Ci sono strade nella città dello Stretto in cui i cumuli hanno invaso le carreggiate. Ci sono genitori nel Basso Jonio Cosentino che non mandano più i figli a scuola perché la monnezza assedia le classi. Ci sono sindaci che difendono le loro piccole discariche comunali con le unghie e con i denti per evitare che arrivino i camion da altri comuni. Ci sono amministrazioni, come a Bagnara Calabra, che hanno vietato anche i mercati settimanali perché "non ci sono garanzie per le condizioni igieniche". E poi, in tutte le province, ci sono i roghi notturni che illuminano la regione come nella terra dei fuochi. La Calabria è in ginocchio, annega nella spazzatura. Da oltre 15 giorni nessuno la raccoglie più perché nessuno sa dove portarla. Da quando è stato chiusa la grande discarica di Pianopoli vicino Lamezia Terme le città sono ammorbate dal puzzo e invase da montagne di rifiuti. Secondo alcune statistiche "a terra" ci sono qualcosa come 20 milatonnellate di materiale tal quale, ma i numeri potrebbero essere anche maggiori. In Calabria si producono circa 2.400 tonnellate di rifiuti. Di queste il 40% viene trattato nei sette impianti pubblici attualmente funzionanti in Calabria, il resto è ovunque. E se non si corre ai ripari i numeri sono destinati a crescere se è vero come è vero che molti impianti sono quasi saturi. E, insomma, emergenza ambientale. Un’emergenza che genera preoccupazione e che ha radici che affondano le radici in politiche distratte nella migliore delle ipotesi. Lo dimostra il fatto che mentre nel resto d’Italia, i rifiuti urbani smaltiti in discarica nel 2012 sono circa 12 milioni di tonnellate, con una riduzione dell’11,7% rispetto al 2011, in Calabria il conferimento cresce facendo registrare una controtendenza. Tutto inutile. Come anche inutili sono stati i 16 anni di commissariamento per l’emergenza ambientale costati un miliardo di euro. Soldi che, al netto di quasi 2 milioni di euro intascati daidiversi commissari che si sono succeduti, sono serviti evidentemente a poco. Ci sono poi le vicende giudiziarie. Il settore è attraversato, secondo la magistratura, da un malaffare dilagante, fatto di criminalità organizzata e, soprattutto, di irregolarità sul piano della sicurezza degli impianti. Secondo un report del Dipartimento regionale all’Ambiente, la mappa delle discariche non lascia sperare nulla di buono. C’è Melicuccà, nel Reggino, che ha una capienza di circa 450mila metri cubi e che è oggetto di indagine della magistratura. "Non sono stati ne’ progettati, ne’ eseguiti i necessari interventi finalizzati alla predisposizione ed istallazione di sistemi di drenaggio e allontanamento delle acque meteoriche dal sito", si legge nella relazione, " non si è badato alla sistemazione della vasca del percolato per impedirne la tracimazione, con la conseguente dispersione del percolato da discarica. Questo ha comportato un grave pregiudizio alla salubrità dell’ambiente e deiterreni circostanti adibiti alla piantumazione di uliveti ed al pascolo". Nel Reggino è singolare anche la situazione dell’impianto di Sambatello che tratta i rifiuti prima del trasferimento, ma che risultava inoperoso da tempo per veri problemi. C’è poi anche la discarica di Casignana, sempre nel Reggino, a suo tempo sequestrata per diverse irregolarità. Un sito di fatto su cui vi sono diverse controversie legate ai progetti di ampliamento. A Gioia Tauro si alza la ciminiera del termovalorizzatore, impianto sul quale da mesi vi sono battaglie tra i lavoratori e la società di gestione per via della fatiscenza dell’impianto e della carenza di manutenzioni; per i sindacati si tratta di una sorta di bomba ad orologeria. Pianopoli, come accennato, è chiusa da 