Ucraina, la Russia minaccia lo stop alle ispezioni
 











Il 16 marzo (giorno in cui si svolgerà il referendum sullo status della Crimea) si avvicina ma è ancora lontana una soluzione diplomatica alla crisi in Ucraina. Le posizioni tra Ue/Usa e Russia restano distanti: l’adozione di sanzioni economiche e il boicottaggio delle Paralimpiadi di Sochi hanno reso Mosca ancora più determinata. Al punto da arrivare a minacciare di sospendere le ispezioni del suo arsenale strategico, compresi i missili nucleari. Le ispezioni sono previste dal trattato Start e dal Documento di Vienna tra i paesi dell’Osce.
Fermezza, ma anche disponibilità alla trattativa, sebbene a certe condizioni. Lo ha spiegato stamattina il ministro degli esteri Lavrov: la Russia è disponibile a un «dialogo onesto, da pari a pari e obiettivo, con i nostri partner stranieri per trovare il modo di aiutare l’Ucraina a uscire dalla crisi». «Onesto», «da pari a pari» e «obiettivo» sono i criteri sine qua non per Mosca, visto che l’attualegoverno ucraino, prosegue Lavrov, «non è indipendente; con nostro grande rincrescimento, dipende dai nazionalisti radicali che hanno preso il potere con un attacco armato». Ne consegue che se un dialogo ci dev’essere, non può prescindere dal riconoscimento da parte dei «partner stranieri» di questa evidente circostanza. Che è come dire che non è la Russia ad aver dato il via alla crisi e dunque i signori «partner stranieri» non possono limitarsi a chiedere passi indietro solo a Mosca.
Il governo russo ieri aveva detto di sperare che «non torni la guerra fredda»; ciò non toglie che è pronto a sfidare le sanzioni occidentali, ridicolizzando gli appelli europei a trattare con Kiev con la mediazione di poteri occidentali, ritenendo «esaurito» il credito di fiducia di questi “garanti” dopo che l’accordo firmato da Yanukovich il 21 febbraio è diventato carta straccia. Anche oggi sono stati respinti gli osservatori internazionali dell’Osce che da due giorni tentano di entrare in Crimea perverificare la situazione. A un check-point di frontiera, controllato da milizie filo-russe, sono stati sparati tre colpi di avvertimento. Ieri il convoglio degli osservatori militari era stato bloccato da persone armate a Armyansk, 100 chilometri a ovest di Chongar. La missione è composta da 54 componenti di 29 Paesi (tra i quali, oltre all’Italia, Usa, Germania, Francia e Regno Unito). Fuori gli osservatori Ocse, dentro i blindati. Una colonna motorizzata russa, formata da una cinquantina di camion pesanti con a bordo centinaia di soldati, è entrata in una base militare a Zuya, località situata a una decina di chilometri da Simferopoli, capitale della Repubblica autonoma ucraina della Crimea. Il convoglio era scortato da otto mezzi blindati e accompagnato da due ambulanze, alcune auto-cisterne e altri veicoli di supporto. Sarebbe arrivato da est, attraverso la città di Belogorsk.
Ieri sera, con il suo intervento, il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, aveva di fatto reso piùesile il filo della mediazione «per risolvere la situazione con mezzi diplomatici, in modo da venire incontro agli interessi della Russia, del popolo ucraino e della comunità internazionale», come ha chiesto Obama in una lunga telefonata a Putin, nella quale il capo della Casa Bianca ha accusato il Cremlino di violare la sovranità e l’integrità territoriale del Paese. 
Per tutta risposta, Putin ha ammonito Obama a non sacrificare «l’importanza delle relazioni russo-americane che garantiscono la stabilità e la sicurezza del mondo» sull’altare della vicenda ucraina e, attraverso il ministro Lavrov (che ha parlato al telefono con l’omologo americano Kerry), ha messo in guardia Washington «da passi frettolosi e non ponderati capaci di danneggiare i rapporti russo-americani, soprattutto per quel riguarda le sanzioni, che inevitabilmente colpiranno come un boomerang gli stessi Usa».
Al suo fianco, benché defilata, Mosca trova Pechino, che considera la crisi in Ucraina«incresciosa» ma inserita in un background storico «complesso». Come ha ribadito il ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, la Cina è contraria all’idea di sanzioni contro la Russia con la quale Pechino sta attraversando «il miglior periodo della storia» dei rapporti diplomatici tra i due Paesi. «E’ increscioso che la situazione in Ucraina sia arrivata al momento attuale - ha detto il ministro intervenendo alla sessione annuale del Parlamento cinese - ma tutto questo non è avvenuto in modo accidentale».









   
 



 
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