Nuovo round di incontri, faccia a faccia, trattative e negoziati per tentare di trovare una soluzione alla crisi in Ucraina. Dopo l’incontro avuto ieri a Parigi, il segretario di Stato Usa John Kerry e il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov si vedranno di nuovo oggi a Roma dove si trovano per partecipare alla conferenza sulla Libia. A Bruxelles, invece, i capi di governo europei incontreranno il primo ministro ucraino ad interim Arseniy Yatsenyuk. Il vertice sarà il “battesimo” europeo di Matteo Renzi. Sul tavolo delle discussioni gli aiuti economici stanziati per l’Ucraina per i prossimi due anni (unica arma rimasta per riuscire a tenere l’Ucraina nell’orbita europea) e la possibilità di sanzioni da parte della Ue contro la Russia. Renzi inoltre dovrà dimostrare di essere in grado di sostenere la carica di prossimo presidente di turno del Consiglio Ue, soprattutto dopo la doccia gelata arrivata ieri dalla Commissione europea che ha definitol’Italia un Paese con squilibri macro-economici eccessivi al pari di Croazia e Slovenia. La crisi ucraina sarà anche al centro della riunione odierna del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Ma mentre ancora soluzioni diplomatiche non sono all’orizzonte, l’Europa tira dritto: Bruxelles ha reso efficaci le prime sanzioni contro Yanukovich, congelando i beni del deposto presidente ucraino (quello che Mosca continua a considerare il legittimo presidente) e di altre 17 personalità legata alla leadership ucraina esautorata nei giorni scorsi dalla "piazza". Tra queste, anche il figlio di Yanukovich, Aleksandr. Nella lista figurano anche l’ex capo dei servizi di sicurezza Alexander Yakymenko, l’ex ministro dell’interno Vitali Zakharchenko, l’ex procuratore generale Viktor Pshonka, e l’ex ministro della giustizia Olena Lukash. Le sanzioni, relative ai beni personali attribuite a queste persone, resteranno in vigore per 12 mesi. E questa mossa certo non aiuterà ilnegoziato con la Russia. "Sul campo", la situazione resta di calma tesa. O quasi. La polizia ucraina ha arrestato l’autoproclamato governatore di Donetsk (la città di origine di Yanukovich), Pavel Gubarev, e altri 70 manifestanti filo-russi che avevano preso il controllo della sede del governo della regione orientale del paese. Le forze dell’ordine ucraine hanno sgomberato la sede del governo regionale, conquistata ieri per la seconda volta da un gruppo di manifestanti filo-russi, e hanno issato alla sua entrata una bandiera ucraina al posto di quella russa che avevano collocato prima i sostenitori di Gubarev. Sull’altro fronte, il Parlamento della Crimea ha votato oggi in favore dell’adesione della regione alla Russia, come soggetto della Federazione Russa: lo ha annunciato il primo vice premier locale Rustam Temirgaliev, secondo l’agenzia Itar-Tass. Della risoluzione adottata del parlamento è stato subito informato Vladimir Putin. Temirgaliev aveva anche annunciato che il 16marzo (quindi con quindici giorni di anticipo) si terrà il referendum sullo status della Crimea, nel quale i cittadini dovranno scegliere se restare in Ucraina o aderire alla Russia. Crimea, referendum il 16 marzo. Il Parlamento della Crimea ha votato oggi in favore dell’adesione della regione alla Russia, come soggetto della Federazione Russa: lo ha annunciato il primo vice premier locale Rustam Temirgaliev, secondo l’agenzia Itar-Tass. Della risoluzione adottata del parlamento è stato subito informato Vladimir Putin. Temirgaliev aveva anche annunciato che il 16 marzo si terrà il referendum sullo status della Crimea, nel quale i cittadini dovranno scegliere se restare in Ucraina o aderire alla Russia. Ue congela beni. Congelati dall’Unione Europea i beni del presidente ucraino destituito, Viktor Yanukovich, e di altri 17 esponenti del suo regime sospettati di appropriazione indebita di fondi pubblici. Onu. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite torna a riunirsi oggi aporte chiuse per discutere della crisi ucraina. I rappresentanti dei 15 paesi membri si incontreranno alle 14.30 locali, per la quarta riunione celebrata da venerdì scorso. Osce. Ieri sono arrivati oggi a Odessa 35 osservatori internazionali dell’Osce. La missione si concluderà il 12 marzo ed è disarmata.
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