15 giorni a causa di una serie di opere necessarie per la messa in sicurezza. I rifiuti stanno in parte andando a Celico, in provincia di Cosenza, dove esiste poco più che una buca, e su cui è in atto una feroce protesta deicittadini che teme per un progetto di ampliamento. Cassano all’Ionio ha una discarica, pubblica, gestita dal Comune, dalla capacità limitata, e oggi serve solo le città dello Jonio Cosentino. Scala Coeli è l’altra discarica privata del Cosentino che potrebbe aprire da qui a poco, per l’emergenza. La regione, sostiene il Quotidiano della Calabria è già a lavoro, e rimane da convincere il sindaco. C’è poi Bucita, sempre nel Cosentino, che non è una discarica ma una sorta di capannone da utilizzare per lo stoccaggio dei rifiuti da mandare all’estero. Insomma, una tragedia, dalla quale si stanno salvando, al momento soltanto alcuni comuni. Nella Piana di Gioia Tauro ad esempio, i comuni come Gioia Tauro, Polistena, Cittanova e pochi altri stanno tenendo botta all’emergenza grazie ai sistemi di raccolta differenziata. I sindaci da ormai diverso tempo hanno perseguito la via del porta a porta che, come dimostrato in queste ore, li sta aiutando ad affrontare la crisi che, sia chiaro,potrebbe comunque a divampare se non si troverà una qualche soluzione. Per il momento la Piana è una delle poche isole felici, in una regione in cui la raccolta differenziata è ridotta al lumicino. In teoria doveva arrivare al 35% nel 2006, ma dai dati forniti dall’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), è 12,43%. Una stima che appare ai più generosa. Intanto i sindaci delle grandi città cercano di tamponare come possono; alcuni si sono organizzati per interventi tampone. A Catanzaro per dieci giorni i rifiuti indifferenziati saranno conferiti in un sito temporaneo individuato all’interno dell’area dell’impianto di Alli. Il sindaco Sergio Abramo ha spiegato che "saranno così completate le operazioni di smaltimento dell’arretrato, già avviate nei giorni scorsi, rimuovendo le numerose criticità soprattutto in prossimità di ospedali, scuole e strade". A Reggio Calabria la commissione straordinaria (il comune è stato sciolto per infiltrazioni mafiose loscorso anno), per bocca del prefetto Gaetano Chiusolo, ha annunciato di stare adottando "tutte le misure necessarie per tenere sotto controllo questa grave emergenza e garantire i livelli di tutela di salute ambientale". Dichiarazione giunta a margine della riunione straordinaria sull’emergenza rifiuti, convocata d’intesa con la Prefettura, dove è stato deciso "uno speciale piano d’intervento, autorizzato dalla Regione Calabria, che consentirà di creare una temporanea soluzione al problema sanitario utilizzando l’impianto di Sambatello, presso il quale, a seguito di ordinanza emanata dalla Commissione straordinaria, si procederà a stoccare circa 3.000 tonnellate di rifiuti". Una delibera della maggioranza di Centrodestra La Regione si affida ai privati REGGIO CALABRIA - La Regione Calabria ha optato per aprire ai privati. L’emergenza rifiuti sarà affrontata con una norma approvata in Consiglio regionale nei giorni scorsi, con il voto della sola maggioranza di centrodestra.Grazie ad una delibera la Giunta regionale potrà integrare le autorizzazioni degli impianti privati in esercizio e, entro il 31 dicembre del 2014, estendere le stesse previsioni "a quegli impianti che potranno essere autorizzati". In altri termini, potrebbero essere autorizzate discariche in attesa del completamento delle documentazioni necessarie all’esercizio. Una norma che ha fatto saltare sulla sedia più di un consigliere d’opposizione, oltre a una serie di sindaci, che quegli impianti se li potrebbero trovare sui