Una specie su due se la passa male in Italia: se non si cambia rotta rischia di ridursi ai minimi termini o di sparire. Orso, pipistrelli, pesci di acqua dolce, lince, lontra sono tra gli animali a rischio e anche il 50% delle piante si trova in una condizione sfavorevole o decisamente critica. E’ il quadro tracciato dall’Ispra e dal ministero dell’Ambiente studiando le 113 specie vegetali e le 225 specie animali protette dalla direttiva europea Habitat. La direttiva impone ai paesi europei di inviare un rapporto dettagliato ogni 6 anni sullo stato di conservazione delle specie e degli habitat di interesse comunitario e sullo stato delle misure intraprese per la loro salvaguardia. Il terzo rapporto, presentato oggi, fornisce una fotografia accurata che permette di valutare con precisione la natura della minaccia. Il 50% delle specie vegetali, il 51% di quelle animali, e il 67% degli habitat considerati di interesse comunitario sono in uno statodi conservazione sfavorevole (inadeguato o cattivo), che richiede un intervento. Spesso l’attacco non è diretto, ma proprio per questo più allarmante. Molte specie non rischiano di essere spazzate via dall’aggressione di uno specifico veleno: sono travolte assieme al loro ambiente, svaniscono con il loro mondo. A rischiare di cancellarle dalla faccia della Terra sono stati pochi decenni di crescita disordinata e senza coscienza del limite che sembrava dover regalare ricchezza e invece ha prodotto una crisi economica drammatica e una crisi ecologica ancora più profonda. La situazione più allarmante è quella degli habitat. Due su tre sono stati bocciati dai biologi: fanno fatica a conservare la ricchezza di vita ereditata in milioni di anni di evoluzione. In particolare sono sottoposti a uno stress molto forte le aree costiere e quelle vicino a fiumi e laghi, ma buona parte del territorio è in crisi per l’erosione prodotta dall’urbanizzazione senza freni, dall’agricoltura conforte impiego di chimica intensiva, dalla cattiva gestione delle foreste, dalla pressione turistica concentrata in poche aree, dal cambiamento climatico. A rendere più drammatico il quadro delle possibili perdite è la forte presenza di endimismi, cioè di specie che esistono solo in Italia, un paese che ha il record europeo di biodiversità. Ad esempio in Sardegna a rischio è l’astralago marittimo, specie perenne esclusiva dell’isola di S. Pietro, e l’euphrasia nana, che vive solo sul Gennargentu. Tra gli animali più minacciati troviamo i pesci d’acqua dolce, dallo storione alla trota marmorata e a tutti i salmonidi: il 63% è catalogato nella situazione di maggior rischio. Colpa dell’inquinamento e dell’introduzione di specie esotiche che hanno finito per soppiantare quelle autoctone. Problemi anche per gli anfibi (il loro habitat tende a ridursi) e per le specie di montagna che vedono cambiare il clima in maniera troppo rapida per adattarsi. Una minaccia che indirettamente colpisceuna specie al momento in buona salute come lo stambecco: con la crescita della temperatura i pascoli per gli animali d’allevamento salgono di quota e gli stambecchi trovano nuovi competitori per il cibo. Antonio Cianciullo,repubblica
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