino di credere in una Ucraina «libera, unita e democratica» e ai valori su cui l’Accordo si basa. 11,30 - Vertice Ue-Ucraina. Il presidente Viktor Ianukovich è in questo momento impegnato in un incontro con i ministri degli Esteri francese, tedesco e polacco. Lo ha detto Anna Gherman, una consigliera del capo di Stato ucraino, citata dall’agenzia Interfax. Il presidente ieri sera aveva chiesto una interruzione degli scontri per «fermare il bagno di sangue e stabilizzare la situazione», mossa giunta in serata dopo le aspre critiche dell’occidente e la minaccia di sanzioni da parte dell’Ue. La tregua però è stata rotta dai gruppi di estrema destra che sono tornati all’offensiva attaccando la polizia e le sedi istituzionali. 11,00 - Condanna Usa. Una condanna nei «termini più forti» della deriva sanguinosa degli avvenimenti è arrivata dal presidente americanoBarack Obama, che ha avvisato che «ci saranno conseguenze se si oltrepasserà il segno». «Invito fortemente il governo ucraino ad astenersi da ulteriore violenza. Se i militari interverranno contro l’opposizione, i legami con la Nato saranno seriamente danneggiati», ha dichiarato il segretario generale dell’Alleanza Atlantica, Anders Fogh Rasmussen. L’amministrazione Obama ha negato i visti di ingresso negli Stati Uniti ad alcuni funzionari e dirigenti ucraini e ha disposto immediate sanzioni nei confronti di 20 rappresentanti del governo di Kiev.
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