propri territori. All’ombra dell’emergenza che attanaglia i territori la Regione ha insomma deciso di non andare troppo per il sottile con una modifica alle prescrizioni del Piano Regionale dei Rifiuti, che diventerà operativo nei prossimi giorni. Modifiche di legge che in soldoni si traduce in diverse decine di milioni di euro. Attualmente, infatti, lo smaltimento di una tonnellata di immondizia arriva a costare tra le 150 e le 180 euro. Considerando le montagne dirifiuti abbandonati per strada (tra le 25 e le 30 mila tonnellate) e tutte quelle che si continueranno a produrre i numeri sono imponenti. Numeri a cui potrebbe aggiungere anche la quota di rifiuti speciali che hanno costi ovviamente superiori. L’assessore all’Ambiente della Regione, Francesco Pugliano, ha definito "di straordinaria importanza la norma di modifica della legge" tenuto conto dello "squilibrio territoriale che in Calabria caratterizza il sistema dei rifiuti, sbilanciato dalla mancata realizzazione dell’impianto nell’area del cosentino". "In Calabria - ha aggiunto Pugliano - vengono prodotti quotidianamente oltre 2.400 tonnellate di rifiuti. Oggi la situazione è stata messa in crisi per la chiusura da circa 15 giorni, dell’unica discarica attiva sul territorio: Pianopoli". Un business che potrebbe far gola a molti non ultima la criminalità organizzata pronta ad infilarsi tra le maglie di un provvedimento che abbassa il livello dei controlli. Per l’assessore Puglianol’emendamento, che di fatto modifica le prescrizioni del piano regionale del 2011, "era l’unica soluzione per provare a dare una risposta immediata alla popolazione calabrese". Pugliano ha ricordato come "In Calabria ad oggi registriamo una percentuale misera, indecente ed incivile della raccolta differenziata". Dunque aprire ai privati sarebbe indispensabile. Sulla "leggina" però sono anche stati espressi dubbi. Per Demetrio Naccari Carlizzi, è "una legge illegittima, estemporanea e bocciata dall’ufficio legislativo. E’ solo un tappo che si prova a mettere ad una falla molto più grande". Una falla creata per "logiche speculative". La fabbrica di Crotone: "In grado di uccidere mezza Europa" Arrivano i veleni dell’ex Pertusola REGGIO CALABRIA - C’è il problema dei rifiuti per strada in Calabria, ma non è l’unico allarme che riguarda l’ambiente e i veleni. Nelle scorse ore, infatti, il presidente della Commissione speciale di Vigilanza, Aurelio Chizzoniti ha fatto sapere diaver trasmesso ai Procuratori capo della Repubblica presso i Tribunali di Reggio Calabria, Locri, Palmi, Vibo Valentia, Lametia Terme, Catanzaro, Paola, Cosenza, Castrovillari e Crotone, copia del verbale relativo alla seduta congiunta della Terza e Quarta Commissioni consiliari tenutasi lo scorso 24 gennaio. Secondo Chizzoniti: "Dal contesto del verbale emerge una realtà agghiacciante sul versante della tutela ambientale, semplicemente saccheggiata fra l’indifferenza generale a diversi livelli istituzionali. E’ stata ribadita anche la distribuzione sul territorio calabrese di rifiuti dell’ex Pertusola". ? La decisione di Chizzoniti, secondo quanto scrive il Quotidiano della Calabria che cita i verbali della seduta di commissione a lasciare senza parole, in particolare, sarebbe stato quanto riferito dall’ingegnere Vincenzo Voce, presidente dell’associazione "Classe differente". ? "Solo sul sito di Pertusola di Crotone - ha detto - ho stimato 412 mila 887 chilogrammi di cadmio.Questa quantità potrebbe uccidere di cancro tutta l’Europa; 400 mila chilogrammi di cadmio. Arsenico 254 mila; piombo 4 milioni 180 mila chilogrammi e mi riferisco ai dati ufficiali delle caratterizzazioni". ? Per Vincenzo Voce, poi, quello delle bonifiche sarebbe un "vero paradosso". In questo senso Voci parla di "vele, di messe in sicurezza permanenti e bonifiche farsa, bonifiche fasulle". ? Il presidente dell’associazione "Classe differente" ha chiesto un serio controllo del territorio: "Ma pensate veramente che per 40 anni nella fabbrica e nello stabilimento di Pertusola quando non esisteva la sensibilità ambientale questi avessero stoccato tutte le sostanze nel proprio sito? E’ chiaro che le hanno distribuite dappertutto ed hanno contaminato un intero territorio. Nella Regione si è fermi al 16,34 per cento Il fallimento della raccolta differenziata di GIUSEPPE BORELLO VIBO VALENTIA - Per misurare il fallimento della raccolta differenziata in Calabria bastaprendere come metro i cumuli di spazzatura davanti alle scuole materne, le biblioteche e qualsiasi altro posto dove una volta si vedeva un cassonetto. Un’altra grandezza è la fila di autocompattatori, provenienti da ogni provincia, in attesa di conferire i rifiuti nella discarica di Pianopoli. Infine ci si affida alle cifre dell’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente in Calabria. L’Arpacal nel suo ultimo rapporto attesta che nel 2012 la raccolta differenziata si è fermata al 16,34 per cento. Giusto per avere degli obiettivi di riferimento, la normativa prevedeva almeno il 35 per cento entro il 31 dicembre 2006, e il 65 per cento a fine 2012. Tassi di raccolta sfidanti quanto irraggiungibili tanto che l’”Agenda verde”, il disegno di legge collegato alla legge di stabilità 2014 ancora da assegnare alla Commissione competente, prevede una ridefinizione delle scadenze. Così il limite del 65 per cento slitta al 2016. Legambiente Calabria definisce il sistema dei rifiuti “fuoricontrollo con una gestione inesistente” dove persiste ancora una corsa alle discariche. La maggior parte della spazzatura finisce interrata mentre la raccolta differenziata non decolla soprattutto nelle principali città. Secondo il report dell’Arpacal, Catanzaro è al 15,93 per cento, Reggio Calabria segna il 13,53 per cento, Cosenza il 20,14, Crotone il 11,41 e Vibo Valentia il 13,36. Proprio quest’ultimo capoluogo, stando alle rilevazioni del Comune sul 2013, ha visto crollare la raccolta al cinque per cento, praticamente inesistente. Adriana Teti, dirigente del servizio Ambiente della città di Vibo Valentia, spiega: “La raccolta porta a porta prevista non è mai partita perché abbiamo avuto delle difficoltà a far rispettare gli obblighi contrattuali all’azienda incaricata e solo successivamente l’amministrazione ha applicato le penali”. E se Vibo Valentia rappresenta un caso limite, in Calabria ci sono delle eccellenze dove la raccolta arriva anche 72,66 per cento come San Fili, inprovincia di Cosenza. Mosche bianche in uno scenario di piena emergenza che coinvolge tutti, comprese le aziende del settore. Un operatore dell’hinterland vibonese, che preferisce rimanere anonimo, racconta le difficoltà della raccolta porta a porta: “In alcuni Comuni la differenziata viene fatta con leggerezza. I cittadini molte volte non rispettano gli orari di ritiro e spesso i rifiuti non sono conformi. In questi casi dovrebbe intervenire l’amministrazione con delle multe, ma questo non avviene”. Ma oltre ai cittadini ci sono i sindaci, “devo pregarli per ricevere i pagamenti - continua con amarezza l’imprenditore -. Quando va bene passano 90 giorni e la fattura non copre mai il totale”. Intanto l’emergenza continua a suon di ordinanze e manca un piano veramente efficace di gestione dei rifiuti. Unica certezza: le 2250 tonnellate di spazzatura prodotte ogni giorno in Calabria, che in qualche modo bisognerà smaltire. Giuseppe Baldessarro,Giuseppe Borello,PaolaCipriani,l’espresso
|