Un Cencelli è per sempre
 











Cencelli, oh caro! Ho ritrovato un articolo pubblicato dalla "Stampa" nel lontano 1974, quarant’anni fa, che descrive magistralmente quel capolavoro tutto Dc. «Cencelli aveva realizzato un lavoro perfetto: aveva calcolato la forza di ogni corrente tenendo conto delle percentuali ottenute ai congressi (queste cifre le aggiornava periodicamente) e aveva poi diviso in categorie di importanza decrescente i posti appetibili: i ministeri sono ripartiti in “grossissimi”, in “grossi”, “piccoli”, e “senza portafogli”. Tra i primi ci sono l’Interno, gli Esteri, la Difesa e il Tesoro da sempre in mani democristiane o eccezionalmente socialdemocratiche e repubblicane, ma mai affidati a un socialista. La distribuzione dei posti diventava un problema matematico. Tra due correnti di uguale forza, se una otteneva un ministero “grossissimo”, poteva avere, per esempio solo due sottosegretari. L’altra corrente, se otteneva un ministero di seconda categoria eracompensato con un numero maggiore di sottosegretari, alcuni dei quali nei ministeri di prima categoria».
Conti alla mano, ogni posto di governo aveva un valore, un peso, calcolato dal punto di vista qualitativo e a cui veniva assegnato un certo punteggio: il ministero dell’Interno non aveva insomma lo stesso valore del ministero della Cultura (e a quei tempi pesava parecchio anche il ministero delle Poste e Telecomunicazioni, perché «poteva assumere un sacco di persone che poi avrebbero ricompensato con il voto». I posti di sottosegretario erano ripartiti secondo il principio generale che un ministro “vale” due sottosegretari e mezzo (!). Niente era lasciato fuori, dal bravo Cencelli. E quindi era anche previsto un equilibrio nella rappresentanza geografica.
Un lavoro perfetto e, a quanto pare, indistruttibile, capace di sfidare i secoli. Non a caso la Treccani ha la voce “cencellizzare”, e la Garzantina porta un “Cencelli-manuale”; nel 1981 gli è anche dedicato un libro: RenatoVenditti, "Il manuale Cencelli. Il prontuario della lottizzazione democristiana. Un documento sulla gestione del potere" (Editori Riuniti).
Bello e famoso, e d’acciaio. Guardate che il Cencelli è studiato e costruito su tanto di formula algebrico-deterministica; insomma, matematica pura applicata alla aurea spartizione-posti tra partiti correnti coalizioni. Non un rompicapo, ma una applicazione scientifica che ha funzionato a meraviglia, strumento infallibile per signori delle tessere e spartizioni pilotate.
Ufficialmente, la sua data di nascita è fissata a Milano, anno 1967, quando al congresso Dc nacque la corrente dei “pontieri”, cosiddetta perché doveva fare da ponte fra maggioranza e sinistra. I pontieri ottennero il 12%; c’erano da decidere gli incarichi in direzione. Allora Massimiliano Cencelli, all’epoca nella segreteria di Adolfo Sarti, propose: «Se abbiamo il 12%, facciamo come nel consiglio di amministrazione di una società, dove gli incarichi vengono divisi in basealle azioni possedute; dividiamo gli incarichi di partito e di governo in base alle tessere. Sarti mi disse di lavorarci su. In quel modo Taviani mantenne l’Interno, Remo Gaspari fu sottosegretario alle Poste, Cossiga alla Difesa, Sarti al Turismo e spettacolo».
Era nato il manuale Cencelli. E funzionava perfettamente! Per trent’anni non ci furono ripartizioni di cariche, sovvenzioni, finanziamenti, nomine di funzionari speciali, presidenti, amministratori e consiglieri di enti o società partecipate che non venissero in conformità con i dettami del Manuale; da Roma fino al più remoto comune della penisola.
Guai a chi lo tocca.
Oltre che una data di nascita, il Manuale ha anche un padre, ovviamente. Appunto Massimiliano Cencelli, classe 1936, figlio dell’autista personale di Pio XII, protetto di Raimondo Manzini (il direttore dell’"Osservatore Romano"), che gli trova un posto nella segreteria Dc in piazza del Gesù.
Iscritto dal 1954, svolge tutta la sua vita politica neiranghi della Balena Bianca, segretario di Sarti, collaboratore di Mancino, funzionario di ottima classe (sia pure con in tasca una iscrizione alla P2), gran lavoratore. «Nel mio studio - ha detto qualche giorno fa in una intervista - conservo la tessera della Dc firmata da Alcide De Gasperi. Sono nato, vissuto e morirò democristiano». Chapeau a Massimiliano Cencelli.
Il suo Manuale funziona alla perfezione anche oggi, nel governo testé varato dall’homo novus Renzi. Maria R.Calderoni










   
 



 
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