Nel trimestrale on-line Santa Rita notizie (a cura dell’omonima clinica privata milanese), sotto il titolo «Prevenzione e chirurgia del tumore alle mammelle», il professor Pier Paolo Brega Massone scriveva che ogni anno in Italia vengono descritti circa 32 mila nuovi casi. O, forse, qualcuno di meno, considerato che proprio nella sua chiacchieratissima clinica una ragazzina di 18 anni ha subìto l’asportazione di un seno per una semplice ciste. E non erano tumori polmonari da asportare (uno degli interventi più costosi rimborsati dal Servizio sanitario nazionale) nemmeno quei casi di tubercolosi che si potevano risolvere farmacologicamente; e non erano necessarie nemmeno alcune operazioni chirurgiche che in cinque casi hanno portato alla morte di pazienti anziani, già affetti da gravi patologie e quindi non operabili. Il professor Brega Massone, responsabile dell’Unità operativa di chirurgia toracica, ieri è stato arrestato, insieme al dottorPietro Fabio Presicci, suo fedele collaboratore; altre dodici persone sono finite agli arresti domiciliari, undici medici e Paolo Francesco Pipitone, socio unico rappresentante della clinica Santa Rita. Gli arresti, dopo un anno di indagini, sono stati eseguiti dalla Guardia di finanza su richiesta dei pm Grazia Pradella e Tiziana Siciliano: «Effettuavano operazioni chirurgiche inutili, dannose, inspiegabili per ottenere rimborsi illeciti dal Sistema sanitario nazionale». Oltre all’accusa di omicidio aggravato, dovranno rispondere anche di lesioni gravissime, truffa e falso. Ad incastrare i medici, come fin troppo enfaticamente hanno sottolineato gli inquirenti, ci sono agghiaccianti intercettazioni telefoniche, con scambi di battute da autentici malavitosi: «Ma è ovvio...al momento in cui il tuo datore di lavoro ti dice più operi e più ti pago, cioé induce con la forza in modo più o meno subliminale un atteggiamento aggressivo nel chirurgo...». E loro aggredivano, fino ad arrotondarelo stipendio attorno a 27 mila euro. Luciano Bresciani, assessore alla Sanità della Regione Lombardia, il paradiso della sanità privata in Italia, anzi «il modello» cui tutte le regioni si sono adeguate, si è addirittura felicitato per l’esito di questa brillante operazione. Ha detto che «i controlli funzionano», dimenticandosi di aggiungere che la Lombardia tra il 2000 e il 2006 ha stranamente aumentato i finanziamenti per quella clinica da 22 a 49 milioni di euro (+122%), e che in tutta la regione sono già 35 le cliniche private finite nel mirino della magistratura (tra cui alcune che attirano pazienti da tutta Italia: San Raffaele, Humanitas, San Giuseppe, San Donato, Sant’Ambrogio, Galeazzi, Pio X e San Carlo). Per Mario Agostinelli, capogruppo regionale del Prc, la politica non può chiamarsi fuori. «Il sistema sanitario della Lombardia - spiega - registra al suo interno un numero altissimo di indagati e rinviati a giudizio, compreso il Direttore generale dell’assessoratoregionale. Le prestazioni inappropriate o inutili si attestano sul 30-40% del totale e sono per lo più ascrivibili agli squilibri di un modello che, attribuendo a ogni intervento un valore economico che viene tariffato e incassato dalle strutture, trasforma di fatto la salute in un business, non legittimando ma sicuramente favorendo molte forme di illecito». E’ certamente anche un problema di controlli, come sottolinea la Fp Cgil, «quello degli accreditamenti è un sistema che se non viene sottoposto a severi e continui controlli da parte della Regione può determinare situazioni di criticità in termini di qualità delle prestazioni rese ai cittadini, nonché favorire azioni illecite ed illegali». Ma il vero «problema» da eliminare, per tornare a un modello di cura che rimetta al centro il paziente e non più le casse degli ospedali (privati e pubblici) è il sistema di rimborso a tariffe (Drg) che stabilisce quanto «vale» un malato da operare. In altre parole, più operazioni significano piùsoldi da spillare al Ssn, per fare quattrini in modo criminale, o magari solo per far quadrare i bilanci di un ospedale sotto stress finanziario. Dice Giorgio Rancati, del Tribunale per i diritti dei malati di Milano: «Ogni anno ci arrivano circa 1000 segnalazioni, e noi esaminiamo 500 cartelle cliniche: posso assicurare che ci sono dentro tutti gli ospedali, privati e pubblici». Sono questioni di vita e di morte, dunque una vera questione di sicurezza nazionale. La Lombardia effettua controlli sul 5% delle prestazioni sanitarie erogate (una inezia): ma è più del doppio di quanto richiesto dagli standard nazionali.de Il Manifesto
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