Matteo Renzi ha spiegato in conferenza stampa, dove ha parlato di "cento giorni di lotta molto dura per cambiare" il Paese, che le misure fiscali entreranno in vigore dal 1° maggio. Nelle sue slide di presentazione, l’ex sindaco di Firenze ha indicato un guadagno di 1.000 euro netti in busta paga per chi guadagna meno di 1.500 euro al mese: si tratta di circa 80 euro in più al mese. I destinatari del provvedimento sono "una platea di 10 milioni di persone", cioè coloro che guadagnano fino a 25mila euro lordi. Renzi li ha qualificati come "un po’ di ceto medio, non solo i meno abbienti". Le risorse necessarie per questo provvedimento ammontano a 10 miliardi, che scendono a meno di 7 miliardi in considerazione del fatto che gli effetti partiranno da maggio. Il premier ha detto che verranno reperiti "sulla base dei risparmi di spesa", e "senza l’aumento della tassazione. Per le coperture, il premier ha affrontato il capitolo della spending review, aprposito della quale il Commissario starordinario Carlo Cottarelli ha parlato di 3 miliardi di risparmi possibili per il 2014. Ma Renzi ha argomentato che si tratta di una stima prudenziale, mentre l’impatto integrale dei risparmi potrebbe arrivare a 7 miliardi. A questi ha aggiunto i 6 miliardi che riguardano la possibilità di ampliare il deficit pubblico, attualmente previsto al 2,6% del Pil contro un limite europeo del 3%. Renzi ha ancora parlato di "una fetta importante, nell’ordine dei miliardi", di maggiore gettito possibile in relazione allo sblocco dei debiti della Pa. Ha poi indicato anche i risparmi legati al calo dello spread come ulteriori spazi finanziari per coprire i 10 miliardi richiesti, anzi ha indicato "margini che sono ben sopra" quella cifra. Sul versante delle imprese, Renzi ha annunciato una dimunizione del 10% dell’Irap per le aziende - sempre dal 10 maggio - che verrà finanziato con l’aumento della tassazione delle rendite finanziarie dal 20 al 26%, adesclusione dei titoli di Stato, con un gettito previsto di 2,6 miliardi. "La tassazione sulle rendite finanziarie va in linea con gli altri Paesi europei, e con questo si abbassa il costo del lavoro", ha detto il premier in conferenza. Questa misura è al di fuori del conteggio dei 10 miliardi di cuneo, "ma rientra in un riequilibrio delle imposte". Quanto al lavoro, il governo ha annunciato il progetto della garanzia giovani da 1,7 miliardi. Da giugno partirà invece il fondo per le imprese sociali, con mezzo miliardo di dotazione. Prima di parlare del Fisco, Renzi si era soffermato sul tema dello sblocco dei debiti della Pubblica amministrazione, quantificato dal premier - che ha citato i dati di Bankitalia - in 68 miliardi di euro che verranno liberati entro luglio (22 miliardi sono già stati pagati dai governi precedenti). Renzi ha spiegato che già questa misura è in grado di generare ricadute in termini di coperture economiche, perché "se io pago i debiti della Pa immettoliquidità nel sistema e agevolo maggior gettito fiscale". Il Cdm, spiega ancora l’ex sindaco di Firenze, prevede poi il rafforzamento del fondo di garanzia per il credito, con 500 milioni di risorse in più. Questo strumento, ha ricordato il premier insieme a Graziano Delrio, "ha già garantito 10 miliardo di euro di accesso al credito. E’ una misura importante e significativa, le aziende sanno quanto è importante". Quanto al piano per le scuole, le risorse a disposizione sono 3,5 miliardi e dal 1° aprile sarà attiva presso il Miur una unità di missione che segua il lavoro di rilancio dell’edilizia. Gli interventi relativi all’edilizia scolastica "non creeranno problemi ai sindaci per il Patto di Stabilità", ha poi aggiunto Renzi, che ha parlato anche di 1,6 miliardi di risorse disponibili e già computate ai fini del Patto per la tutela del territorio. Motivo per cui, sempre da inizio aprile, saranno attive due unità di missione per agevolare il percorso burocratico. Il piano casaprevede invece uno stanziamento da 1,7 miliardi. L’ultimo provvedimento annunciato riguarda la diminuzione del 10% del costo dell’energia per le Pmi. "Cabina di regia" per l’edilizia scolastica e budget per ristrutturare e mettere in sicurezza le scuole italiane che aumenta a 3,7 miliardi di euro. Ma anche il rifinanziamento del Mof - il fondo per il Miglioramento dell’offerta formativa eroso negli ultimi anni per pagare gli scatti stipendiali ai docenti, bloccati dal governo Berlusconi e dal governo Monti. Il Consiglio dei ministri, appena concluso, ha approvato l’Unità di missione per l’edilizia scolastica - che avrà sede al Palazzo Chigi e che lavorerà fianco a fianco col ministero dell’Istruzione - per mettere rendere sicure in tempi brevi più scuole possibile. Il ministro Stefania Giannini ha annunciato che, con la cifra già disponibile, si potranno attivare 10mila interventi. Il nuovo organismo renderà più veloce l’impegno dei duemiliardi e mezzo di euro già stanziati da provvedimenti di legge precedenti, più un miliardo e 200 milioni che il governo è riuscito a racimolare attingendo ai fondi di coesione destinati alla sicurezza delle scuole. La cabina di regia, che lavorerà anche in collaborazione con i comuni e con le ex province, partirà dal prossimo primo aprile. "Non è un pesce d’aprile", ha ironizzato Renzi che poi ha parlato della telefonata avuta questa mattina con la famiglia di Vito Scafidi, morto nel 2008 allo scientifico Darwin di Torino per un crollo a scuola. "La scuola - ha continuato il presidente del consiglio - deve essere un luogo da cui partire e in cui stare sicuri". I 3 miliardi e 700 milioni, che serviranno per effettuare anche semplici interventi, "dalla tinteggiatura all’efficientamento energetico - ha spiegato il premier - ma anche per la totale demolizione" degli edifici più sgarrupati, saranno sganciati dal patto di stabilitàinterno. "Nessun sindaco - ha concluso sull’argomento Renzi - avrà più il problema di non potere spendere somme che ha". L’operazione che velocizzerà l’utilizzo dei 3,5 miliardi stanziati per l’edilizia scolastica intende rilanciare anche il settore dell’edilizia che, come tutti gli altri, è stato colpito dalla crisi. Ma rientra anche nella lotta dichiarata dal premier alla burocrazia. Attualmente, infatti, sono 8 le fonti di finanziamento e addirittura 12 le procedure attuative per realizzare le opere di cui necessitano le scuole italiane. Il ministro dell’Istruzione Giannini ha anche annunciato la volontà del governo di ripristinare i fondi tagliati al fondo per il Miglioramento dell’offerta formativa per pagare gli scatti stipendiali degli insegnanti. Una operazione che è costata alle scuole quasi 400 milioni di euro che le istituzioni scolastiche spesso chiedono alle famiglie sottoforma di "contributi volontari".
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