Lo strappo è stato forte, tanto da preoccupare il premier sulla tenuta del suo partito nell’approvazione dell’italicum, oggi alla Camera ma soprattutto quando la legge elettorale arriverà in Senato. Il gesto eclatante con cui le deputate dem sono uscite dall’Aula per protestare contro l’affossamento delle quote rosa e la circostanza che al Pd è mancata una sessantina di voti nel segreto dell’urna ha fatto suonare il campanello d’allarme: Rosy Bindi ha già annunciato che non voterà l’Italicum e chissà che altre deputate non la seguano. Così Renzi stamattina ha riunito il gruppo «per fare chiarezza» in vista del voto finale di oggi. La difesa di Renzi è tutta un’arringa per dimostrare che si sta facendo quello che era stato promesso e nient’altro. Bacchetta le deputate assicurando che sulle quote rosa il Pd «è avanti» e che la parità di genere è già, di fatto, una pratica e garantisce che sulla legge elettorale «non c’è da mantenere un patto conBerlusconi, ma un impegno che come partito abbiamo preso profondo, netto, chiaro». Quanto all’italicum non è incostituzionale e in ogni caso, cari democratici, nella direzione«mi sono state chieste tre cose: legare la legge elettorale alle riforme, modificare le soglie, ottenere la libertà di voto sugli emendamenti trasversali. Tutte e tre queste cose sono state assicurate». E il fatto che la legge elettorale votata in direzione è diversa da quella che uscirà dal Parlamento? Non è colpa mia, dice in sostanza Renzi, ma del fatto che la riforma nasce con «partner riottosi, difficili». Quei 60 voti mancanti bruciano. E infatti il premier ha buttato lì che forse c’è la necessità di cambiare il regolamento «per ridurre l’uso del voto segreto» (che evidentemente non è più garanzia di democrazia ma luogo dove si consumano i peggiori crimini…). Comunque, «se qualcuno non vuole votare oggi, lo deve spiegare bene fuori da qui» e «vi chiedo, come Pd, di chiudere oggi o questo ricadrà su dinoi. Al Senato ne riparleremo, di quote e di altro». Anche perché tutta ‘sta cagnara sulla parità di genere, è il ragionamento, perché non l’avete fatta «per la segreteria o per il governo»? Quanto alle altre riforme collegate a quella elettorale, Renzi ha ricordato che entro quindici giorni «sarà formalizzato un atto parlamentare su Senato e Titolo V» e nei prossimi giorni sarà convocata una direzione Pd ad hoc. Brucia la spaccatura nel Pd. «Non posso accettare che, mentre il governo sta preparando 10 miliardi di euro per le famiglie italiane, il problema sia il Pd. Per la prima volta domani mettiamo in tasca agli italiani una significativa quantità di danari. Sui penultimatum di Squinzi e l’eventualità di sciopero della Camusso ce ne faremo una ragione». Non un accenno a dove e come saranno recuperate le risorse per il taglio delle tasse annunciato: all’appello mancano almeno cinque miliardi.
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